VITTORIA regina d'Inghilterra
Nata il 24 maggio 1819 da Edoardo, duca di Kent, quartogenito del re Giorgio III e da Vittoria Maria Luisa figlia del duca Francesco di Sassonia-Coburgo; morta il 22 gennaio 1901. Il lungo regno, iniziato nel 1837, segnò un'epoca decisiva nella storia dell'Inghilterra e nello sviluppo dell'impero britannico; tanto che dal suo nome venne definita un'era, "l'era vittoriana", con particolari caratteri nell'evoluzione politica e sociale, e anche nel movimento intellettuale e letterario dell'Inghilterra moderna.
Succedette appena diciottenne allo zio Guglielmo IV, col quale si estinse la diretta discendenza maschile dei Hannover, assunta al trono d'Inghilterra nel 1714 con Giorgio I. L'avvento di V. ebbe come prima conseguenza la separazione delle corone del regno d'Inghilterra e del regno di Hannover, unite dall'epoca di Giorgio I; giacché la corona di Hannover passò al duca di Cumberland. Sotto il breve regno di Guglielmo IV (1830-1837) memorabili eventi si erano prodotti in Inghilterra: la riforma elettorale (1830-1832), che aveva aperto la via del parlamento alle nuove forze industriali e commerciali delle grandi città, abbattendo il predominio della grande aristocrazia terriera; gl'inizî delle agitazioni irlandesi con O'Connel e del movimento cartista; la prima fase della campagna liberista di Riccardo Cobden; i primi esperimenti e tentativi di riforme sociali. Mentre attraverso questi eventi si preparavano trasformazioni profonde in un'atmosfera d'irrequietezza e di lotta, la posizione della corona e della dinastia era apparsa scossa dagli scandali che avevano caratterizzato il re Giorgio IV e la sua vita familiare, tanto che si erano formate non trascurabili tendenze e correnti repubblicane.
In siffatta situazione l'avvento sul trono di una giovinetta diciottenne si presentava irto di incognite e di pericoli. Quando, dopo sessantaquattro anni di regno, la regina V. morì, l'Inghilterra si trovava in un'era d'invidiabile prosperità e sicurezza interna ed estera, alla testa del più grande impero mai costituito nel mondo; e la dinastia appariva assisa su basi incrollabili, circondata di un prestigio che dalla personalità della grande regina s'irradiava su tutti i membri della famiglia. Codesto contrasto fra le condizioni nelle quali si iniziò e quelle nelle quali si chiuse il regno di Vittoria, costituisce il duraturo titolo di gloria di lei. Nei primi anni del regno riuscì preziosa per la sovrana l'assistenza del primo ministro, il vecchio lord Melbourne, che l'appoggiò e la guidò con tenerezza quasi paterna, e l'addestrò ai suoi altissimi e difficilissimi compiti, per i quali la preparazione che V. aveva avuto nell'infanzia e nell'adolescenza non era stata certo sufficiente. Riconosciuta dal parlamento come erede presuntiva del trono nel 1830 all'avvento dello zio, quando aveva appena undici anni, aveva continuato a vivere sotto la continua, incessante sorveglianza della madre, la duchessa di Kent, in un'atmosfera quasi completamente femminile. L'istruzione e l'educazione erano state vigilate direttamente dalla madre, che si compiaceva di mettere in rilievo come qualità caratteristiche della futura sovrana la forza della sua intelligenza e la sua capacità di assimilazione e di decisione, unite a un grande attaccamento alla verità. A queste se ne aggiungevano altre che la madre non riuscì a comprendere e a valutare, ma di cui cominciò a fare l'esperienza nei suoi proprî riguardi il giorno stesso nel quale la figlia venne proclamata regina, e cioè la forza di volontà e il senso di autorità, per cui la giovanissima sovrana, appena investita del suo potere e delle sue funzioni, si mostrò risoluta a esplicarle direttamente e da sola, escludendone la madre che ben altra prospettiva aveva vagheggiato. La forza di volontà e il senso di autorità andarono man mano sviluppandosi attraverso le fasi e i successi del lungo regno, come ben doveva sperimentare il figlio maggiore e l'erede del trono, il futuro Edoardo VII, tenuto dalla madre costantemente lontano dalla partecipazione alla direzione dello stato e circoscritto nelle sue limitate funzioni di principe di Galles, anche quando l'esperienza e l'età potevano giustificare una posizione e un'attività di ben più vasta portata.
