TRINCAVELLI, Vittore
– Nacque a Venezia da Bernardo e da Orsa Moro il 23 febbraio 1489, come si evince dal testamento, nel quale nomina il fratello Vincenzo e lo raccomanda ai figli non come zio, ma come «amatissimo padre».
Quanto a suo padre, non era particolarmente agiato: Vittore scrive nel testamento di non aver ereditato niente da lui e di aver messo insieme i suoi beni da solo, «con la mia giusta fatica e industria». Bernardo riuscì tuttavia a garantire un’ottima formazione al figlio, che si impadronì di ampie conoscenze, comprese quelle del latino e del greco, tanto da primeggiare ovunque in discussioni pubbliche e private, come ricordano sia Domenico Castelli sia Lorenzo Marucino, l’uno nell’orazione funebre, l’altro nella biografia, stampate entrambe nell’edizione postuma delle sue opere del 1586 e in quelle successive. Queste stesse testimonianze raccontano che Trincavelli trascorse sette anni di studio a Bologna, segnalandosi per le sue conoscenze linguistiche tra i professori che lo consultavano per passi oscuri di autori greci, e guadagnandosi l’appellativo ‘il greco’, e che iniziò a praticare la medicina nell’isola di Murano, dove era stato chiamato con un incarico pubblico. Ma non sono stati reperiti documenti al riguardo, come neppure sull’insegnamento di filosofia che avrebbe tenuto a Venezia, succedendo a Sebastiano Foscarini. Quest’ultimo, in effetti, insegnò filosofia nella Scuola di Rialto dal 1505 fino alla morte, nel 1551, prendendo di tanto in tanto periodi di congedo; in uno di questi Trincavelli potrebbe averlo sostituito. Anche la laurea in medicina ha sede e data imprecise. Il nome di Trincavelli non compare in nessun documento pubblicato delle università di Bologna, Venezia e Padova, e le testimonianze si dividono: Castelli scrive che si sarebbe laureato a Bologna, mentre Marucino a Venezia.
Certo è che Trincavelli aderì al Collegio dei medici di Venezia il 28 luglio 1523, per diventarne una figura di spicco. Allora aveva già curato due edizioni a Venezia per gli eredi di Ottaviano Scoto, con il titolo di physicus e artis medicinae doctor: il Calcolator del matematico e filosofo inglese Richard Swineshead (floruit 1340-54), seguito dalla sua Quaestio de reactione iuxta doctrinam Aristotelis et Averrois, nel 1520; il Philonium di Valesco de Taranta (floruit 1382-1418), medico portoghese del re Carlo VI di Francia, con l’Introductorium ad practicam medicinae di Jean de Tournemire (1329-1369), medico del papa Gregorio XI, nel 1521.
Inoltre, tra il 1534 e il 1537, Trincavelli pubblicò numerose edizioni di autori greci. La prima del 1534, per gli eredi di Aldo Manuzio e Andrea d’Asola, contiene le Parafrasi di Temistio alle opere di Aristotele (Analytica posteriora, Parva naturalia, Fisica e De anima) e i Discorsi, oltre al De anima e al De fato di Alessandro di Afrodisia. Le altre furono stampate tutte da Benedetto Zanetti: nel 1535, il De aeternitate mundi di Giovanni Filopono, l’Anabasi di Alessandro di Arriano, il Manuale e le Diatribe di Epitteto, i Commenti di Giovanni Filopono alla Fisica e al De anima di Aristotele, il Florilegium di Giovanni Stobeo; nel 1536, le Quaestiones e il De fato di Alessandro di Afrodisia; nel 1537, le Opere e i giorni, la Teogonia e lo Scudo d’Achille di Esiodo. Queste edizioni sono state studiate da Martin Sicherl (1993) che ne ha individuato le fonti e le copie tipografiche.
In quegli anni Trincavelli era già molto attivo nello Studio di Venezia, e tra il 1537 e il 1562 fu ‘promotore’ nelle lauree di almeno 155 studenti, un numero molto alto che non ha pari tra i suoi colleghi. A Venezia Trincavelli era il rappresentante più insigne della nuova medicina che si proponeva di superare quella araba e di ritornare ai testi originali greci d’Ippocrate e Galeno.
Con questo spirito pubblicò nel 1539 un’opera sulle modalità terapeutiche del salasso, insieme con quelle di Pierre Brissot e di Matteo Corti, presso Benedetto Zanetti. Per l’edizione completa di Galeno, curata da Agostino Ricchi e stampata dai Farri a Venezia tra il 1541 e il 1545, firmò le traduzioni di sedici opere, le seguenti: Ad eos qui de typis scripserunt, Adversus Lycum, An in arteriis natura contineatur, Contra ea quae a Iuliano in Hippocratis Aphorismos dicta sunt, De constitutione artis medicae, De elementis secundum Hippocratem, De instrumentu odoratus, De marasmo, De naturalium facultatum substantia, De partibus artis medicae, De plenitudine, e i commenti al De articulis, Epidemiorum VI, De fracturis, De medica officina e De natura humana d’Ippocrate. Alcune di queste opere furono ristampate sia in edizioni singole sia nelle prestigiose edizioni Giuntine di Galeno fino al 1625.
Nel 1551, dopo la morte di Giovan Battista Da Monte, che insegnava medicina teorica a Padova, Trincavelli fu chiamato nella stessa università a ricoprire la prima cattedra ordinaria di medicina pratica con uno stipendio cospicuo di 950 corone, che fu aumentato a 1200 nel 1554, e a Padova continuò a insegnare per il resto della sua vita. Mantenne però rapporti stretti con Venezia e non entrò mai nel Collegio dei medici di Padova.
Il 23 febbraio 1562, in occasione del suo settantatreesimo compleanno, mentre era solo nella sua casa di campo dei Santi, Trincavelli redasse il testamento in cui nomina, oltre al già citato fratello Vincenzo, quattro figli: Gian Francesco, che si era laureato in legge a Padova nel 1550 e fece poi il giudice a Bergamo; Bernardo, che coltivava la medicina e la filosofia; Felicita, sposata con il nobiluomo Antonio Mazza; e Orsa, ancora nubile.
Il 10 luglio dell’anno successivo ricevette l’incarico da parte di Venezia di andare a visitare a Udine il barone Andrea Pegel, commissario imperiale, che si era sentito male e aveva espettorato sangue. Trincavelli non venne meno alla sua fama di clinico e soccorse il paziente illustre; a sua volta, tuttavia, si ammalò, tornò a Venezia il 30 luglio e non si riprese.
Morì nella sua casa di campo dei Santi e fu sepolto il 21 agosto 1563 nella chiesa dei Cruciferi, in una cappella di famiglia non conservata, con un funerale solenne in cui fu pronunciata la citata orazione funebre di Domenico Castelli, datata.
Nel 1586 fu pubblicata postuma dai Giunta a Lione la prima edizione delle opere di Trincavelli, in cui compaiono inediti, frutto della sua attività clinica e d’insegnamento. Questa edizione fu ristampata dai Giunta nel 1592, e poi nel 1599 dagli eredi di Melchiorre Sessa a Venezia, con l’aggiunta di un terzo tomo. Il primo contiene i commenti a Galeno (De differentiis febrium, Ad Glauconem e In Hippocratis Prognisticon) e tre opere sulla peste, sulle terapie e sui farmaci; il secondo i Consilia, le Lettere e altre tre opere sul salasso, sulla peste e la citata Quaestio de reactione; il terzo tomo, infine, contiene il commento al De compositione medicamentorum secundum locos di Galeno e al Canone di Avicenna.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Notarile, Testamenti, 1218, XII 65.
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