PALLAVICINI, Vincenzo
PALLAVICINI, Vincenzo (Vicenzo). – Compositore e organista, nacque aBrescia, prima del 26 marzo 1723, figlio di Vincenzo.
Il termine ante quem per la data di nascita e l’indicazione dell’origine derivano dal verbale d’esame con cui il 26 marzo 1743 «Vincenzo Pallavicini da Brescia forastiere sonatore» venne ammesso all’Accademia Filarmonica di Bologna (Bologna, Accademia Filarmonica, Verbale, vol. 2, c. 132r), nella quale era vietato accettare «all’approbatione» i minori di vent’anni. In realtà, in una lettera del 17 gennaio 1750 a Giovan Battista Martini, di cui si dichiara allievo, il compositore disse d’essersi già «esposto in qualità di maestro in Brescia l’anno 1739» (Bologna, Museo della Musica, I.8.95): si può dunque presumere ch’egli fosse nato già nel secondo decennio del secolo. Di suo padre si sa soltanto il nome, e che nel 1757 era defunto: in documenti notarili veneziani di quell’anno (ad esempio la procura registrata il 31 marzo 1757 presso il notaio Marcantonio Cavagnis; Venezia, Casa Goldoni, Archivio Vendramin, 42.F.7/4, cc. 6 s.) relativi alla formazione di una compagnia attiva nel teatro di S. Luca, alias S. Salvatore, Pallavicini è sempre definito «quondam Vincenzo».
Poco si sa dei primi anni di carriera di Pallavicini: a Brescia è documentato un paio di volte (1743 e 1746) come maestro a S. Clemente per le celebrazioni per la festa annuale della Beata Vergine del Rosario, e come operista nel carnevale 1751 (debuttò con un Demetrio metastasiano). Posto che il musicista sia identificabile col Vincenzo Pallavicin membro del capitolo del Suffragio della SS. Croce di S. Pietro in Castello in Venezia in un documento del notaio Domenico Maria Spinelli del 17 gennaio 1753 (Venezia, Archivio di Stato, Notarile, atti, b. 12389 c. 99r), si può collocare in quel periodo il suo trasferimento nella città lagunare. Certo fu lui l’autore dell’atto I di un dramma giocoso, Lo speziale, che Goldoni aveva redatto qualche anno prima e che fu dato nel carnevale 1755 al teatro di S. Samuele (gli atti II e III sono di Domenico Fischetti). Lo speziale (sopravvivono partiture a Vienna, Biblioteca nazionale,Mus. Hs. 18061, e a Bruxelles, Conservatorio reale, ms. 2276)ebbe un buon successo: numerose riprese sono attestate nel successivo quindicennio a Modena, Brescia, Trieste, Milano, Dresda, Bologna, Roma, Firenze, Pietroburgo, Monaco di Baviera, Copenaghen, Parma, Torino, Mantova, Treviso (col titolo Il bottanico novellista), Londra. La partitura della sinfonia dell’opera, tràdita anche in copie staccate (Venezia, Biblioteca del Conservatorio, Correr, b. 71.19; Regensburg, Fürstliche Thurn und Taxische Hof- und Zentralbibliothek, Pallavicini 1; Stoccolma, Musik och Teaterbiblioteket, O-R), ebbe una certa fortuna nordeuropea, e fu inclusa dall’editore Breitkopf tra le Sinfonie accommodate per il cembalo solo (cfr. The Breitkopf thematic catalogue, 1966, col. 286).
Nell’aprile 1756 il compositore era ancora a Venezia: il 2 e il 21 scrisse a padre Martini (Bologna, Museo della Musica, I.8.96; E. Succi, 1888) per compiangere la morte di Giacomo Antonio Perti e per tentare, attraverso i buoni uffici del francescano, di ottenere il posto di organista o maestro di cappella ad Urbino resosi vacante (fu poi assunto un maestro locale, Domenico Balami).
Nella primavera 1757 Pallavicini comparve a più riprese nei citati documenti notarili veneziani (Archivio Vendramin, 42.F.7/4, cc. 6 s., 10, 12-15) tra i membri di una compagnia costituita per affittare il teatro di S. Luca per la fiera dell’ascensione: il 1° marzo egli prese «l’obbligo di comporre li recitativi e dirigere l’opera al cembalo a caratto per zecchini venti» (ibid., c. 10v). Anche se il libretto corrispondente (un Demetrio forse basato su quello bresciano del 1751) assegna la musica a «vari ed insigni autori», non vi sono dubbi sul ruolo che vi ebbe il compositore bresciano. Unico lacerto superstite pare una Sinfonia con l’indicazione «1757 S. Luca in l’ascensa» conservata a Stoccolma (Musik och Teaterbiblioteket, O-R). L’esito sfortunato dell’allestimento, come emerge dai documenti contabili sugli incassi (Archivio Vendramin, 42.F.7/4, c. 35), fu forse alla base della rinuncia di Pallavicini a ulteriori impegni teatrali.
