VESTIBOLO (lat. vestibulum, d'incerta etimologia)
Vitruvio (VI-VII, 1), trattando degli ambienti che costituiscono la casa, li distingue tra quelli riservati "patribus familiarum" e quelli che, al contrario, sono chiamati "communia" e cioè quelle parti dove le persone del popolo possono venire di loro pieno diritto anche senza esservi invitate. Queste parti sono i "vestibula, i cavaedia, i peristilia e le cose che possono avere un uso simile".
Nella descrizione della casa, secondo Vitruvio, la posizione del vestibolo precede il cavaedium (sorta di avancorpo che dà accesso all'atrium) e questo l'atrium: il vestibolo, tanto nella casa romana quanto nella casa greca, è uno spazio aperto al limite della porta d'ingresso o rientrante rispetto al filo della casa o a guisa di portico. Dice Vitruvio che i vestiboli sono necessarî solamente per i nobili, che, disimpegnando funzioni onorifiche e magistrature, devono prestare uffici ai cittadini.
Nel linguaggio antico, vestibolo designa anche uno spazio libero che precede una sala: il portico che precede l'aula del tempio in antis o lo spazio riservato davanti alle tombe è indicato come vestibolo. Nel palazzo di Tirinto questo è fatto come il protiro di un tempio ad ante; nel palazzo di Festo esso è a forma di portico. Nella casa greca (case di Delo) assume la forma di un corridoio laterale; a Pompei il vestibolo forma talvolta una rientranza, poco profonda, del perimetro, sulla quale si apre la porta d'ingresso, come nella casa del Fauno, dei Vettii; nella Villa di Diomede invece il vestibolo ha forma di portico; nella Casa del Centenario, in quella del poeta tragico, ha forma di corridoio. A Roma il vestibolo è simmetrico, talvolta proteso in avanti oltre il perimetro della casa a guisa di sala (rilievi di una villa di Lanuvio) oppure è spostato su un lato del perimetro, come nella casa di Livia. Assume forme di porticato imponentte per grandiosità nel palazzo dei Flavî, sul Palatino, e forme rotonde, simmetriche, voltate a cupola, nel vestibolo del palazzo di Diocleziano a Spalato, presso la Porta Aenea, o, come nella Villa Adriana, nella cosiddetta Piazza d'Oro, il cui vestibolo è appunto costituito da una sala a cupola fiancheggiata da absidi.
Nei trattati del Rinascimento questo ambiente, intermedio tra l'esterno e l'abitazione vera e propria, viene indicato come portico, antiportico o androne "luoghi da passeggiare" (L. B. Alberti) dove i "clientoli possono, aspettando i loro padroni stare a disputare". Come funzione di disimpegno egli denomina questi ambienti come "anticamere". Anche Serlio parla di vestibolo e nei suoi esempî delle case in campagna e di quelle in città li dispone sempre con simmetria, a disimpegno delle camere di abitazione.
Nella concezione palladiana del palazzo classicamente disegnato, con rigida legge di simmetria, e con l'aspirazione alle rievocazioni romane, il vestibolo assume forme architettoniche complesse e monumentali. Nel palazzo Chierigati, a Vicenza, dopo un portico che fronteggia l'edificio, segue una sala allungata e absidata agli estremi, che immette alla scala. Posizione centrale occupa il vestibolo della casa Capra e della casa Della Torre, concepito con varietà di colonnati.
Nel palazzo del Rinascimento il vestibolo si caratterizza come sala più o meno aperta che precede, o su cui sbocca, la scala. La composizione si svolge in varî modi su tre elementi: atrio (portico esterno o interno compreso nel corpo dell'edificio); androne (passaggio che dal portone immette all'interno del palazzo, e comunicante quasi sempre col cortile); vestibolo. Gli esempî procedono dalle forme cinquecentesche (palazzo Angelo Massimi) alle forme più complesse e monumentali dei palazzi secenteschi, che questo elemento sfruttano scenograficamente. (Esempî: vestibolo del palazzo Barberini, del palazzo Doria-Pamphili; nel palazzo Altieri, arch. A. De Rossi, 1675; a Firenze nel palazzo Ximenes, architetto Silvani).
Nel palazzo italiano il vestibolo assume talvolta ampiezze tali da permettere che da esso prendano luce piani intermedî. Questo è caso frequente nell'architettura genovese, come nel palazzo Balbi Quartara del Petondi, nel palazzo dell'università (del Bianco, 1634). S'incontra nelle architetture barocche emiliane, come nel palazzo Montanari, Aldrovandi a Bologna (1748) del Torrigiani e nel Palazzo di giustizia; o in forme monumentali nel palazzo della Pilotta a Parma. La ricchezza e fantasia di planimetrie che caratterizzano palazzi piemontesi sorti sotto l'influenza guariniana e juvariana muove scenograficamente i vestiboli dei palazzi Barolo, Baroncelli, del palazzo Madama, del palazzo Paesana, del palazzo Ghilini ad Alessandria, dello Juvara-Alfieri, del palazzo Treville a Casale, dove i sistemi di vòlta s'intrecciano in forme bizzarre e complicate.
Tra le soluzioni monumentali si devono ricordare quelle del palazzo Corsini in Roma, del Fuga, e soprattutto quelle del Palazzo reale di Caserta, del Vanvitelli, il cui vestibolo costituisce il nodo nel quale si collegano i corpi di fabbrica centrali, le scale monumentali, l'ingresso alla cappella.
