food-designer
(food designer), loc. s.le m. inv. Progettista del cibo: chi inventa e cura la realizzazione di preparazioni gastronomiche o specialità alimentari, con particolare attenzione al loro aspetto estetico e alla loro appetibilità. ◆ Il successo della progettazione del cibo spinge ormai molti, troppi a voler aderire a questo «branco» sulla cresta dell’onda, così nascono dubbi su cosa sia il «food design» e chi i «food designer». È la ricerca della progettazione industriale volta a innovare i prodotti alimentari o anche la realizzazione di piatti, dove attraverso la sinestesia trasferiamo il significato tra due o più sistemi sensoriali? (Davide Paolini, Sole 24 Ore, 11 aprile 2004, p. 43, Tempo liberato) • in fondo, si tratta solo di cucina e cose da mangiare e […] non è il caso di prendersi troppo sul serio. Già. Provate voi a spiegarlo a chi ha chiesto (proprio a [Massimiliano] Alajmo) se per caso nel suo ristorante Le Calandre esisteva «uno stilista della tavola» (e purtroppo non siamo in grado di descrivere l’espressione facciale dell’Alajmo medesimo). Oppure a chi, chiamandolo sul palco, ha paragonato lo chef (pardon, food designer) piemontese Davide Scabin a Pablo Picasso, «passato dal figurativo calligrafico all’astrazione del segno». (Tommaso Pellizzari, Corriere della sera, 29 gennaio 2005, p. 35, Cultura) • Il primo food designer pare sia stato Leonardo, maestro di banchetti presso la corte di Ludovico il Moro, raccoglitore di ricette culinarie oltre che inventore del cavatappi, del tritacarne, del macina pepe e della forchetta a tre punte. Ma a parte Leonardo, che si è spesso mosso fuori tempo, il design di cibo è un’invenzione recente, e va distinto da ciò che normalmente si intende per food design ovvero la progettazione di posate, piatti, pentole e via dicendo. (Fabrizia Lanza, Repubblica, 11 aprile 2007, Palermo, p. XIV).
Espressione ingl. composta dai s. food (‘cibo’) e designer.