VIOTTI, Vittorino
– Nacque a Torino il 1° settembre 1900 da una famiglia di modeste condizioni sociali. Suo padre Antonio faceva l’infermiere mentre sua madre, Margherita Barrera, lavorava come stiratrice. La famiglia abitava a Torino, nel popolare quartiere di Barriera di Nizza.
Nonostante le origini umili, ebbe l’opportunità di frequentare le scuole superiori fino al terzo anno dell’istituto tecnico e, forte del diploma conseguito, iniziò a lavorare come apprendista alla FIAT. Poco più tardi si licenziò per passare presso un importante carrozziere, Mario Casaro.
Giovane perspicace e con una gran voglia di fare e rischiare in proprio, nel 1921, dunque appena maggiorenne, decise di abbandonare il posto di lavoro per aprire un’attività in proprio insieme al socio Torquato Tolfo, di appena un anno più anziano di lui. I due crearono la Carrozzeria Viotti & Tolfo in via Ilarione Petitti 9.
Dagli iniziali lavori di riparazione, il giro d’affari crebbe molto rapidamente e nel giro di pochi anni Viotti e Tolfo divennero fornitori della più illustre clientela torinese, compresi personaggi di primo piano della Casa reale. Nel 1926 acquisirono la licenza per l’Italia del brevetto francese Clairalpax, che permetteva di costruire automobili con vetrature molto più ampie di quelle che si ottenevano con le tradizionali strutture in legno, grazie all’impiego di giunti metallici in Alpax (una lega leggera di duralluminio al silicio). Nel 1929 fu la volta del brevetto per i tetti Isothermic, che proteggevano i passeggeri dal calore grazie a un originale sistema di ventilazione.
Abile nel condurre gli affari quanto nel costruire carrozzerie per automobili, Viotti si impegnò per tutta la vita nel reinvestire i capitali guadagnati in nuovi settori al fine di differenziare le proprie attività. Nel marzo del 1928 aprì una concessionaria FIAT nel centro di Torino, in piazza Solferino, angolo via Giovanni Prati, in società con Amerigo Vassotto. Poco più tardi capì che la ditta Carrozzeria doveva essere spostata e riorganizzata per poter crescere e così liquidò il socio Tolfo e coinvolse un altro industriale torinese, l’ingegner Ezio Magnanelli, con il quale nell’aprile del 1930 organizzò la fusione con il suo Stabilimento meccanico subalpino, in modo da rilevarne le attrezzature e, soprattutto, l’ampia fabbrica di corso Stupinigi. Incorporò inoltre la Carrozzeria Maggiora, assumendone le maestranze e affidando ad Arturo Maggiora il ruolo di direttore della produzione. Nacque così la Società anonima Carrozzeria Viotti.
Si rese conto che l’epoca delle grandi fuoriserie di lusso stava ormai finendo, spazzata via dalla crisi economica del 1929. Per sopravvivere e progredire Viotti capì che la soluzione era di coniugare la maestria artigianale con la produzione in piccola serie di tipi standard di autovetture. In quel periodo nacque anche la collaborazione con le case automobilistiche per la produzione di modelli speciali, che non potevano essere prodotti nelle grandi fabbriche. Il primo esempio fu la sportiva Fiat 525 SS, commissionatagli nel 1931. L’anno successivo nasceva la Fiat 508 Balilla, la prima autovettura accessibile anche al ceto medio grazie al suo costo contenuto, che divenne la base per le sue creazioni standardizzate, costruite in migliaia di esemplari. Continuò comunque anche a realizzare esemplari unici per clienti privati esclusivi oppure carrozzerie speciali come quelle per le prime auto di servizio dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), le SIATA (Società Italiana Applicazioni Tecniche Auto-aviatorie) da competizione, con cui corse anche Vittorio Mussolini, o la Maserati 4CM con cui nel 1937 l’ingegner Giuseppe Furmanik stabilì il primato di velocità per vetture con cilindrata fino a 1500 cc. La collaborazione con la FIAT proseguì negli anni Trenta con la realizzazione della 508 C/1100 con carrozzeria aperta, l’elegante Cabriolet e la sportiva Spider. Grazie a queste importanti commesse il giro d’affari crebbe ancora più rapidamente e gli consentì di fare ulteriori investimenti. Di pari passo cresceva il suo prestigio personale, tanto che nel 1935 fu insignito del titolo di cavaliere del lavoro e nel 1938 divenne cavaliere ufficiale.
