GUADAGNI, Vieri
Nacque a Firenze, nel quartiere S. Giovanni, "gonfalone" Chiavi, nel 1368 o 1369, da Vieri di Migliore e da Bernarda, detta Lulla, figlia di Andrea Rucellai, che si erano sposati nel 1363 e avevano avuto anche un altro figlio, Bernardo.
La morte di Vieri - appena ventenne -avvenuta nel 1368, prima della nascita del G., ne interruppe bruscamente la carriera politica a cui era stato appena avviato. Anche il G. si dedicò alla vita pubblica, pur non trascurando gli interessi economici, contribuendo a favorire il consolidamento della consorteria albizzesca all'interno del reggimento oligarchico, del quale divenne un esponente di primo piano in anni cruciali per Firenze, impegnata a contrastare le mire espansionistiche dei Visconti.
Sembra che il G., ancora giovanissimo, nel 1384, abbia sposato Margherita di Manno Donati; nel 1395 sposò Francesca di Simone Tornabuoni (zia di Lucrezia, futura moglie di Piero di Cosimo de' Medici), dalla quale ebbe dieci figli: Ginevra, Francesco, Niccolosa, Simone, Margherita, Migliore, Maddalena, Cassandra, Manno e Malatesta.
Nel 1391 si qualificò per i tre maggiori uffici, e così pure nelle elezioni del 1393. Il suo impegno nell'ambito del governo si esplicò anche con un'intensa attività diplomatica, che lo vide partecipe di numerose missioni a partire dal 1396, quando, dal 25 gennaio al 18 febbraio, venne inviato presso Conte da Carrara per condurlo al servizio della Repubblica impegnata in un'estenuante guerra contro il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti; analogamente, dal 26 febbraio successivo fino al 18 marzo, si recò a Bologna, a Ferrara e presso altre signorie della Romagna e nella Marca anconetana, allo scopo di cercare alleanze e di assoldare truppe.
A partire dal 1397 si può ricostruire il cursus honorum del G. per quanto concerne le cariche amministrative: dal 1° apr. 1397 ricoprì l'ufficio di capitano della Società di Orsammichele e il 1° maggio 1398 andò come podestà a Prato. Nel marzo-aprile 1399 conseguì il priorato e il 15 marzo 1400 entrò a far parte dei Dodici buonuomini; il 1° agosto seguente divenne ufficiale della Grascia. Nel 1401 intervenne più volte nei dibattiti politici: il 16 luglio, il 16 agosto, il 13, 15, 30 novembre, il 1° dicembre. Dal 27 genn. 1402 svolse l'ufficio di "operaio" di S. Reparata e, nello stesso anno, dal 26 marzo, quello di podestà di San Miniato; sempre nel 1402 venne eletto dai Dieci di balia commissario a Bologna e in Romagna allo scopo di assoldare truppe per la guerra in corso; il 1° genn. 1403 entrò a far parte dei Dieci di libertà.
Nel marzo seguente si recò a Ferrara per indurre il marchese Niccolò d'Este a organizzare, servendosi dell'aiuto del condottiero Alberico da Barbiano, un'impresa per sottrarre Bologna al dominio visconteo. Dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti il G. venne inviato in Lombardia, presso Alberico da Barbiano, per convincerlo ad allearsi con Francesco Novello da Carrara, signore di Padova, per dare sostegno alle città lombarde che avessero voluto ribellarsi al dominio visconteo; durante la missione fece tappa a Ferrara e a Venezia.
Il 1° genn. 1404 il G. andò come podestà a Montepulciano e il 1° luglio fu eletto ufficiale delle Carni; il 24 ottobre si espresse a favore dell'imposizione di nuove tasse. Il 25 genn. 1405 fu incaricato di recarsi a Roma presso il pontefice Innocenzo VII, insieme con Iacopo Salviati, vescovo di Fiesole, Tommaso Sacchetti e Lorenzo Ridolfi, per contribuire alla pacificazione della Chiesa. Il 25 apr. 1405 entrò in carica come capitano di Arezzo e, il 20 novembre, come ufficiale delle Castella; nel dicembre seguente si recò a Siena con Pierozzo Strozzi per dissuadere quella Repubblica dal prestare aiuto a Pisa assediata dai Fiorentini. Il 12 marzo 1406 venne estratto tra i Dodici buonuomini, e nel maggio seguente venne nominato, con Iacopo Gianfigliazzi e altri, commissario generale in campo presso l'esercito che assediava Pisa.
