colpa
cólpa s. f. [lat. cŭlpa]. – 1. a. In genere, ogni azione o omissione che contravviene a una disposizione della legge o a un precetto della morale, o che per qualsiasi motivo è riprovevole o dannosa; anche, la responsabilità che ne deriva a chi la commette: c. grave, leggera; c. imperdonabile, scusabile; commettere una c.; macchiarsi di una c.; cadere, essere in c.; sentirsi, chiamarsi in c.; confessare una c.; perdonare una c.; lavare una c. col sangue; piangere, scontare, espiare una c.; esagerare le proprie c., nel parlarne; aggravare, attenuare la propria c., sia nel parlarne, sia con successive azioni: tentando di mentire, non ha fatto che aggravare la sua c.; attribuire, ascrivere, imputare a c.; essere senza colpa; essere esente da colpe; piangere per le c. degli altri; soffrire per le c. altrui. In psicologia, senso o sentimento di colpa (e nel linguaggio com. anche complesso di colpa), la coscienza che un individuo ha della propria colpevolezza o responsabilità di un male commesso, o che crede, anche ingiustificatamente, di aver causato, e che talvolta si manifesta con un patologico bisogno di punizione. In senso generico, anche con riferimento a fatti di poco conto, sensazione di rimorso: sono arrivato in ritardo e con un gran senso di c. per la loro lunga attesa. b. In partic., peccato nel senso teologico: Per la dannosa c. de la gola, Come tu vedi, a la pioggia mi fiacco (Dante); confessare le proprie c.; pentirsi delle c. commesse; letter., la c. originale, il peccato originale; ant., indulgenza o perdono di c. e pena, indulgenza plenaria. 2. Causa principale, anche se involontaria, di effetti spiacevoli o dannosi (in questo senso, può essere attribuita anche non a persona): avere la c., tutta la c. di un incidente; non ho c. io (o non è c. mia) se tu capisci le cose a rovescio; è tutta c. della tua distrazione; è c. tua se i figli sono cresciuti viziati; non avere né c. né peccato in un’azione, non averci nessuna parte; prendersi la c. per sé, addossarsi una c.; dare la c. a qualcuno; rovesciare la c. addosso a un altro; prov., che c. ci ha la gatta se la massaia è matta?, di chi getta su altri colpe proprie. 3. In diritto, s’intende per colpa, in senso specifico, un comportamento (anche negativo) dal quale derivi un danno a carico di un altro soggetto, o per effetto di negligenza, imprevidenza, imperizia, o per violazione di norme di legge o di regolamenti. In partic.: a. In diritto civile: c. lieve, consistente nell’inosservanza della diligenza propria del «buon padre di famiglia» (assunto come parametro dell’uomo avveduto e previdente), che sta alla base della responsabilità contrattuale (detta anche c. in astratto); c. lievissima, violazione di una diligenza ancora più accentuata, che viene in considerazione soltanto come fonte di una responsabilità extracontrattuale. b. In diritto penale: c. cosciente o con previsione, quando l’agente ha previsto l’evento, ma non l’ha voluto; c. incosciente o senza previsione, quando l’evento non è stato neppure previsto. c. Nel diritto della navigazione: c. commerciale, trascuranza delle normali cautele commessa dal comandante di una nave nell’esercizio delle funzioni commerciali a lui demandate (operazioni inerenti allo stivaggio, alla custodia e allo scarico delle merci); c. nautica o tecnica, trascuranza delle cautele usuali commessa dal comandante nell’esercizio delle funzioni tecniche attinenti alla condotta della nave in navigazione (come per es. l’errata manovra), dipendente da errori di giudizio e professionali.