ciampismo
s. m. La concezione economica e politica di Carlo Azeglio Ciampi. ◆ la gente, l’opinione pubblica, in questi primi giorni di apprendimento del «ciampismo» e della sua fenomenologia, è portata quasi inconsapevolmente a viverlo come una riedizione del «pertinismo». È portata, per adesso, ad omogeneizzare le due figure, in quella unica dell’anziano nonno, dolce ma anche burbero e severo quando occorre, che serve il suo Paese senza intrallazzare con i partiti. (Massimo Giannini, Repubblica, 15 maggio 1999, p. 10, Politica) • [Franco] Frattini, spiegano i sostenitori di questa tesi, ha cumulato tre «pecche» agli occhi del presidente del Consiglio e dell’ala più muscolare di Forza Italia: eccesso di «ciampismo» (troppa sintonia con il linguaggio del Presidente della Repubblica); eccesso di «moderatismo» (troppo rispetto del bon ton e delle tradizioni diplomatiche); eccesso di «protagonismo» (troppa esposizione sui media per illustrare le linee guida della politica estera italiana). (Emanuele Novazio, Stampa, 2 ottobre 2004, p. 5, Interno) • da qualche tempo a questa parte, questa ipotesi «terzista» sta crescendo proprio nelle file della borghesia (al centro e in luoghi «periferici» come Milano) e proprio nei settori intellettuali che del «ciampismo» hanno fatto una pur laicissima fede. […] Queste tematiche, e il solenne richiamo conclusivo al sessantesimo anniversario della Liberazione, hanno insomma conferito al messaggio del Presidente quel tono culturale e soprattutto civile che più distingue il «ciampismo» dal berlusconismo e dalla destra. (Rina Gagliardi, Liberazione, 2 gennaio 2005, p. 1, Prima pagina).
Derivato dal nome proprio (Carlo Azeglio) Ciampi con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nel Corriere della sera del 4 gennaio 1994, p. 3, In primo piano (Francesco Verderami).