Poco dopo, tuttavia, ammalato, il G. chiese di rientrare a Firenze; il 1° dic. 1406 assunse la carica di ufficiale dei Difetti, il 1° giugno 1407 quella di podestà di Prato, il 16 dicembre successivo quella di ufficiale delle Gabelle del vino, mandato che lasciò il 27 febbr. 1408 perché eletto priore. Nel marzo-aprile conseguì ancora il priorato; inoltre, dal 1° marzo, ebbe anche l'incarico di operaio di S. Reparata e, dal 1° ottobre, quello di ufficiale delle Gabelle delle porte. Il 22 genn. 1409 fu inviato ambasciatore a Bologna per offrire aiuto al cardinale Baldassarre Cossa, legato pontificio, di fronte al nuovo pericolo rappresentato dal re di Napoli, Ladislao d'Angiò Durazzo, che muoveva con il suo esercito verso l'Umbria e la Toscana.
Il G. fu capitano della Montagna di Pistoia dal 28 ag. 1409, ma nel settembre venne inviato come commissario generale in campo, insieme con Iacopo Salviati, a Montepulciano presso Malatesta dei Malatesta di Pesaro, comandante dell'esercito fiorentino impegnato a contrastare l'avanzata del Durazzo. Fu membro dei Dieci di Pisa dal 18 ott. 1410 e degli Otto di custodia dal 16 marzo 1411; nell'aprile di quello stesso anno vinse lo scrutinio per i maggiori uffici; il 4 giugno seguente venne inviato con Iacopo Gianfigliazzi presso Carlo Malatesta, signore di Rimini, per indurlo a riconoscere l'autorità del pontefice Giovanni XXIII e a sospendere le incursioni nel territorio bolognese; dal 15 giugno divenne ufficiale delle Condotte e, dal 1° novembre, operaio di S. Reparata. Dal 13 maggio 1412 fu capitano della Cittadella di Pisa; il 12 settembre successivo venne nominato scrivano delle Gabelle del vino ma vi rinunziò; il 1° novembre fu eletto ufficiale delle Gabelle nuove, ma lasciò la carica il 29 dicembre perché estratto gonfaloniere di Compagnia.
Il 21 ag. 1413 fu inviato, insieme con Iacopo Gianfigliazzi e Giovanni Serristori, presso il Durazzo per convincerlo a far rientrare a Roma il papa Giovanni XXIII e a restituirgli i territori occupati. Il rientro a Firenze avvenne il 19 dicembre: durante il ritorno il G. sostò a Cascia, da dove scrisse il 12 dicembre ai Dieci di balia. Nel febbraio 1414 venne inviato a Venezia per sondare la possibilità che anche la Serenissima entrasse nella lega antiviscontea. Il 16 febbraio fu nominato provveditore delle Gabelle del vino; in seguito allo scoppio della guerra con il re di Napoli, Firenze cercò di trattare la pace inviando il 19 maggio seguente il G., insieme con Giovanni Serristori, presso Giovanni XXIII per convincerlo a cedere al Durazzo i territori richiesti relativi al vicariato di Campagna e Marittima.
Il 30 luglio 1414 venne immatricolato nell'arte del cambio; in seguito, il 1° ottobre, ebbe la carica di capitano della Società di Orsammichele; il 1° apr. 1415 divenne maestro delle Porte; il 1° apr. 1416 ufficiale delle Condotte, mandato che lasciò il 28 seguente per assumere quello di gonfaloniere di Giustizia. Maestro dei contratti dal 16 ag. 1417, si dimise anche da questo incarico per entrare a far parte dei Dodici buonuomini; il 1° settembre fu nominato operaio di S. Maria del Fiore. Dal 1° apr. 1418 divenne soprintendente delle Stinche; il 7 maggio seguente fu inviato a Ferrara presso Niccolò d'Este per le nozze di quest'ultimo con Parisina Malatesta; dal 1° ott. 1418 divenne ufficiale dei Pupilli.
