DE MITA, Vincenzo
Detto il Foggiano, per la sua terra di origine, fu uno dei tanti allievi del famoso pittore napoletano Francesco De Mura. Da una ricerca documentaria di Antonio Gambacorta (1972) l'artista risulterebbe nato in provincia di Foggia, a San Severo, nel 1751 da Filippo.
La prima opera da lui eseguita, e finora nota, è una Madonna del Rosario per la chiesa dell'Annunziata a Foggia, attualmente nel Museo civico della città. Il dipinto è firmato, ai piedi della Vergine, "Vincentius De Mita fecit A.D. 1768" ed è una copia da un'opera di'Paolo De Matteis nella cattedrale di Ascoli Satriano, in provincia di Foggia (Pasculli Ferrara, 1982, p. 49). Il dipinto del D. è indubbiamente una fedele copia, perché riprende a pieno l'intera composizione dal De Matteis e testimonia come l'artista, prima di giungere a Napoli ed entrare nella scuola del De Mura, si esercitasse in patria su opere quivi inviate da affermati artisti, quali il De Matteis.
A circa dieci anni di distanza dall'opera di Foggia ritroviamo la sua firma e la data 1777 su un dipinto della chiesa di S. Anna di Montemileto, in provincia di Avellino, S. Nicola di Bari, La Vergine in gloria e il Salvatore. La composizione, sapientemente articolata nella disposizione dei santi che si muovono secondo moduli classicisti tipicamente demuriani (si veda per es. la Madonna in gloria e santi del Museo Duca di Martina a Napoli) ricorda molto da vicino la Madonna con s. Francesco d'Assisi nella chiesa di S. Giovanni Lionello a Trani, datato 1774, di un altro artista dell'area demuriana, Nicola Menzele, anch'egli pugliese, nativo di Trani, e molto operoso nella città di San Severo (in S. Nicola, in S. Giovanni e in S. Lorenzo).
Sempre nella provincia di Avellino, ad Avella, nella chiesa dei francescani, il D. eseguì due anni dopo un dipinto con l'Immacolata, firmandolo e datandolo. L'opera, recentemente trafugata, mostra una composizione sciolta evidentemente ripresa dal dipinto di analogo soggetto del De Mura, alla certosa di S. Martino, del 1757. Tipicamente demuriani sono anche i due angeli adulti che sostengono l'armoniosa figura della Vergine.
Secondo il Sigismondo (1788, 11, p.244) il D. avrebbe dipinto le due tele sovrapporte con l'Adorazione dei magi, e la Visitazione in fondo alle navate laterali della ricca chiesa di S. Nicola alla Carità a Napoli, in sostituzione di due "ovati a fresco" del Solimena con la Vergine addolorata e un Ecce homo "tagliati nel muro" e trasportati in sacrestia. I dipinti, ancora in loco, sono ascrivibili, con maggiore attendibilità, alla mano del De Mura tanto più che il bozzetto relativo alla Visitazione di S. Nicola alla Carità è stato rintracciato fra le opere di F. De Mura al Pio Monte di Misericordia (Petrelli, 1985, p. 230).
Nel 1789, secondo il Celano (1970, II, p. 984), il D. avrebbe coperto gli affreschi di G. Farelli, nell'arco di accesso alla navata centrale della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, in corrispondenza della cappella della Natività (la seconda entrando a sinistra). Tale notizia riportata anche dal Galante (1872, p. 121), che annota, inoltre, che nella cappella di Francesco de Gironimo gli angeli sotto l'organo dipinti dal Corenzio sarebbero stati "sfigurati" dal De Mita, è confermata dalla firma ancora visibile nell'affresco centrale con Mosè che riceve le tavole della legge (Schiattarella, 1985., p. 93).
Un anno dopo, nel 1790, il pittore datava e firmava una grande tela con S. Ambrogio che battezza s. Agostino per il soffitto della chiesa foggiana di S. Agostino, e sempre per la stessa chiesa esegue S. Agostino fra dottori e discepoli per la controfacciata, dipinti attualmente non più esistenti (Di Gioia, 1984, p.264). Sempre a Foggia, nella chiesa in restauro di S. Giovanni di Dio (che fronteggia, su via Arpi, la suddetta chiesa di S. Agostino) si conservano quattro tele del D., un S. Francesco di Paola, un S. Raffaele Arcangelo e due sante non identificate dal Di Gioia (1984, p. 316).
Nel 1791 firmò e datò un dipinto con Gesù Crocifisso, attualmente conservato nella sacrestia della chiesa di S. Maria delle Grazie di Foggia, a cui fu donato nel 1926 dalla proprietaria Angelina Santollino. Il dipinto, nel complesso annerito, rivela una buona composizione nello stagliarsi del monumentale crocefisso, ravvivato da un fluttuante perizoma, sullo sfondo di un lontano paesaggio.
