Uno dei sette colli di Roma. Il nome si fa derivare da antiche macchie di vimini delle quali sarebbe stato coperto. Dovette far parte etnicamente e politicamente del nucleo sabino del Quirinale, pur entrando più tardi di esso a far parte della città latino-sabina, e insieme con esso fu incluso sia nella IV Regione nell'ordinamento serviano sia nella VI Regione augustea. In età storica è un quartiere delimitato a S dall'Argiletum e ai lati dal Vicus Longus e dal Vicus Patricius; più tardi si estese fino alle porte Collina e Viminale. Una via che segue la cresta del colle V. è stata riconosciuta negli scavi per la costruzione del Teatro dell'Opera (vicus collis Viminalis). Al pari del Quirinale, a partire dall'età repubblicana divenne un quartiere di abitazioni prevalentemente signorili. Oltre che il culto di Vimino e di Vermino, di cui si è trovata un'ara nella via Volturno, sono ricordati un antico sacello di Nenia, e sacelli e lararî di età imperiale, tra cui quello sacro a Luperco nella casa di Creperio Rogato, scoperto presso la chiesa di S. Eufemia in via Urbana. Tra gli edifici profani sono noti un lavacrum Agripinae, le terme di Novato sul vico Patricio, il palazzo di Decio e le terme di Diocleziano. ▭ Sul colle V. ha sede il ministero dell'Interno, in un palazzo costruito nel 1902; nell'uso soprattutto giornalistico, per antonomasia, con l'espressione il V. si indica il ministero dell'Interno.