cesura
ceṡura s. f. [dal lat. caesura (propr. «taglio», e nel lat. tardo «cesura metrica»), der. di caedĕre «tagliare», calco del gr. τομή]. – Nella metrica classica, pausa ritmica nel corso del verso, provocata dalla fine di una parola nell’interno di un metro (se la pausa cade alla fine del metro si chiama dieresi). È caratteristica distintiva dei versi recitati (esametro dattilico, trimetro giambico, ecc.) e prende nomi diversi a seconda della sede che occupa: nell’esametro, per es., le cesure più frequenti sono la pentemìmere o semiquinaria o maschile (che cade dopo il tempo forte del 3° metro) e la cesura dopo il 3° trocheo o femminile (che cade dopo la prima breve del 3° dattilo), mentre più rare sono la tritemìmere o semiternaria (dopo il tempo forte del 2° metro) e l’eftemìmere o semisettenaria (dopo il tempo forte del 4° metro). Per estens., nella metrica accentuativa moderna, la pausa nell’interno di un verso, che coincide con fine di parola (ha sede ora fissa, come nell’alessandrino classico francese, ora variabile, come nell’endecasillabo italiano).