decadere
decadére v. intr. [rifacimento, secondo cadere, del lat. decĭdĕre, comp. di de- e cadĕre «cadere»] (coniug. come cadere; aus. essere). – 1. a. Perdere a poco a poco la forza, la prosperità, la vitalità; passare da uno stato di floridezza a condizioni più misere: d. dall’agiatezza; popolo decaduto dall’antica potenza; molte secolari istituzioni andavano decadendo; le forze dell’uomo decadono con l’avanzare dell’età. b. Perdere, essere privato di: tirarsene indietro sarebbe stato d. dalla sua riputazione (Manzoni); in partic., d. dal trono, dal regno, dal potere, perdere il diritto di regnare, di governare; ma anche, più genericam., cessare da una carica, da una funzione: d. dalla carica di ministro, dalle funzioni di segretario generale, ecc. Nel linguaggio giur., d. da un diritto, perdere, col decorso del tempo, la facoltà di esercitarlo. 2. Nel linguaggio scient. e tecn., riferito al valore di una grandezza, ridursi progressivamente nel tempo; in partic., riferito a una sostanza radioattiva, subire un decadimento. 3. Nel linguaggio marin., lo stesso ma meno com. che scadere, cioè andare alla deriva. ◆ Part. pres. decadènte, anche come agg. e sost. (v. la voce). ◆ Part. pass. decaduto, anche come agg.: famiglia decaduta; nobili decaduti, impoveriti, caduti in misero stato.