Soltanto nel maggio 1766 si hanno sue nuove notizie, quando, ancora con l’appoggio di padre Martini, cercò di ottenere l’incarico di maestro di cappella a Jesi (lettera del 17 maggio 1766, Bologna, Museo della Musica, I.8.98). Le ultime informazioni dirette su Pallavicini emergono da un registro dell’Ospedale veneziano degl’Incurabili: nell’estate 1768 fu ingaggiato per sostituire il maestro di cappella appena defunto, Francesco Brusa, e il 2 ottobre gli vennero riconosciuti 50 ducati per «le prove fatte per il coro di mesi tre» e per la «composizione del vespro solenne nel giorno di san Salvatore» con «applauso e gradimento universale» (Venezia, Archivio di Stato, Ospitali e luoghi Pii diversi, Registro 1031, c. 56r). La speranza di ottenere il posto di maestro di cappella venne però frustrata dal ritorno di Baldassarre Galuppi dalla Russia, che a fine anno riassunse la carica agli Incurabili. La vicenda è menzionata anche in una lettera di Giambattista Ortes a Johann Adolf Hasse del 6 luglio 1768 (Pancino, 1998, p. 151). La notizia di questa collaborazione occasionale di Pallavicini con gli Incurabili sta probabilmente alla base della diceria d’un suo incarico stabile presso tale istituzione, riportata dapprima da Jean-Benjamin de La Borde.
Due Salve Regina conservate nella Biblioteca del Conservatorio di Venezia in fondi provenienti dall’Ospedale della Pietà e risalenti ad anni successivi al 1766 consentono di ipotizzare una collaborazione del maestro bresciano con quell’istituzione, forse a fine anni Sessanta (Venezia, Biblioteca del Conservatorio, Correr, b. 91.3, b. 47.8, b. 75.33).
Musicista di qualche merito in campo teatrale – il prim’atto dello Speziale ben riflette la koinè stilistica degli operisti buffi operanti a Venezia negli anni Cinquanta, come Galuppi, Bertoni, Giuseppe Scarlatti e Fischetti –, Pallavicini fu abile e aggiornato nelle sue opere sacre (cfr. il giudizio di Karl Gustav Fellerer a proposito dell’Ave maris stella composto per l’ammissione all’Accademia Filarmonica bolognese; 1929, p. 266. La composizione si conserva a Bologna, Accademia Filarmonica, capsa III n. 74, e Ibid., Museo della musica, Ms. Martini 2.6[7], cc. 9 s.).
La data di morte di Pallavicini va collocata dopo il 2 ottobre 1768.
Opere: oltre a quelle già citate, si ricordano il duetto Amabilis sponsa dilecto (Venezia, Biblioteca nazionale marciana, Cod. it. cl. IV 1785=11579) e i salmi Laetatus sum (Berlino, Deutsche Staatsbibliothek, Mus. Ms. 30527) e Miserere (Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai, Fondo Mayr 276.9).
Fonti e Bibl.: Bologna, Museo internazionale e Biblioteca del Museo della Musica, lettere a padre Martini I.8.95, I.8.96, I.8.98; Venezia, Biblioteca del Museo Correr, ms. Cicogna 2658, Copialettere di Gianmaria Ortes, lettera n. 150; Casa Goldoni, Biblioteca di studi teatrali, Archivio Vendramin, 42.F.7/4 cc. 6-s., 10, 12-15, 35; J.-B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, Paris 1780, III, p. 210; E. Succi, Catalogo con brevi cenni biografici …, Bologna 1888, p. 136; K.G. Fellerer, Der Palestrinastil und seine Bedeutung …, Augsburg 1929, p. 266; C. Goldoni, Tutte le opere, a cura di G. Ortolani, Milano 1952, XI, p. 1277; The Breitkopf thematic catalogue. The six parts and sixteen supplements 1762-1787, New York 1966, col. 286; A. Schnoeleben, Padre Martini’s collection of letters in the Civico Museo Bibliografico Musicale in Bologna, New York 1979, p. 450; C. Valder-Knechtges, Musiker am Ospedale degl’Incurabili in Venedig 1765-1768, in Die Musikforschung, XXXIV (1981), pp. 52 s.; L. Callegari Hill, L’Accademia Filarmonica di Bologna, 1666-1800, Bologna 1991, pp. 28, 118, 322, 361; J.L. Baldauf-Berdes, Women musicians of Venice: musical foundations 1525-1855, Oxford 1993, p. 228; R. Del Silenzio, Celebrazioni per la festa annuale della Beata Vergine del Santo Rosario nella chiesa di S. Clemente in Brescia, in Civiltà bresciana, IV (1995), 2, pp. 71, 73; R.L. Green, From Agapito to Sempronio: deafness and hearing in the operatic theatre, in Goldoni and the musical theatre, a cura di D. Pietropaolo, Ottawa 1995, pp. 83-100; B. Over, ‘Per la gloria di Dio’:solistische Kirchenmusik an den venezianischen Ospedali im 18. Jahrhundert, Bonn 1998, pp. 37, 391; J. A. Hasse e G. Ortes, Lettere. 1760-1783, a cura di L. Pancino, Turnhout 1998, p. 151; P.G. Gillio, L’attività musicale negli ospedali di Venezia nel Settecento, Firenze 2006, pp. 368 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 586; The New Grove dict. of opera, 1992, III, pp. 836 s.; IV, p. 476; The New Grove dict. of music and musicians (ed. 2001), XIX, p. 6; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, 2004, col. 50.