carico2
càrico2 (poet. carco) s. m. [der. di caricare] (pl. -chi). – 1. Atto, operazione di caricare: durante il c. del vagone; manovali adibiti al c. delle merci; fare il c., caricare; portello di carico, sulle navi, per il carico dei materiali (per l’albero di c. e il picco di c., v. rispettivam. albero2, n. 3 a, e picco2, n. 2); navi da c., destinate a trasporto di merci (v. anche cargo). 2. a. Quantità, peso, qualità di ciò che si carica sulle spalle di una persona, sul dorso d’un animale, o più comunem. sopra un mezzo di trasporto qualsiasi: un c. di legname, di botti, di frutta; un c. di 10 tonnellate; c. completo, partita di merce tale da utilizzare l’intero spazio o l’intera portata utile di un mezzo di trasporto; fig., dare, ricevere un c. di legnate, di bastonate. In marina, l’insieme dei pesi che una nave può imbarcare, cioè la differenza tra il suo dislocamento a vuoto e quello alla sua massima immersione (e linea di carico è detta la linea d’acqua corrispondente alla massima immersione e quindi al massimo carico della nave); in partic., il peso o la specie di merci, cioè il peso utile, che una nave mercantile imbarca e che varia a seconda della lunghezza del viaggio: c. generale, costituito da varie partite di merci destinate a porti diversi; c. alla rinfusa, di merci non contenute in recipienti, ma gettate in massa nelle stive (carbone, cereali, materiali incoerenti, ecc.); c. secco e liquido, rispettivamente quello di merci solide o di petrolio, acqua dolce, ecc. Analogam., in aeronautica, la capienza, in volume o peso, disponibile su un velivolo per il carico: varia con la distanza che l’aeromobile deve percorrere e, quindi, con il rapporto tra il carburante necessario per coprire la tratta di volo e la capacità totale dell’aeromobile. b. estens. C. del pascolo, numero di animali che si introduce in una superficie a pascolo e che vi si mantiene per un determinato periodo di tempo. 3. a. Nella tecnica, grandezza fisica (forza, dislivello, potenza, ecc.) di cui vengono gravati una struttura portante, una macchina, un apparecchio, un impianto nel loro funzionamento. Più concretam., nelle costruzioni civili e meccaniche, c. fisso o permanente, quello che grava permanentemente sulla struttura; c. accidentale, quello che può essere presente o no, secondo le circostanze (per es., le persone gravanti sul solaio di una stanza), detto anche mobile quando si sposta da un punto all’altro della struttura (come nei ponti stradali e ferroviarî); c. concentrato, quando agisce su una piccolissima parte della struttura; c. ripartito, se agisce su una certa zona; c. statico, se è applicato con intensità gradualmente crescente; c. dinamico, se applicato bruscamente; c. critico, quello per cui la struttura entra nello stato d’instabilità elastica; c. di rottura, quello per il quale si ha la rottura del materiale; c. al limite di fatica, valore massimo a cui un materiale, sottoposto a sollecitazioni dinamiche periodicamente variabili, può resistere indefinitamente. Nelle costruzioni aeronautiche, c. alare, il rapporto tra il peso totale dell’aeromobile e l’area della superficie dell’ala misurata in pianta, cioè nella sua proiezione ortogonale; c. d’apertura, rapporto fra portanza e apertura alare; c. utile, differenza fa il peso totale di un aeromobile equipaggiato per il volo e il suo peso di costruzione; c. palare, il rapporto fra la risultante delle forze aerodinamiche normali al piano della pala di un’elica (o di un rotore) e la superficie della pala stessa. b. Altre accezioni tecniche particolari: c. di una caldaia, la quantità di vapore prodotto in un’ora; c. di un motore, la coppia meccanica resistente. In elettrotecnica, c. di un generatore (o di un dispositivo equivalente), la potenza della corrente ch’esso eroga a un circuito o a un dispositivo utilizzatore (talora, impropriam., anziché alla potenza ci si riferisce all’intensità della corrente); circuito di c., o anche semplicem. carico, è il nome che prende il dispositivo utilizzatore. 4. In medicina, prova di c., prova clinica intesa a stabilire la capacità funzionale di un organo col sottoporne a sforzo la relativa funzione specifica. 5. In biologia, c. genetico, il numero medio di geni letali allo stato eterozigote presenti negli individui di una particolare popolazione. 6. fig. a. Onere, peso, di varia natura, che gravi su qualcuno e gli crei preoccupazione, disagio, tormento o implichi una sua responsabilità: mio dell’aspra guerra Certo è il carco maggior (V. Monti); non ho cosa che mi scemi in alcuna parte il c. della noia (Leopardi); c. di coscienza, colpa, errore che pesi sulla coscienza, che susciti rimorso; farsi (meno com. darsi) c. di qualcosa, darsene pensiero, farsene uno scrupolo, sentirsene responsabile: non si fanno c. de’ travagli in che mettono un povero galantuomo (Manzoni); fare c. a qualcuno di una cosa, renderlo o considerarlo responsabile; darsi c., prendersi la responsabilità. b. C. fiscale o tributario, l’insieme delle imposte che gravano su un singolo contribuente o anche su tutta la massa dei contribuenti. c. ant. Incombenza, incarico: il primo a cui la reina tal c. impose fu Filostrato (Boccaccio); dettono pertanto il c. di questo omicidio al Mosca (Machiavelli). d. A carico di, locuz. con sign. simile a contro, spec. parlando di imputazioni, punizioni, processi: prendere dei provvedimenti, delle sanzioni a c. di qualcuno; testimoni a c., quelli che depongono contro l’imputato; procedimento penale a c. di una persona (da cui l’espressione carichi pendenti, i procedimenti penali pendenti a carico di qualcuno); o con riferimento a onere finanziario che una persona debba sostenere: tassa a c. del destinatario; spese di trasporto a c. del committente. In partic., persone a c., o viventi a c., le persone al cui mantenimento un determinato soggetto provvede abitualmente; analogam., avere qualcuno a c., provvedere al suo mantenimento; essere, vivere a c. di qualcuno. e. In un magazzino, in una biblioteca, ecc., prendere in c., ricevere una determinata cosa, un libro, ecc., ed effettuarne la dovuta registrazione; libro, registro di c., in cui vengono segnati le merci, i libri, ecc., entrati. 7. Nel gioco della briscola, ciascuna delle due carte di maggior valore, cioè l’asso e il tre (rispettivamente 11 e 10 punti). ◆ Dim. carichétto, carichino; accr. caricóne (tutti piuttosto rari e scherz.).