Il 16 seguente venne nominato, insieme con altri sei cittadini fiorentini, tutore di Spinetta Malaspina, i cui possedimenti erano minacciati da altri membri della famiglia. Nel 1419, il 17 giugno, il G. iniziò un'altra missione, con Nerone di Nigi di Nerone, in Lunigiana, per trattare segretamente con Matteo Lomellini, sindaco della Repubblica di Genova, l'acquisto di Livorno.
Alla morte di Baldassarre Cossa, già papa Giovanni XXIII, avvenuta a Firenze alla fine del 1419, il G. provvide a farne eseguire le volontà testamentarie in base a quanto disposto dallo stesso Cossa, che lo aveva eletto a tal fine insieme con altri tre cittadini ritenuti tra i più importanti della città, Bartolomeo di Taldo Valori, Niccolò di Giovanni da Uzzano e Giovanni di Bicci de' Medici.
Il 1° dic. 1419 il G. ebbe la carica di ufficiale delle Condotte e il 23 dicembre effettuò con Alessandro di Salvi Bencivenni una missione a Genova presso Tommaso Fregoso per chiedere un trattamento migliore per i mercanti fiorentini in transito a Porto Pisano e per riprendere le trattative per l'acquisto del porto. Il 15 sett. 1420 il G. fu degli Otto di custodia; nel 1421, dal 1° aprile, dei Dieci di libertà e, dal 25 dello stesso mese, andò anche come capitano ad Arezzo.
Eletto operaio di S. Maria del Fiore il 1° genn. 1423, rinunciò in quanto ancora membro dei Dieci di balia; con lo scoppio della guerra contro Filippo Maria Visconti, duca di Milano, il 23 maggio il G. entrò a far parte dei Dieci di balia a cui venne conferita ampia autorità in relazione alla difficile situazione politica: tale ufficio venne ricoperto dal G. quasi ininterrottamente fino alla morte.
In questi anni egli acquisì un ruolo preminente nell'ambito del gruppo oligarchico facente capo a Rinaldo degli Albizzi, con il quale condivise l'impegno politico e un'intensa attività diplomatica. Sempre nel 1423 il G. ebbe l'incarico di ricevere in accomandigia Guidantonio da Montefeltro, conte di Urbino, e di recarsi a Venezia insieme con Giovanni Giugni per chiarire le ragioni della decisione di Firenze di muovere guerra al duca di Milano per contrastarne la politica espansionistica. Il 31 genn. 1424 compì una missione, con Rinaldo degli Albizzi e Giuliano di Niccolò Davanzati, a Ferrara, presso Niccolò d'Este, che si era offerto come mediatore tra Firenze e Milano e, quindi, a Bologna. Il 18 aprile seguente si recò a Rimini per esortare Carlo e Pandolfo Malatesta a venire a Firenze per prendere il comando dell'esercito. Nel maggio dello stesso 1424 venne incaricato con Michele Castellani e Rinaldo degli Albizzi di incontrare il legato pontificio a Bologna per rassicurarlo sull'alleanza con Firenze; nel giugno seguente il G. fu eletto commissario generale in campo, ma venne richiamato in quanto deputato insieme con Rinaldo degli Albizzi a recarsi presso il papa Martino V per convincerlo a muovere guerra al Visconti responsabile di aver occupato vari territori della Chiesa in Romagna. Nel corso della lunga missione, durata fino a ottobre, il G. intrattenne una fitta corrispondenza con i Dieci di balia, da cui si evince che aveva una ragione commerciale a Roma (ma possedeva anche un banco a Firenze e aveva costituito una compagnia commerciale con Niccolò Sacchetti e Fruosino da Panzano) e che soffriva di gravi disturbi agli occhi (Commissioni, II, passim).
Dal 25 nov. 1424 fu nuovamente dei Dieci di balia e deputato a ricevere l'accomandigia dei marchesi del Monte Santa Maria; nel dicembre dello stesso anno venne inviato con Matteo Castellani presso la flotta navale che si trovava vicino Genova, impegnata nella lotta contro Visconti.
Il G. morì il 3 ag. 1426, colpito da una bombarda mentre si trovava come commissario in campo presso Arezzo per seguire le operazioni di guerra.
