RICCIO, Vincenzo
RICCIO, Vincenzo. – Nacque a Napoli il 27 novembre 1858 da Luigi e da Filomena De Mola.
Originario di una famiglia modesta, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università della sua città natale, addottorandosi nel 1879 con una specializzazione in ‘materia elettorale’. Durante il decennio seguente divenne, fra il 1883 e il 1884, redattore capo a Napoli e poi, l’anno seguente, inviato a Roma, del quotidiano centrista Il Piccolo, fondato nel 1868 da Rocco De Zerbi. Di seguito, fu corrispondente parlamentare, dal 1886 al 1897, della Gazzetta di Venezia, del Paese di Napoli, del Secolo XIX di Genova e, tra il 1892 e il 1894, del Don Marzio, pubblicato nella città partenopea per contribuire al riavvicinamento politico tra Francesco Crispi e Giovanni Nicotera. All’inizio del nuovo secolo – con un programma favorevole al ‘partito crispino’ – iniziò una collaborazione alla Nuova Antologia.
Nel frattempo aveva pubblicato due volumi con l’editore Roux: Francesco Crispi. Profilo ed appunti (Torino 1887); I meridionali alla Camera nella XVI legislatura. Profili ed appunti (Torino-Napoli 1888), in cui – occupandosi di esponenti della Destra come Antonio di Rudinì e Diego Tajani, della Sinistra quali Ascanio Branca e Bernardino Grimaldi – tracciò un ritratto di gruppo della deputazione meridionale. Ne uscì un’immagine caratterizzata dalla presenza di «molti avvocati, parecchi medici, tre magistrati, molti professori universitarii» e da una proprietà fondiaria «fin troppo largamente» presente, a cui faceva da contraltare la mancanza di «rappresentanti delle grandi industrie» (ibid., p. IX). Ciononostante, a suo avviso, la Sinistra riuscì a resistere «a quella stretta e pericolosa consorteria che si era costituita fra i maggiorenti del partito moderato» (p. VI).
L’assiduità con il mondo politico romano favorì l’entrata di Riccio alla Camera, probabilmente anche grazie all’appoggio di Crispi. La verifica della sua elezione a Montecitorio in sostituzione di Emilio Giampietro, deputato del collegio di Atessa in Abruzzo, avvenne il 14 luglio 1897 al termine di un’animata discussione.
La sua attività parlamentare, nei trentun anni in cui fu riconfermato, seguì direttrici ben precise: dagli interessi del collegio ai temi di indirizzo politico generale; dalle condizioni dei municipi ai problemi del Mezzogiorno, passando per l’istruzione e la pubblica sicurezza, fino a giungere alle elezioni contestate e ai relativi ricorsi.
Alla Camera assunse una posizione contraria ai governi guidati da di Rudinì, sostenendo, fra il 1898 e il 1900, gli esecutivi diretti dal generale Luigi Pelloux. Tenne il suo primo discorso importante il 19 marzo 1898 sull’ordine del giorno «Modificazione alla legge elettorale politica», in un dibattito che lo vide contrario al disegno di legge in discussione, ritenuto non in grado di evitare «corruzioni» e «loschi contratti» nei seggi elettorali (Atti parlamentari, Camera dei deputati, Legislatura XX, 1ª Sessione, Discussioni, Tornata del 19 marzo 1898, pp. 5407-5409). Prese nuovamente la parola il 12 luglio votando a favore della riforma della legge Crispi del 1894 sulla pubblica sicurezza.