Nel 1794 firmò e datò due tele per la parrocchiale di S. Nicola a Castel Cisterna (in provincia di Napoli): un'Ultima cena (dal dipinto di analogo soggetto del De Mura all'Annunziata di Capua) ed una Crocifissione (dalCavalier d'Arpino). Per la stessa chiesa l'artista aveva già dipinto nel 1788 una Madonna con anime purganti. Tra il 1794 ed il 1798 il D. lavorò a Forino in provincia di Avellino. Firmò e datò le seguenti tele per la chiesa di S. Stefano: Morte di s. Giuseppe (1794), Deposizione (1795), Madonna con Bambino e santi (1795), S. Luigi (1798) ed eseguì una Madonna addolorata con Crocefisso e un S. Antonio da Padova per la chiesa del Santissimo Rosario del Murato (Grassi, 1985, pp. 33 s.). Nel 1798, per la chiesa dell'Assunta di S. Maria di Castellabate, in provincia di Salerno, dipinse un S. Lorenzo in gloria. Ilsanto estasiato, con gli occhi al cielo, attorniato da graziosi puttini che sostengono il simbolo del martirio, la graticola, è di fattura più modesta rispetto alle opere precedenti. Nella stessa chiesa ed eseguito nello stesso anno vi è un dipinto con S. Nicola e il miracolo dei tre fanciulli firmato però "A. De Mita", probabile parente di Vincenzo (Grassi, 1985, p. 35). Alla fine del secolo è databile l'Assunta e santi, posta sull'altare maggiore della chiesa madre di Morra in concomitanza dunque con i restauri effettuati all'abside, di tale chiesa (Grassi, 1985, p. 32). Degli inizi dell'800 è la grande e decisamente mediocre tela col Cristo portato al sepolcro sulla cantoria nella chiesa dell'Addolorata a Foggia (Villani, 1876, p. 419; Ceci, 1923, p. 27), firmata e datata sul sepolcro: "Vincenzo De Mita di Foggia fece a. d. 1805". E evidente comunque che l'opera è stata nel tempo restaurata maldestramente, avendo subito forti ritocchi che avrebbero indurito notevolmente i tratti dei personaggi. Migliori di fattura si rivelano i due dipinti sulle pareti laterali, a sinistra la Sacra Famiglia firmata e, a destra, la Predica di s. Filippo Benizi. Nonostante le grosse cadute di colore e l'annerimento dei dipinti, si possono cogliere ancora i colori tipici demuriani dei rossi, azzurri, gialli negli abiti dei personaggi, i suoi moduli stilistici nelle pausate movenze dei personaggi.
Sempre nel 1805 il D. eseguì un dipinto con l'Ultima cena per la chiesa dell'Assunta a Frigento (in provincia di Avellino). La tela, molto rovinata, mostra una composizione abbastanza sciolta nell'articolarsi degli apostoli lungo una grande tavola imbandita che la percorre per tutta la lunghezza. Ai piedi l'iscrizione: "ex dev.ne D. Nicolai di Martirio Archid. Frequent. Vincentius De Mita per eundem pingebat a.d. 1805".
Cade di tono l'artista a mano a mano che procede negli anni, e così abbiamo la mediocre Madonna del Carmine e santi per la chiesa di S. Giorgio a Pianura, vicino Napoli, firmata e datata 1815, seguita dal S. Alfonso de' Liguori nella chiesa delle Croci a Foggia, dipinto nel 1817 per 30 ducati (Cristino-Mercurio, 1982, p. 27), da un'altra opera di analogo soggetto ma con varianti per la chiesa di S. Antonio a Tarsia a Napoli, eseguita nel 1820 (Grassi, 1985, p. 36) e dal S. Giuseppe Calasanzio adorante Maria dipinto per il Monte di Pietà a Napoli nel 1821 (Thieme-Becker, XXIV, p. 593). Questa è l'ultima opera nota del pittore, che si era cimentato anche in ritratti, come dimostra l'ancora esistente ma mediocre Ritratto di re Ferdinando nel Museo di S. Martino a Napoli, e in opere a fresco, come la ricca decorazione della intera cappella di S. Francesco nel transetto destro della chiesa di S. Lucia al Monte a Napoli (Sigismondo, 1788, II, p. 258), purtroppo non più esistente già dai primi anni dei '900, quando la chiesa subì restauri in stile neogotico.
Fonti e Bibl.: C. Celano, Notizie del bello... e del curioso della città di Napoli [1691], II, Napoli 1970, p. 984; G. Sigismondo, Descrizione della città di Napoli e suoi borghi, Napoli 1788, II, pp. 244, 258; G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, Napoli 1872, pp. 121, 354; F. Villani, La nuova Arpi, Salerno 1876, p. 419; G. Ceci, Gli artisti napoletani della seconda metà del secolo XVIII (dall'opera inedita di P. Napoli Signorelli sul Regno di Ferdinando IV), II, in Napoli nobilissima, n.s., III (1923), p. 27; A. Gambacorta, V. D. pittore foggiano del secolo XVII, in Gazzettino Dauno, 21 ott. 1972;G. Cristino-F. Mercurio, Guida alla chiesa delle Croci, Foggia 1982, p. 27;D. Pasculli Ferrara, Contributi a G. B. Lama e a P. De Matteis, in Napoli nobilissima, s. 3, XXI (1982), p. 49; M. Di Gioia, Foggia sacra ieri e oggi, Foggia 1984, pp. 257, 264, 316, 343;G. M. Fazia, Il Museo civico di Foggia, Bari 1984, p. 33; C. Grassi, V. D. pittore del XVIII secolo, Roma 1985, pp. 32-36; F. Petrelli, Note alla Giornata nona, in G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, p. 230; A. Schiattarella, Note alla Giornata quarta, ibid., p. 93; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e contemporanei, Trani 1904, p. 631; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 593 (sub voce Mita, Vincenzo de); Diz. encicl. Bolaffi, Torino 1975, VII, p. 410 (da espungere, perché firmata e datata da P. De Maio, la Deposizione nella cattedrale di Foggia).