corruzione
corruzióne s. f. [dal lat. corruptio -onis, der. di corrumpĕre «corrompere», part. pass. corruptus]. – 1. a. Il corrompersi, l’essere corrotto, nel senso di decomposizione, disfacimento, putrefazione e sim.: c. dell’aria, delle acque; la c. del cadavere; io veggio l’acqua, io veggio il foco, L’aere e la terra e tutte lor misture Venire a c., e durar poco (Dante); mossi ... da tema che la c. de’ morti non gli offendesse (Boccaccio). b. Il guastarsi, il degenerare: c. di una lingua (espressione frequente nell’uso dei puristi); più spesso in senso morale, depravazione: c. dei costumi; la c. dei giovani, della società; la c. della classe politica; vivere in mezzo alla corruzione. c. ant. Contagio: gran c. di vaiuolo, che fu in Firenze (G. Villani). 2. In senso attivo, l’opera di chi induce altri al male. In partic., nel linguaggio giur.: c. di minorenne, delitto consistente nel compiere atti sessuali in presenza di persona minore di anni quattordici, al fine di farla assistere; c. di pubblico ufficiale, delitto contro la pubblica amministrazione consistente nel dare o promettere denaro o altri vantaggi a un pubblico ufficiale perché egli ometta o ritardi un atto del suo ufficio o compia un atto contrario ai doveri di ufficio (c. propria), oppure perché compia un atto del suo ufficio (c. impropria).