Riccio dispiegò, tuttavia, la parte preponderante delle sue attività politico-parlamentari durante l’età giolittiana. Nella seduta del 10 marzo 1906 intervenne per affermare la propria fiducia all’appena insediato dicastero diretto da Sidney Sonnino, ribadendo fedeltà allo statista «che ha il concetto di uno Stato attivo, intelligente, operoso, non ostacolante l’attività individuale, là dove c’è; incoraggiandola, là dove è inefficace; ad essa supplendo là dove manca del tutto» (Atti parlamentari, Camera dei deputati, Legislatura XXII, 1ª Sessione, Discussioni, Tornata del 10 marzo 1906, p. 6475). Il 15 maggio 1907 prese la parola nella discussione sul bilancio degli Esteri per conoscere dal ministro Tommaso Tittoni quale fosse il trattamento legislativo che regolava la vita dei cittadini italiani nella colonia Eritrea. Il 22 maggio 1908 tenne un lungo discorso sul bilancio dell’Istruzione pubblica, criticando la scelta dell’esecutivo di far svolgere un’inchiesta da una commissione di funzionari che aggirava le prerogative del Parlamento. Il 12 maggio 1909 intervenne su una proposta di variazioni di bilancio dello stesso ministero e il 18 dicembre succesivo fu nominato sottosegretario all’Interno nel secondo governo Sonnino.
Dimessosi quest’ultimo e insediatosi il quarto ministero presieduto da Giovanni Giolitti, durante il resto della legislatura i suoi interventi – fra il giugno del 1911 e quello del 1912 – si concentrarono prima nell’opposizione al progetto governativo di introduzione del monopolio di Stato in materia di assicurazione sulla vita, poi (in contrasto con lo stesso Sonnino) nella lotta contro la riforma elettorale politica che stabiliva il quasi suffragio universale e l’indennità per i deputati.
Il deciso avvicinamento ad Antonio Salandra e le elezioni dell’autunno 1913 (che videro il rinnovamento di un terzo dei deputati) favorirono, nel marzo del 1914, l’ingresso di Riccio nel gabinetto guidato dal leader pugliese quale ministro delle Poste e Telegrafi. Rimase in carica, anche dopo il rimpasto avvenuto nel novembre successivo, fino al 19 giugno 1916, dopo avere promosso una semplificazione dei servizi postelegrafonici, approvata il 4 marzo 1916.
Dal 1° maggio 1915, ovvero dal giorno della denuncia da parte del ministro degli Esteri Sonnino del trattato della Triplice Alleanza, aveva iniziato a tenere con una certa assiduità un diario, in cui ricostruì in presa diretta i convulsi avvenimenti che si erano succeduti a partire dal 9 maggio, giorno dell’arrivo di Giolitti a Roma, passando per le dimissioni del governo il 13, il reincarico a Salandra il 16 e, infine, l’ottenimento dei pieni poteri da parte dell’esecutivo il 20. Nel diario emergevano vari elementi. Anzitutto un forte senso di inadeguatezza diplomatica, politica e militare del governo. Inoltre, la consapevolezza di far parte di una minoranza a Montecitorio e nel Paese, nonché il senso di sostanziale distanza fra civili e militari. Poi l’eclissi dell’interventismo e la coscienza che la guerra era fatta per la grandezza dell’Italia e non per il proclamato completamento dell’unificazione.
Nel gennaio del 1919, due mesi dopo la fine del conflitto mondiale, Riccio entrò in qualità di ministro di Agricoltura, Industria e Commercio nel primo gabinetto diretto da Vittorio Emanuele Orlando, rimasto in carica fino al giugno successivo. Nel corso della XXV legislatura parlò il 3 febbraio 1920 per il miglioramento delle condizioni del genio civile di Chieti, mentre esattamente un anno dopo presentò una mozione sulla politica estera. Eletto vicepresidente della Camera all’aprirsi della XXVI legislatura e divenuto ministro dei Lavori pubblici nel primo esecutivo guidato dal giolittiano Luigi Facta, il 26 febbraio 1922 abbandonò l’alto incarico parlamentare. Rispose a numerose interpellanze, come quella del 27 marzo 1922 sull’acquedotto pugliese e quella del 12 giugno successivo, riguardante le agevolazioni ferroviarie per gli operai.
