BRAILES, William de
Miniatore inglese attivo nel secondo quarto del sec. 13° a Oxford. A B. può essere attribuito con certezza un consistente gruppo di lavori, in base alle firme apposte su un frammento di salterio conservato a Cambridge (Fitzwilliam Mus., 330) - che nel Giudizio universale a c. 3, presenta l'autoritratto di B., tonsurato e in veste di supplice, accompagnato dalla scritta "W(illiam) de Brail me fecit" - e in un libro d'ore di Londra (BL, Add. Ms 49999), dove si ritrasse una prima volta a c. 43 con l'iscrizione in francese "qui me depeint" e una seconda volta a c. 47 in preghiera. B. è inoltre ricordato in un gruppo di documenti relativi a scribi e miniatori attivi a Oxford, in particolare negli anni 1232, 1246 e 1252 (Pollard, 1954-1956), dai quali è possibile sapere anche che egli aveva una moglie di nome Celena. Da ciò può dedursi con certezza che si trattava di un laico, che si ritrasse tonsurato, sia nel codice londinese sia in quello di Cambridge, per indicare la sua condizione di ecclesiastico secolare.Recuperato all'attenzione della critica solo nel Novecento (Millar, 1926, p. 57), B. si formò nella bottega che nel secondo decennio del sec. 13° aveva prodotto a Oxford il Salterio Huntingfield (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 43) - in cui sono infatti ravvisabili paralleli iconografici e di repertorio ornamentale con la sua produzione autografa -, ma mostra contatti anche con la miniatura francese contemporanea, per es. con il Salterio di Bianca di Castiglia (Parigi, Ars., 1186; Brieger, 1957, p. 86), avviandosi, con la vivace espressività e gestualità delle proprie figure, dal modulo corporeo allungato, verso una pittura più propriamente gotica. Databile ad anni successivi il 1234, per la presenza della figura di s. Domenico, canonizzato in quell'anno, è la Bibbia con messale conservata a Oxford (Bodl. Lib., lat. bibl. e. 7), decorata da iniziali su fondo oro; l'artista vi adottò soluzioni già presenti nel suo ambiente di provenienza, come le estensioni zoomorfe e le decorazioni a penna dei blocchi angolari, che avrebbe poi sviluppato in maniera peculiare, come mostra la Bibbia conservata a Cambridge (Gon. College, 350/567; Bennett, 1973). Swarzenski (1938) e Millar (1939) attribuirono alla bottega di B. alcuni frammenti di un salterio riccamente miniato, conservati a Baltimora (Walters Art Gall., 106; ventiquattro fogli con ventisette miniature a piena pagina del Vecchio e Nuovo Testamento) e a Parigi (Mus. Marmottan; sette fogli con soggetti che integrano la serie di Baltimora). Il citato frammento di salterio firmato di Cambridge (sei fogli, che si accompagnano a un foglio singolo conservato a New York, Pierpont Morgan Lib., M. 913), con scene del Vecchio e Nuovo Testamento, va riferito come i precedenti al decennio 1230-1240 e caratterizza una fase intermedia dello sviluppo stilistico di B., nella quale, per es. nei medaglioni circolari e a mandorla degli episodi, emerge l'ispirazione alla coeva arte vetraria (Canterbury e Lincoln).Le due opere più significative della produzione di B., il citato libro d'ore di Londra e il salterio di Oxford (New College, 322), appartengono al quinto decennio del secolo. Il libro d'ore di Londra è uno dei più antichi esempi, il primo in Inghilterra, di ampia illustrazione di questa tipologia di raccolte devozionali, che avrebbe avuto poi una ricchissima tradizione nell'Europa del 14° e 15° secolo. Nelle ripartizioni geometriche delle miniature a piena pagina si conferma l'interesse di B. verso l'arte vetraria, mentre hanno ampio sviluppo le peculiari decorazioni zoomorfe e quelle a penna, portate a inquadrare il testo scritto. Questo lavoro rappresenta anche una significativa testimonianza della devozione privata dell'epoca, per la preminenza accordata all'illustrazione di episodi della Vita e dei miracoli della Vergine (tra cui il raro ciclo di Teofilo di Cilicia) e per le miniature a piena pagina riservate alla Passione di Cristo. L'opera segna inoltre una svolta nell'indirizzo stilistico del miniatore, che si avvia verso il superamento dell'espressionismo e della vivacità gestuale precedenti. Le soluzioni ornamentali trovano un riscontro nel codice più sontuoso prodotto dall'atelier di B. nel quinto decennio del secolo, tra i più significativi della miniatura inglese del periodo, il citato salterio di Oxford, nel quale l'equilibrata integrazione fra miniatura, estensioni a penna, decorazioni a fine pagina e testo è portata dal miniatore al livello di massima eleganza, pur restando sempre apprezzabile il legame con il suo ambiente di provenienza, come testimonia, tra l'altro, la persistente affinità iconografica fra l'Albero di Iesse nella B di Beatus del Salmo 1 (c. 7) e l'analogo soggetto a c. 27v del citato Salterio Huntingfield.
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