VIBIENUS
Su un certo numero di frammenti di matrici e di vasi aretini, provenienti dagli scavi a S. Maria in Gradi, appare la marca Vibien. Il repertorio e lo stile sono identici a quelli di serie tigranee dell'officina di M. Perennius (v.). La mancanza di altro nome fa supporre che la marca debba esser sciolta in Vibieni, in un genitivo, cioè, indicante che si tratta di un fabbricante. Anche la placca matrice, per applicazioni, l'unica nota, avente una marca, porta lo stesso timbro. Altrove la firma è configurata altrimenti.
Si ha così conferma dell'esistenza di un fabbricante d'altro nome che usava punzoni e criterî compositivi in vigore nell'officina di M. Perennius. Altri problemi derivanti da questa constatazione non sono ancora stati affrontati. Scarso interesse presentano questi prodotti dal lato estetico, e anche da quello tecnico sono riproduzioni fedelissime di vasi perenniani. L'epoca cui i prodotti con questa firma sono da attribuirsi è quella della fase tigranea di M. Perennius.
Un frammento di Heidelberg (Oxè, n. 172) con firma C. Vibien alla rovescia (da punzone per vaso liscio) e con decorazione diversa da quella del V. qui citato ha dato lo spunto per riconoscere in questo nome un maestro anonimo di Bargathes: la questione non è chiara e il "maestro A di Bargathes" è stato erroneamente configurato. Nella matrice del British Museum sono presenti anche punzoni di altre officine (rasiniani per lo più) e inoltre il criterio di distribuzione e decorazione delle varie zone è estraneo alla tradizione perenniana. Nella documentazione non molto ampia di V. questi vasi propongono problemi anche solo attributivi, per ora di difficile soluzione e ciò che con certezza è stato firmato da V. non consente di indicare le caratteristiche della sua produzione, anche se resta acquisito che per gran parte egli decorò nella stretta orbita di M. Perennius (v.) alla cui fase tigranea si deve ritenere contemporaneo.
Bibl.: H. B. Walters, Catalogue of the Roman Pottery in the Department of Antiquities, British Museum, Londra 1908, L. 110; A. Oxè, Arretinische Reliefgefässe vom Rhein, Francoforte s. M. 1933, pp. 90 s., Tav. XLVII; M. Dragendorff-C. Watzinger, Arretinische Reliefkeramik, Reutlingen 1948, p. 50 ss., n. 171; A. Stenico, in Arch. Class., VI, 1954, p. 315; id., in St. in onore di A. Calderini e R. Paribeni, III, 1956, pp. 414 s., n. 10; id., Liste di attribuzione del vasellame con rilievi edito fotograficamente (Revisione critica delle pubbl. sulla ceram. aretina), Milano 1960, p. 15.