Avvicinatosi ancor più a Salandra, del quale divenne l’uomo di fiducia, fu riconfermato, nell’agosto del 1922, nel secondo ministero Facta. Il suo atteggiamento – favorevole a un accordo tra il proprio leader e Benito Mussolini – lo spinse il 17 ottobre a chiedere le dimissioni del governo e l’apertura di una crisi extraparlamentare, con lo scopo di formare una coalizione conservatrice-fascista, che avrebbe potuto impedire tanto la marcia su Roma quanto il ritorno di Giolitti al potere.
Per oltre due anni, fino al 16 gennaio 1925, Riccio e Salandra appoggiarono prima il gabinetto di coalizione guidato da Mussolini e quindi quello nazionalfascista insediatosi dopo le elezioni del 6 aprile 1924. L’opposizione aperta al nuovo regime fu l’ultimo atto della vita politica di Riccio, che morì a Roma il 20 agosto 1928.
Sposatosi con Rosa Cappa, ebbe con lei due figli: Alfredo, nato a Roma il 10 maggio 1886 e morto a Battiferro sul Molina (Premariacco) il 28 ottobre 1917 per ferite in combattimento; Luigi anch’egli nato a Roma il 4 febbraio 1898, dove morì il 21 agosto 1975, dopo essersi dedicato all’attività diplomatica.
Scritti e discorsi. Oltre ai testi citati, si segnalano: Circa le prove fornite dagli avversari del cav. Gerardo Capece Minutolo di pressioni, brogli, violenze e corruzioni. Note, rilievi e confutazioni, Napoli 1900 (con A. Tafuri); Discorso pronunziato alla Camera dei deputati durante la discussione dell’organico delle Poste e Telegrafi nella seconda tornata del 24 giugno 1914, Pesaro 1914; Sul bilancio delle Poste e dei Telegrafi per l’esercizio finanziario 1915-16. Discorso dell’onorevole V. R. pronunciato alla Camera dei deputati nella tornata del 4 marzo 1915, Roma 1915; Comitati segreti della Camera dei Deputati, in Rivista d’Italia, XXI (1918), 2, pp. 167-176; Saggi biografici, Milano 1924
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Archivio V. R.; Lucera, Biblioteca comunale Ruggero Bonghi, Archivio Antonio Salandra. Inoltre: S. Tino, Il trentennio fascista, Milano 1965, pp. 80 s., 83; G.F. Venè, La lunga notte del 28 ottobre 1922, Milano 1972, ad ind.; D. Veneruso, La grande guerra e l’unità nazionale. Il ministero Boselli, giugno 1916 - ottobre 1917, Torino 1996, p. 154; A. Fiori, Il primo anno della Grande Guerra nel Diario di V. R., in Clio, XXVIII (2002), 1, pp. 57-83; Id., Crisi e caduta del secondo governo Salandra, in Rassegna storica del Risorgimento, XC (2003), 4, pp. 537-574; Id., Mussolini e il fascismo nel carteggio R.-Salandra, in Nuova storia contemporanea, IX (2005), 2, pp. 15-42; Id., V. R. e Sidney Sonnino, in Nuova Antologia, CXLI (2006), 4, pp. 277-288; Id., I liberali di destra nella crisi del primo dopoguerra, in Clio, XLIII (2007), 3, pp. 389-405; Id., Tre visite del ministro V. R. al fronte italo-austriaco 1915-1916, in Italia contemporanea, 2008, voll. 252-253, pp. 487-509; Id., I giorni della «Strafexpedition» nel Diario del ministro V. R., I, in Nuova Antologia, CXLV (2010), 1, pp. 242-265; II, ibid., 2, pp. 322-339; F. Lucarini, La carriera di un gentiluomo. Antonio Salandra e la ricerca di un liberalismo nazionale (1875-1922), Bologna 2012, ad ind.; V. Riccio, Il diario di un ministro nel primo periodo della Grande Guerra, a cura di A. Fiori, Roma 2015; Camera dei deputati, Portale storico, http:// storia.camera.it/deputato/vincenzo-riccio-185811 27#nav (16 giugno 2016).