A quello stesso anno risale l’inizio di un’altra attività industriale con la fondazione della Società anonima recipienti cartone alluminio (RCA), in cui coinvolgere un industriale milanese, il commendator Carlo Cappelli, che già operava nel settore come presidente della Società anonima trafilerie e laminatoi di metalli e della Società italiana laminazione alluminio anonima. Fu un’intuizione ottima, perché durante la seconda guerra mondiale la RCA fornì ingenti quantitativi di confezioni in cartone rivestito con un sottilissimo foglio d’alluminio per conservare le razioni di cibo destinate all’esercito; era un sistema molto apprezzato in quanto autarchico – l’Italia, infatti, aveva maggiore disponibilità di alluminio grazie alle miniere in Istria e in Puglia, che di acciaio – e in grado di realizzare un prodotto venti volte più leggero delle tradizionali lattine metalliche.
I suoi interessi economici si estesero in quello stesso periodo anche ad attività immobiliari e finanziarie che lo portarono ad assumere la carica di vicepresidente dell’Istituto bancario piemontese.
Per Viotti quelli furono gli anni di maggior successo, personale e professionale. Non ancora quarantenne era ormai uno degli industriali più facoltosi di Torino e la sua carrozzeria era la più grande in Italia.
Accanto al lavoro coltivava anche una grandissima passione per lo sport; fu sempre un amante della montagna e negli anni Trenta fece pionieristici investimenti a Claviere insieme all’amico – e grande sciatore e alpinista – Ettore Santi. Nella località alpina i due gestivano un albergo presso il quale era attivo un campo da golf a nove buche, uno dei primi in Italia.
Viotti era inoltre un accanito tifoso del Torino calcio, di cui divenne vicepresidente nel 1939, accanto al presidente Ferruccio Novo.
La sua notorietà nel mondo dello sport nell’ottobre del 1941 portò il Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) ad affidargli l’incarico di reggente della Federazione italiana pallacanestro, in sostituzione dello ‘storico’ presidente, il conte Giorgio Asinari di San Marzano, richiamato in guerra. Mantenne questo incarico per circa due anni, fino al trasferimento della sede del CONI a Venezia, nell’ambito della riorganizzazione delle istituzioni nella Repubblica sociale italiana.
La seconda guerra mondiale ebbe effetti nefasti sulle sorti della Carrozzeria Viotti; le commesse acquisite allo scoppio delle ostilità dalla Lancia per l’allestimento di alcune centinaia di vetture militari su châssis Aprilia e Artena, infatti, vennero bruscamente interrotte dalla distruzione dello stabilimento di corso Stupinigi già nel gennaio del 1941. L’attività si spostò in alcuni locali di corso Bramante, messi a disposizione dalla FIAT, ma furono costruite pochissime altre carrozzerie e la gran parte del lavoro si limitò alla riparazione di mezzi militari danneggiati, proseguendo anche negli anni 1943-45 sotto il controllo delle autorità militari tedesche.
Subito dopo la fine della guerra Viotti si impegnò per riavviare l’attività dei carrozzieri in Italia, sia la sua sia quella dei concorrenti, nel suo ruolo di dirigente del Gruppo carrozzieri dell’ANFIA (l’Associazione nazionale fascista industriali dell’automobile ribattezzata Associazione nazionale fra industrie automobilistiche). Propose ai colleghi di creare una sorta di consorzio per la costruzione di un nuovo tipo di automobile, ideata da lui in collaborazione con lo stilista Mario Revelli di Beaumont, che chiamò Giardinetta. Era un veicolo promiscuo per il trasporto di persone e merci, che poteva essere realizzato anche a partire da vecchie automobili danneggiate e che poteva essere costruito parzialmente in legno, per sopperire alla mancanza di lamiera d’acciaio nel primissimo periodo dopo la fine della guerra. Tuttavia, gli altri carrozzieri declinarono l’offerta (a eccezione della Carrozzeria Fissore di Savigliano, in provincia di Cuneo), salvo poi ricredersi quando questo tipo di automobile ebbe un successo enorme e fu poi copiata da tutti.
