Pitt, William il Giovane
Politico inglese (Hayes, Kent, 1759-Putney, Londra, 1806). Secondogenito del grande statista, fu eletto membro della Camera dei comuni a soli 22 anni e nell’anno seguente (1782) cancelliere dello Scacchiere nel ministero di W. Shelburne. Nel febbr. 1783 P. cercò una mediazione tra Shelburne e C.J. Fox invitando quest’ultimo a entrare nel ministero, ma Fox si rifiutò e il gabinetto Shelburne cadde. P. si era guadagnato intanto la fiducia di Giorgio III che in quello stesso anno gli affidò la carica di primo ministro. Ottenuta alla Camera dei comuni, con le elezioni del 1784, una maggioranza tory a lui favorevole, P. avviò una serie di riforme economiche e finanziarie che cancellarono le perdite causate dalla guerra d’Indipendenza americana (compensate del resto anche dallo sviluppo delle conquiste in India) e favorirono le forze produttive impegnate nella Rivoluzione industriale. La nuova situazione politica determinatasi con lo scoppio della Rivoluzione francese, cui P. in un primo tempo aveva guardato con simpatia pensando che avrebbe indebolito la Francia, poneva il problema di una possibile rinnovata egemonia francese sul continente. P. si schierò allora decisamente contro la Francia (1793), divenendo l’artefice della coalizione europea. Ma nel marzo del 1801 il prevalere nell’opinione pubblica di tendenze pacifiste, a causa del pesante carico fiscale imposto dalla guerra, e l’opposizione del re nella questione dell’emancipazione dei cattolici, che doveva ribadire l’unione dell’Irlanda all’Inghilterra attuatasi nell’anno precedente, lo indussero a dimettersi. Il suo successore, H. Addington, iniziò subito le trattative con la Francia, che si conclusero nel 1802 con la Pace di Amiens. Una nuova rottura con la Francia (1803) riportò P. al potere nel 1804, sia pure in una posizione internamente meno forte e avendo di fronte un avversario, Napoleone, all’apice della sua fortuna. P. formò la terza coalizione contro Napoleone, ma la vittoria di Nelson a Trafalgar, di cui non si avvertì subito l’enorme importanza, non riuscì a compensare i trionfi napoleonici di Ulma e di Austerlitz. Poco dopo P. morì, a soli 47 anni, lasciando una situazione quanto mai pericolosa, sia per la crisi economica interna sia per l’impegno gravoso nella guerra contro Napoleone.