Il 7 seguente si svolse una cerimonia funebre, a spese della Repubblica, nella cappella di S. Martino nella chiesa della Ss. Annunziata a Firenze. Dalla portata catastale del 12 luglio 1427 - presentata dai figli ed eredi del G., Francesco, Migliore, Manno, Simone e Malatesta - si sa che abitavano in una casa posta nel "popolo" di S. Broccolo e che avevano poderi e altre proprietà in Val di Sieve, nel popolo di S. Martino a Castello e nel popolo di S. Miniato.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Ceramelli Papiani, 2509, cc. n.n.; Carte Sebregondi, 2763-2766, cc. n.n.; Manoscritti, 248: Priorista Mariani, cc. 202-203; 597: Carte Pucci, VI, 40; Archivio delle tratte, 170, cc. 105r-106v; 356, c. 159r; 171, cc. 133r-134v; 357, c. 20r; 359, c. 89r; 597, c. 150v; 598, c. 68r; 599, cc. 69v, 178v (estrazione del 31 0tt0bre); Dieci di balia, Relazioni di ambasciatori, 1, c. 13v; Dieci di balia, Deliberazioni, condotte e stanziamenti, 6, c. 48r; 11, c. 89r; 14, cc. 1r, 65r, 67r, 74r; Dieci di balia, Legazioni e commissarie [lacunoso dal 1407 al 1451], 3, cc. 8v-9v, 34v, 100rv; Priorista di palazzo, cc. 144v, 154r, 162r (maggio-giugno 1416); Consulte e pratiche, 35, cc. 12r, 20v, 46v, 48v, 52v, 53v; 37, c. 81v; Signori, Legazioni e commissarie, 2, cc. 60r-63v; 3, cc. 47v, 51v-52r, 53rv; 4, cc. 83v-86r; 6, cc. 5v-6r, 32v-33v, 35rv, 81v, 100v-101r, 104rv; 7, cc. 33v-35v, 38r-39v (19 giugno 1424); Signori, Rapporti di oratori fiorentini, 2, cc. 5r, 20r-21r, 49r, 57v, 60r-61r, 123v-127r; Signori, Responsive, 8, c. 75; Arte del cambio, 12, c. 74v; Provvisioni, 108, cc. 147v-151r; Catasto, 57, cc. 903r-907v; Ufficiali della Grascia, 188, c. 87v; Mediceo avanti il principato, 98, n. 29; Firenze, Biblioteca nazionale, Mss. Passerini, 171.2; Poligrafo Gargani, 1017, cc. n.n.; M. Palmieri, De captivitate Pisarumliber, a cura di G. Scaramella, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XIX, 2, pp. 21 s.; Delizie degli eruditi toscani, XIV (1781), p. 297; XVI (1783), p. 233; XVIII (1784), pp. 300, 315-317, 320, 324 s., 328, 358; XIX (1785), p. 37; XX (1785), pp. 147, 161, 167; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per ilComune di Firenze, a cura di C. Guasti, Firenze 1867-73, ad indices; G. Cavalcanti, Istorie fiorentine, a cura di G. Di Pino, Milano 1944, pp. 26, 46, 96, 271; Le consulte e pratichedella Repubblica fiorentina nel Quattrocento, I, 1401 (cancellierato di ColuccioSalutati), Pisa 1981, pp. 179, 205, 284, 291, 304, 310; Le consulte e pratiche della Repubblica fiorentina(1404), a cura di R. Ninci, Roma 1991, pp. 38, 252, 307, 326, 331; M. Palmieri, La presa di Pisa, a cura di A. Mita Ferraro, Bologna 1995, p. 41; P. Petriboni - M. Rinaldi, Priorista(1407-1459), a cura di J.A. Gutwirth - G. Battista, Roma 2001, pp. 36, 43, 72, 106, 124, 170, 190 s.; L. Passerini, Genealogia e storia dellafamiglia Guadagni, Firenze 1873, pp. 54-65; G. Capponi, Storia della Repubblicadi Firenze, I, Firenze 1875, pp. 420, 450; G. Brucker, Thecivic world of early Renaissance Florence, Princeton 1977, pp. 213, 242, 266, 268, 282, 317, 344 n., 385 s., 389, 391, 415, 425, 434-436, 447, 452-454, 460, 461 n., 463 s., 470, 473; D. Kent, The rise of the Medici…, Oxford 1978, pp. 176, 215, 219 s., 318; D. Kent, Cosimo de' Medici and theFlorentine Renaissance, New Haven-London 2000, pp. 164, 172.