La passione per lo sport lo spinse a fare anche un investimento importante nel settore turistico e ricreativo. Insieme con l’ingegnere Ettore Caretta nel giugno del 1946 fondò la Monte Triplex srl, che ottenne dal Comune di Salice d’Ulzio una concessione per la costruzione di un impianto di risalita nella zona di Clot Sabouiller, di fronte, appunto, al monte Triplex. Era una zona particolarmente attraente per gli appassionati di sci perché provvista di piste tracciate già prima della guerra che partivano dalla Capanna Kind, poco sopra i 2000 metri. Nel gennaio successivo i lavori erano già conclusi e fu inaugurata la nuova località sciistica di Sportinia, servita da una moderna seggiosciovia, che alternava gruppi di seggiolini monoposto e di ancore biposto, per una lunghezza di 2 chilometri.
L’attività principale di Viotti, che intanto era stato nominato commendatore, restava, comunque, l’automobile. Nel 1949 l’assetto della sua società fu nuovamente rivisto, creando la Esercizio stabilimenti Viotti spa per la parte operativa e la Società immobiliare Torino spa per la costruzione e la gestione di una nuova fabbrica, che fu edificata su di un grande terreno di corso IV Novembre (oggi corso Giovanni Agnelli) che Viotti, con lungimiranza, aveva acquistato già nel 1941, all’indomani del bombardamento.
Nel 1952 tornò nuovamente a investire nel settore sportivo, seguendo un’altra sua grande passione: quella del golf. Decise, infatti, di fondare un campo pratica, per dare la possibilità ai concittadini di avvicinarsi a questo sport. A Torino, in quegli anni, esisteva un solo piccolo campo al colle della Maddalena e d’estate si poteva andare a Claviere – dove Viotti aveva iniziato – o a Sestriere. Dalla sua iniziativa nacque, dunque, il Golf club Stupinigi, in corso Unione Sovietica, accanto alla FIAT Mirafiori, che ancora oggi è uno dei sodalizi più importanti in Italia.
L’attività automobilistica andava avanti con successo. Proseguiva, seppure con quantitativi sempre minori, la produzione della Giardinetta Viotti (ormai divenuta un fenomeno di moda e realizzata sulle basi più disparate, dalle modeste Fiat 1100 a vetture lussuose come Lancia Aurelia e Alfa Romeo 6C 2500) mentre il resto dell’attività si divideva fra creazioni proprie della Carrozzeria Viotti, come le coupé Granluce su base Fiat 600 e Gran turismo su Fiat 1100/1200, e commesse per le case automobilistiche, come la Lancia Aurelia B20 Granturismo e, più tardi, le versioni familiare e coupé della Lancia Appia.
Morì improvvisamente per un attacco cardiaco la notte di Natale del 1956, ad appena cinquantasei anni. Non si era mai sposato e viveva solo in una grande villa in strada Val Pattonera, sulla collina torinese.
Lui scomparso, le redini dell’azienda passarono nelle mani del cugino Francesco Viotti, che da molti anni era un suo stretto collaboratore. Tuttavia, la Carrozzeria Viotti chiuse già nel 1964 per insormontabili difficoltà economiche.
Fonti e Bibl.: V. V., in Auto italiana, 1° gennaio 1957, p. 11; L. Curino, È scomparso il creatore della Giardinetta, in Settestrade, gennaio 1957, pp. 33 s.; Carrozzeria italiana, cultura e progetto, a cura di A.T. Anselmi, Milano 1978; A. Sannia, Carrozzeria Viotti, Torino 2014; E. Deganello, Carrozzieri italiani, Milano 2016, pp. 368-375; A. Sannia, Enciclopedia dei carrozzieri italiani, Torino 2017, pp. 586-594.