gramigna
s. f. [lat. gramĭnea, femm. dell’agg. gramĭneus «erboso», der. di gramen -mĭnis «erba»]. – 1. Nome di varie piante dei generi agropiro e cinodonte (ma anche di altre graminacee), i cui rizomi, col nome di radici di gramigna, si utilizzano in farmacia per farne tisane rinfrescanti e diuretiche. In partic. Agropyrum repens (anche g. dei medici, caprinella, dente canino), è una pianta perenne, con rizoma ramoso, rami aerei alti fino a un metro, spighe lunghe circa 10 cm, che cresce in gran parte dell’emisfero boreale nei luoghi erbosi e nei campi; Cynodon dactylon, più nota, è un’erba perenne, gracile, con rami striscianti e radicanti, spighe sottili con molte spighette rossastre, diffusa in quasi tutto il mondo, comune anche in Italia nei luoghi sabbiosi, aridi, e dannosa alle coltivazioni e ai prati, per la rapidità con cui si diffonde e la difficoltà con cui si estirpa. Con riferimento a questa erba, le locuz. fig. essere, crescere, moltiplicarsi come la g., di mali che si diffondono rapidamente, di persone o cose o situazioni che rappresentano un danno o un fastidio da cui è difficile liberarsi. 2. a. G. stellata, altro nome della graminacea Aegilops geniculata, detta comunem. cerere. b. G. dei prati, nome di altre due graminacee, Poa pratensis e Poa trivialis.