HELBIG, Wolfgang
Archeologo, nato il 2 febbraio 1839 a Dresda, morto il 5 ottobre 1915 a Roma. Studiò dal 1856 al 1861 a Gottinga e Bonn, dove subì l'influenza di C. Jalin, F. Ritschl e F. G. Welker. Si laureò a Bonn nel 1861, con una tesi su "Quaestiones scaenicae ". Il suo ulteriore sviluppo scientifico fu influenzato da W. Henzen e H. Brunn. Furono essi ad indirizzarlo allo studio dell'arte minore greca e dei monumenti etruschi. A cominciare dal 1862 pubblicò i suoi saggi negli Annali dell'Istituto e nei due primi volumi delle Römische Mitteilungen. Si deve allo H., tra l'altro, la prima pubblicazione della Tomba del Citaredo (Tarquinia). Dopo il trasferimento del Brunn a Monaco, H. divenne nel 1865, appena ventiseienne, secondo segretario dell'Istituto. Nel 1866 sposò la principessa russa Nadejda Schahowskoy. Questo matrimonio lo mise a contatto, anche di parentela, con l'aristocrazia romana. La sua casa, prima nell'Istituto Archeologico a Palazzo Caffarelli sul Campidoglio, quindi a Villa Lante sul Gianicolo, divenne il centro di coloro che nella società romana della fine del XIX sec. s'interessavano all'archeologia.
Nel 1869 H. pubblicò il suo libro Wandgemälde der vom Vesuv verschütteten Städte Campaniens (Pitture parietali delle città campane distrutte dal Vesuvio); questo catalogo completo delle pitture parietali sino allora scoperte ha ancor oggi valore documentario. Nelle sue Untersuchungen über die Campanische Wandmalerei (Ricerche sulla pittura parietale campana) uscito nel 1873, H. si pose anzitutto il problema dei modelli degli affreschi pompeiani e ercolanensi, che con ragione trovò nella pittura ellenistica, anche se oggi la dimostrazione metodologica della sua tesi sarebbe condotta diversamente. Successivamente si dedicò alla preistoria italica e nel 1879 pubblicò Die Italiker in der Po-Ebene (Gli Italici nella pianura padana). Da questi studî e probabilmente sotto l'impressione delle scoperte fatte dallo Schliemann a Micene, Tirinto e Troia, nacque un approfondito studio sulle opere d'arte che si potevano porre in relazione con i poemi omerici e che trovò la sua espressione nell'opera Das homerische Epos aus den Denkmälern erläutet (1a ed., 1884; 2a ed., 1887). Il valore di questa opera di pioniere è stata attestata nella nostra epoca dal volume Homer and the Monuments di H. L. Lorimer (1950).
Dopo la fondazione dell'impero germanico, la direzione dell'Istituto Archeologico Germanico andò sempre più burocratizzandosi e sempre più diminuendo l'azione di personalità quali Th. Mommsen, Haupt, Lepsius e E. Curtius, amici quasi tutti dello Helbig. La tensione tra l'istituto romano e la direzione centrale berlinese andò sempre più accentuandosi e condusse nel 1887 alle dimissioni dei due segretari Henzen e Helbig.
Dopo le dimissioni lo H. che, animato da uno spirito internazionalistico, era già in relazione con gli archeologi francesi G. Boissier, M. Collignon, G. Perrot, S. Reinach e altri, oltre che con gli inglesi Sir Ch. Newton e A. S. Murray, fu portato a rafforzare i guoi rapporti con il mercato antiquario. Già tra il 1870 e il 188o aveva assistito il suo amico, barone G. Barracco, nella costituzione della sua ottima raccolta di antichità (v. roma, Musei). Nel 1892 uscì in edizione di lusso il catalogo La Collection Barracco publiée par F. Bruckmann... avec le texte de Giovanni Barracco et Wolfgang Helbig, nel quale lo H. commentò le sculture greche, etrusche e romane. Inoltre, essendo lo H. in relazione con altri importanti collezionisti dell'aristocrazia residenti in Roma quali il conte Stroganoff, il marchese Chigi Zondadari e il principe Ludovisi, poté procurare l'acquisto di una serie d'importanti opere al suo amico C. Jacobsen e alla, allora fondata, Gliptoteca Ny Carlsberg di Copenaghen. Giunse così a Copenaghen con la mediazione di H., l'importante collezione di ritratti romani del conte Tyskiewicz. Jacobsen espresse la propria gratitudine intitolando allo H. la parte etrusco-italica della Gliptoteca Ny Carlsberg; H. ebbe parte anche all'acquisto del Trono di Boston, fatta dal suo amico E. P. Warren.
Già nel periodo in cui era stato segretario dell'Istituto lo H. aveva guidato i giovani archeologi e il pubblico in genere nella visita dei musei romani. Frutto di queste visite fu il Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, uscito nel 1891, a cui fece seguito nel 1895 la seconda edizione. In questa guida si rivela la sua competenza, la sua grande erudizione e le sue enormi conoscenze dei materiali archeologici. Questa opera, che soddisfaceva tanto i tecnici quanto il pubblico colto, ebbe tale successo, che poco innanzi alla prima guerra mondiale ne uscì una terza edizione, curata dallo H. insieme con W. Amelung.
Lo H. seppe essere insieme dotto, uomo di mondo e antiquario come forse nessun altro archeologo prima e dopo di lui. Suo principale merito fu di aver fornito le indispensabili basi pedagogiche per la conoscenza delle opere dell'antichità ad una società per la quale il mondo antico presentava ancora un interesse essenziale. Basilari per la ricerca scientifica furono soprattutto i suoi studî sulla pittura parietale campana e quelli sui monumenti in rapporto ad Omero.
Bibl.: W. Helbig, Eine Skizze meines wissenschaftlichen Bildungsganges, Copenaghen 1911; Fr. Poulsen, Vorwort zum Katalog des Helbig-Museum der Ny Carlsberg Glyptothek in Kopenaghen, Copenaghen 1927; S. Reinach, in Rev. Arch., II, 1915, pp. 370-375; L. Curtius, Deutsche und antike Welt, Stoccarda 1950, pp. 182 ss.; L. Morani Helbig, Jugend im Abendrot, Römische Erinnerungen, 1953. La conoscenza di H. con E. P. Warren viene trattata nel libro: O. Burdet-E. H. Goddard, Edward Perry Warren, Londra 1941. Una bibliografia degli scritti dello H. dedicati alla preistoria italica e ai commenti agli antichi monumenti romani fino al 1908 è in parte raccolta nel Bull. di Paletnologia Italiana, XLI, 1916, pp. 171-72.