Una sola persona esercitò sulla regina un influsso e assunse una posizione che in certo senso dominarono e guidarono l'esplicazione delle sue caratteristiche volitive e autoritarie: il marito, Alberto di Sassonia-Coburgo, sposato nel 1840 e amato con una tenerezza, una passione e una devozione che rimasero proverbiali, e costituirono alcune fra le caratteristiche più simpatiche della regina presso il suo popolo. L'influenza del principe consorte, che segui e sostituì quella di lord Melbourne, fu decisiva anche perché dal marito la regina apprese il senso del lavoro tenace, metodico e ordinato, essenziale per un sovrano, e il rispetto e il culto delle virtù familiari, che fecero della corte e della famiglia reale un modello di rispettabilità e di decoro. Ciò a pochi anni di distanza dagli scandali e dalle dissolutezze di Giorgio IV, oggetto di satira, di sdegno e di disprezzo per i sudditi. È stato giustamente affermato che con l'evoluzione della vita sociale e politica britannica verso la democrazia e il radicalismo, in seguito alle trasformazioni portate dall'industrialismo e dalla riforma elettorale, la corona non si sarebbe salvata, se la dissolutezza da cui erano stati caratterizzati alcuni membri della famiglia reale dei Hannover fosse continuata. La rispettabilità e il rigidismo morale che dominarono nell'atmosfera della corte e della famiglia di V. sotto l'influsso del principe consorte, anche se per gli eccessi a cui giunsero costituirono talvolta oggetto di satira, ebbero il risultato di rialzare e di consolidare il prestigio della dinastia, prima scosso, e insieme esercitarono un'influenza benefica anche sul complesso della mentalità e dei costumi della società inglese nella seconda metà del sec. XIX. La morte del principe Alberto nel dicembre 1861 costituì nella vita della regina V. un terribile colpo dal quale la sovrana non riuscì a rialzarsi mai più.
Nel periodo 1840-1861 l'influenza del principe Alberto andò sempre crescendo, non solo nell'ambiente familiare e nella vita di corte, ma anche negli affari politici e nella direzione dello stato, tanto che i principali esponenti del parlamento e della vita politica, quali Peel, Palmerston, Russell, ebbero diretti contatti con lui e ne sentirono e talvolta ne seguirono i giudizî. Siffatta posizione del principe Alberto, legato per le sue origini di famiglia a parentele asburgiche e austriache, ebbe ripercussioni che interessano direttamente l'Italia, in quanto contribuì a determinare l'atteggiamento della regina V. di diffidenza e di avversione al movimento italiano, durante la crisi risolutiva del 1859-1861. La regina, infatti, appoggiò risolutamente l'atteggiamento austrofilo del suo governo alla vigilia della guerra del 1859 e durante la guerra; mentre disapprovò e cercò d'impedire la politica favorevole allo sviluppo degli avvenimenti italiani e delle annessioni adottata dal governo britannico dopo l'armistizio di Villafranca e quando appariva evidente che il movimento italiano sboccava in una soluzione unitaria. Lord Palmerston nel gennaio 1861 dovette scrivere una lunga lettera alla regina per spiegarle le ragioni che avevano indotto il govermo ad appoggiare l'avanzata di Garibaldi dalla Sicilia a Napoli e il successo del movimento unitario. Le lettere della regina, di cui un'ampia raccolta fu pubblicata nel 1907, contengono numerose e significative prove dell'ostilità di V. di fronte al movimento italiano. La raccolta delle lettere di V. dimostra anche l'intervento costante che la regina esplicò nella politica britannica, anche quando questa era guidata da statisti eminenti, e che andò accentuandosi man mano che gli anni passavano e che la personalità di V. acquistava maggiore rilievo di fronte all'opinione pubblica. Il periodo culminante di questa progressiva ascesa della personalità della regina si delineò dal 1874 con il ritorno dei conservatori al potere sotto la guida di Disraeli, che occupò nell'affetto e nella fiducia della regina, ormai declinante verso la vecchiaia, la posizione già tenuta all'inizio del regno da lord Melbourne, mentre il grande rivale di Disraeli, Gladstone, ispirava a V. diffidenza e antipatia.
Nel periodo immediatamente anteriore all'avvento dei conservatori con Disraeli, e cioè quando al potere, per effetto della riforma elettorale e delle elezioni del 1867, si trovavano i liberali e appunto il Gladstone era primo ministro, la popolarità della regina aveva avuto un'eclissi di cui erano stati sintomi significativi diversi attacchi mossi in parlamento alle spese eccessive della corte e una certa reviviscenza di tendenze repubblicane. Ma con le elezioni del 1874, il eui esito fu trionfale per i conservatori imperialisti guidati da Disraeli, le tendenze frondiste e repubblicaneggianti furono completamente stroncate, e il prestigio della corona e della regina salì più alto che mai.
Disraeli, divenuto primo ministro, prese l'iniziativa della proclamazione di V. a imperatrice delle Indie, iniziativa che aprì un periodo di ripresa dell'imperialismo britannico segnata dall'acquisto di Cipro, dall'insediamento in Egitto e nell'Afghānistān, dall'occupazione di vastissimi territorî nell'Africa, e dalla politica aggressiva contro i Boeri che sboccò nella guerra del 1899, di cui la regina non vide la fine. I grandiosi successi di quest'ultimo periodo di regno a cui si accompagnò il formidabile sviluppo economico e produttivo, innalzarono la personalità di V. per il popolo britannico all'altezza della personalità della grande regina del sec. XVI: Elisabetta. Anche l'aureola dei capelli bianchi e quella dell'austerità della vita condotta dal giorno della morte del marito offrivano elementi notevoli all'esaltazione della regina. Cosicché, quando essa si spense nella tarda età di 82 anni, la sua personalità fu senz'altro scelta a rappresentare e a simboleggiare la straordinaria ascesa della potenza britannica dalla difficile situazione del periodo immediatamente successivo alla fine delle lotte napoleoniche, fino alla grandezza imperiale.
Bibl.: Oltre alle opere citate alla voce inghilterra, XIX, p. 262, v.: The letters of Queen Victoria, Londra 1907; Lytton Strachey, La regina Vittoria, Milano 1930; Maurois, Histoire d'Angleterre, Parigi 1937.