ALLEN, William
Nato nel 1532 a Rossall (Lancashire), entrò a quindici anni nel collegio Oriel di Oxford, dove ebbe per maestro l'ardente cattolico Morgan Philipps. Attese quietamente ai suoi studî sotto il regno di Edoardo VI, e sembra divenisse, all'avvento di Maria Stuarda, canonico a York. Ma, salita al trono Elisabetta, dové riparare a Lovanio, nei Paesi Bassi spagnoli. Tornò tuttavia l'anno appresso in Inghilterra, e vi rimase fino al 1565, svolgendo opera di missionario e acquistando la convinzione che la maggioranza dei suoi connazionali, strappata con la forza alla chiesa cattolica, potesse essere riportata all'obbedienza di Roma. Costretto nuovamente a partirsene, nel 1565 riparò a Malines dove prese gli ordini e tenne conferenze di teologia in quel grande convento benedettino. Nel 1567, si recò a Roma col suo vecchio maestro, Morgan Philipps, e col dott. Vendeville (allora professore di diritto canonico nell'università di Douai, e poi vescovo di Tournai), che meditava progetti per la liberazione dei cristiani schiavi dei barbareschi. Ma l'A. aveva il pensiero fisso ai suoi connazionali. Sollecitato dal Vendeville, si stabilì a Douai, città pur essa di dominio spagnolo, e vi fondò un collegio per i cattolici inglesi, che ebbe una funzione religiosa importante, e che, essendo sotto l'influsso di Oxford, poté al suo fondatore sembrare, sotto certi rispetti, una continuazione di quello. Di lì partirono missionarî per l'Inghilterra; di lì penetrò in Inghilterra una letteratura teologica talora battagliera. Nel 1575 l'A. ritornava a Roma, chiamato da Gregorio XIII, e vi fondava il Venerabile collegium Anglorum de Urbe, affidato a gesuiti. Appariva ormai chiaro l'orientamento dell'A. verso quella potenza cattolica che si veniva preparando ad una lotta a fondo, politica e religiosa, contro l'Inghilterra. La regina Elisabetta protestò per l'attività politica del collegio di Douai, e questo allora fu chiuso (1578) e trasportato a Reims; ma, avendo Elisabetta proibito ai suoi sudditi di mandarvi i loro figli, l'A. rispose con un'apologia del collegio inglese (An Apology for the two English Colleges, 1581), in cui respinse alcune accuse a cui esso era stato fatto segno. Il 7 agosto 1587, Sisto V, obbedendo a motivi politici, su richiesta di Filippo II, gli diede la porpora e il titolo di cardinale di S. Martino in Montibus. Dimostratisi poco fecondi gli sforzi per ristabilire il cattolicesimo in Inghilterra per mezzo dei missionarî del collegio, l'A. si era dato all'azione politica. In relazione dal 1582 con il duca di Guisa, capo del partito cattolico in Francia, e con Maria Stuarda, egli si era inteso anche col re di Spagna, rassicurandolo sul favorevole stato d'animo dei cattolici inglesi, incitando i suoi connazionali alla ribellione contro Elisabetta. A tale scopo doveva servire lo scritto An Admonition to the Nobility and People of England and Ireland, concerning the present war made for the execution of His Holiness's sentence, by the King catholic of Spain, forse stampato ad Anversa, in cui la regina era presentata come "una bastarda concepita e nata nel peccato, da un'infame cortigiana, Anna Bolena, giustiziata per adulterio, tradimento, eresia e incesto". In caso di vittoria, l'A. era designato a ristabilire e riordinare la chiesa cattolica in Inghilterra; ma la disfatta della Invencible Armada frustrò il disegno del re spagnolo. Nonostante il disastro, egli compensò l'A. con una ricca abbazia in Calabria e con un assegno sulle rendite dell'arcivescovato di Palermo, e lo creò arcivescovo di Malines e metropolitano delle Fiandre, carica che egli non accettò. Alla morte di Antonio Carafa, l'A. fu nominato da Gregorio XV bibliotecario apostolico; e fece anche parte della commissione per la revisione della Vulgata di Sisto V. La Bibbia di Douai, cioè la versione inglese cattolica della Bibbia, non è opera dell'A., bensì di un gruppo di teologi di cui l'A. fece parte, benché non come collaboratore principale. Morì il 16 ottobre 1594, e fu sepolto nella chiesa annessa al collegio inglese. Dagli ammiratori di Elisabetta, l'A. fu giudicato traditore del suo sovrano e del suo paese; i cattolici invece ne esaltarono la pietà, la cultura, l'umiltà, il sereno animo, il contegno affabile, insomma le virtù di ogni genere. Lasciando da parte il giudizio sulla sua azione politica, per il quale è necessario tener presenti i tempi e la situazione del suo paese e i mezzi adoperati nelle lotte relígiose d'allora, bisogna riconoscere che all'educazione dei missionarî egli molto contribuì. La sua attività letteraria si volse in gran parte a scritti di propaganda. Un suo trattato De sacramentis (Anversa 1569) fu lodato dal Bellarmino.
Bibl.: G. Pits, Relationes historicae de rebus anglicis, 1619, p. 792; Fitsherbert, De antiquitate et continuatione catholicae Religionis in Anglia et de Alani Cardinalis vita libellus, Roma 1608; T. F. Knok, Letters and Memorials of Cardinal Allen, Londra 1882; id., Introduzione a First and Second Diaries of the English College Douai, Londra 1878; A. Bellesheim, Wilhelm Cardinal Allen und die englischen Seminäre auf dem Festlande, Magonza 1885; E. Taunton, History of the Jesuits in England, Londra 1901; M. A. S. Hume, Treason and Plot, Londra 1901; The Dictionary of National Biography, Londra 1917, I, s. v.