furbettocrazia
s. f. (iron.) Il potere esercitato o ottenuto tramite azioni e comportamenti scorretti e sleali, tesi ad aggirare le regole. ◆ Ma, anzi, come liberarsi del dubbio che in certi casi i ritardi, le snervanti lentezze di certe pratiche siano provocati da una collusione fra burocrati e amministratori, proprio per creare l'occasione? Che non si tratti, cioè, sempre di una involontaria patologia bensì, talvolta, di un strategia? In quei casi, dunque, non si può più parlare di «lentocrazia» ma, semmai, di «furbettocrazia». (Carlo Maria Lomartire, Giornale.it, 13 febbraio 2010, Il Commento) • Il sig. Abravanel, di cui condivido il pensiero, si è molto prodigato a livello governativo per aprire varchi alla meritocrazia. Purtroppo mi sembra con modesti risultati imputabili non certo a lui, ma a chi avrebbe dovuto metterli in pratica. Questo perché in una società dove la meritocrazia è sostituita con la mediocrazia, la furbettocrazia, chi arriva nella stanza dei bottoni non è il migliore, e questo vale a prescindere dall’appartenenza politica. (post firmato “pacato”, Corriere.it, 19 ottobre 2010, Opinioni, Intervista a Roger Abravanel).
Composto dall’agg. furbetto (forma alterata di furbo) con l’aggiunta del confisso -crazia.