dipingere. Finestra di approfondimento
Modi di dipingere - Il concetto di «rappresentare graficamente, per lo più mediante l’uso di colori» è espresso da vari verbi, secondo le tecniche usate e i contesti. D. è il verbo più adatto per produzioni artistiche, e può essere usato anche assol., nel senso di «fare il pittore, essere pittore, dedicarsi alla pittura»: mio fratello dipinge; ieri ho dipinto tutto il giorno. Pitturare, meno specifico e poco adatto ad artisti di professione, indica spesso l’azione del coprire di tinta o di disegni uno o più muri: ha pitturato degli strani animali sulle pareti. Secondo le tecniche di pittura si può anche dire affrescare (dipingere su pareti appositamente preparate) o miniare (dipingere le pagine di un libro). Se chi dipinge sta facendo un ritratto, il verbo più appropriato sarà ritrarre, anche fig., che vuole necessariamente un compl. ogg.: volle Omero in due favole ritrarre l’umana vita (V. Gravina). Colorare, nel senso di «dare colore», è adatto oggi soprattutto alla pittura dei bambini, spec. se si tratta di riempire con i colori delle sagome, mentre un tempo poteva essere impiegato anche per i pittori: per te poeta fui, per te cristiano: / ma perché veggi mei ciò ch’io disegno, / a colorare stenderò la mano (Dante); e quei che furo a’ nostri dì, o sono ora, / Leonardo, Andrea Mantegna, Gian Bellino, / duo Dossi, e quel ch’a par sculpe e colora, / Michel, più che mortale, Angel divino (L. Ariosto). Il concetto di «dare colore» è espresso anche da tingere, spesso riferito ai colori della natura, oppure alla tintura data ai capelli: piena nell’orbe suo splende, e le cose / di soave color tinge la Luna (I. Pindemonte); è lei che gli tinge i capelli per ingannare il pubblico (A. Oriani). Sia tingere sia colorare sono però usati soprattutto nella forma intr. pron. (nel senso di «assumere il colore») e in accezione fig.: il dramma si tinge di sangue; ciò che si colora di una saporosa ma non troppo evidente comicità (L. Pirandello).
Un altro ambito di d. è quello artigianale di «dare la tinta, soprattutto alle pareti»: devo far d. la cucina. In questo caso è molto com. il sinon. tinteggiare, oltre ai già cit. pitturare e tingere e, nell’area centro-merid., pittare. Com., per le pareti, è anche imbiancare, non necessariamente limitato a una tintura bianca. Talora d. può anche essere sinon. di verniciare: vorrei dipingere di blu le sedie del soggiorno.
Se non si usano colori e pennelli, ma per lo più soltanto matite, il verbo più appropriato è disegnare, d’area semantica più estesa di dipingere. Anche in questo caso è possibile l’uso assol.: disegna sempre, anziché studiare. Sinon. che rimandano ora alla tecnica ora allo stile del disegno sono delineare (letteralm. «tracciare linee»), tracciare e tratteggiare (fare un disegno con poche linee fondamentali); a un disegno ancora più rapido (ora accentuando l’approssimazione ora l’efficace sintesi) rimandano schizzare e abbozzare.
Usi figurati - Sia d. sia disegnare sono spesso usati anche in senso figurato. D. vuol dire in genere «raccontare o descrivere (quasi sempre per iscritto) qualcosa o qualcuno con grande efficacia ed espressività»: nella poesia bisogna non descrivere mai, e d. sempre, anzi, spesso, senza parer di dipingere, eccitare le immaginazioni vere e vive che eccita un quadro (U. Foscolo). Sinon. meno marcati sono descrivere, raffigurare e rappresentare; più specifico è invece ritrarre, che accentua la verosimiglianza del racconto: mentre il Pascarella ritrae semplicemente, il Pulci spesso contraffà per parodia (L. Pirandello). Disegnare in senso fig., analogam. a d., indica un rappresentare con la parola, scritta o parlata ma, rispetto a d., ponendo l’accento più sulla sintetica precisione del racconto, che sulla sua espressività. I sinon. sono i medesimi del sign. letterale: delineare rimanda a una maggiore precisione del racconto (noi cercheremo di delineare questi due personaggi [G. Verga]), tratteggiare indica un raccontare sintetico, con pochi tratti fondamentali estremamente ben scelti (s’incomincia a tratteggiare il mio temperamento [I. Nievo]), schizzare e abbozzare a un raccontare per pochissimi accenni (in due parole ha abbozzato la situazione). Abbozzare indica anche il dare la prima forma a un’opera: abbozzare un melodramma, un film; si mise ad abbozzare il piano d’un romanzo (A. Fogazzaro).
Prodotti e oggetti dipinti - Il sost. der. da d. è dipinto, che indica genericam. ogni prodotto artistico del dipingere, col sinon. pittura: per ornamento v’aggiunse una infinità di statue antiche di marmo e di bronzo, pitture singularissime, instrumenti musici d’ogni sorte (B. Castiglione). Disegno, invece, è il der. di disegnare e indica produzioni caratterizzate dall’assenza del colore: si tratta per lo più di fogli disegnati a matita, oppure a penna, carboncino e simili. Quando si parla di disegni preparatori per qualcosa (costume, scenografia o altro) si dispone dei termini più specifici bozzetto (spesso per costumi teatrali), abbozzo (spesso per fasi preparatorie di un quadro), modello (spec. per abiti), progetto (spec. per strutture architettoniche).
Secondo il supporto usato per dipingere, si parlerà di quadro o di affresco: il primo indica un dipinto su supporto mobile, il secondo su parete. Un quadro su tela può anche essere detto tela, mentre uno su legno è detto tavola; se per altare, pala (d’altare) o ancona. Un quadro di forma circolare è talora (soprattutto per la pittura fiorentina cinquecentesca) detto tondo, per lo più in espressioni cristallizzate designanti il nome con cui è conosciuta l’opera (il tondo Doni di Michelangelo). A seconda del soggetto, un quadro può essere una natura morta, un nudo, un paesaggio, un ritratto, una veduta e altro. Secondo la tecnica usata, si distinguono invece numerosi tipi, tra cui: acquaforte, acquerello, collage, grafito, guazzo, incisione, litografia, olio, pastello, tempera.