I palazzi veneziani, nel loro caratteristico e permanente schema distributivo, ci dànno esempî di vestiboli architettonicamente scenografici, ed equivalenti, in altezza, alla somma di due piani, che da esso derivano indiretta illuminazione: tali i vestiboli dei palazzi Pesaro e Rezzonico del Longhena, del palazzo Grimani del Sanmicheli, del palazzo Corner, ora Prefettura, del Sansovino. Ancora nell'architettura veneziana troviamo una forma intermedia tra il vestibolo e la sala di disimpegno, che ha il riscontro più noto nella hall degl'Inglesi: tale, ad esempio, è la sala della Ca' Rezzonico a Bassano (1724-1734) dalla quale si svolgono, oltre ai disimpegni di varî ambienti, per due piani, anche la scala.
Nella teoria ottocentesca il vestibolo deve occupare la posizione centrale nel gruppo degli ambienti dei quali esso costituisce disimpegno; esso segue l'androne o il portico, col quale si collega; ad esso si collega la scala, e, talvolta, questa s'immedesima col vestibolo stesso.
Nella numerosa serie degli edifici che l'Ottocento ha dovuto creare per soddisfare alle estese esigenze di una nuova civiltà in rapida formazione, il tema del vestibolo è quello nel quale gli architetti esprimono - a completamento della forma esterna - il carattere degli edifici stessi. In tutti gli edifici pubblici: ministeri, municipî, palazzi del governo, parlamenti; negli edifici di carattere finanziario: borse, banche; in quelli di cultura: musei, università, biblioteche; di spettacolo: teatri; di traffico: stazioni, i corpi di fabbrica che in vario modo li compongono, si riannodano e snodano da questo elemento della distribuzione - il vestibolo - considerato come centro della composizione e come elemento nel quale l'espressione e la forma monumentale dell'esterno penetra nell'interno.
Gli edifici che sono caratterizzati da un grande salone per uso pubblico, come borse, banche, dispongono il vestibolo immediatamente dopo l'atrio, aperto, o chiuso: tali i vestiboli della Borsa di Amsterdam (del 1884, arch. Cordonnier), di Bruxelles (del 1860, arch. Says), di stile classico-romanizzante, della Banca d'Italia del Koch.
Grande importanza è attribuita nella costruzione dei musei, al vestibolo, che, secondo la nozione dei trattatisti del sec. XIX, deve essere considerato "come la prefazione di un libro". Già nella trasformazione dell'edificio secentesco destinato a museo, a Napoli, esiste il concetto di un'ampia sala da cui si diramano gli accessi alle ali dell'edificio.
I grandi musei tedeschi di Monaco (del Klenze), di Dresda (del Semper); inglesi (Nuova galleria d'arte a Londra, del Sidney-Smith); russi (Museo imperiale, del Klenze); di Vienna (di Hagenauer e Semper), compongono vestiboli ottagoni, circolari, a centro delle varie diramazioni del museo o galleria.
Imponenza monumentale acquistano i vestiboli negli edifici per i parlamenti che si costruiscono nella seconda metà del sec. XIX. Nel parlamento di Budapest, (neogotico; arch. Steindl, 1883); in quello di Vienna (neogreco; architett. Hansen, 1882); in quello di Berlino (arch. M. P. Wallot, 1894), il vestibolo, che talora s'identifica con la Sala dei passi perduti, riprende gli elementi stilistici esterni e, come nel caso del parlamento di Berlino, si rivela nella linea esterna, ascendente nel centro dell'edificio. Nel parlamento di Roma, di E. Basile, il vestibolo assume forma di galleria.
Analoga espressione hanno i vestiboli dei Palazzi di giustizia: quello del Palazzo di giustizia di Bruxelles (arch. Polaert, 1884) in armonia con la monumentalità esterna, è alto quanto tutto l'edificio, e, nel centro, s'innalza come slanciato tiburio. Il Calderini, nel Palazzo di giustizia di Roma, con più pacato ritmo e con rievocazione degli effetti scenografici delle fantasie del Bibbiena, ha costituito nei suoi vestiboli il disimpegno delle maggiori aule di giustizia.
Nelle biblioteche il vestibolo ha funzioni importanti come punto d'incrocio dei servizî di catalogo e d'ingresso ai settori della distribuzione e alle sale di lettura.
Il vestibolo dei teatri serve all'attesa del pubblico e segue il portico carrozzabile: interposto tra i disimpegni interni della sala e l'esterno, esso costituisce anche la transizione di temperatura tra l'interno e l'esterno.
Nel Teatro dell'Opera di Parigi (arch. Garnier) esso corrisponde alla fronte dell'edificio, e su esso s'apre successivamente il vano contenente lo sviluppo delle scale d'accesso ai varî piani. Simile disposizione è nei teatri di Vienna, di Dresda.
Nei teatri italiani, possiamo riscontrare che, alla comune disposizione frontale, come è quella del teatro della Scala di Milano, del Piermarini, si aggiunge una disposizione di vestiboli laterali, adottati nel teatro Massimo di Palermo, del Basile, in forma di aule circolari addossate al corpo dell'edificio.
Nelle stazioni, la sala della biglietteria e le diramazioni dei vari servizî in partenza si possono considerare quali vestiboli di questo particolare edificio.
La moderna architettura assume carattere dal modo di usare le strutture in cemento armato, ma, dal punto di vista distributivo, il vestibolo non muta la sua funzione.
I ministeri dell'Aeronautica a Roma (arch. Marino) e delle Corporazioni (M. Piacentini e F. Vaccaro); il palazzo delle Poste di Napoli (arch. V. Vaccaro); il palazzo del Rettorato nella città degli studî di Roma (arch. M. Piacentini); il costituendo Palazzo di giustizia di Milano (arch. M. Piacentini); la nuova stazione di Firenze, pongono il vestibolo come smistamento delle varie gallerie di disimpegno, delle scale d'onore, come accesso ai diversi settori o sale per uso del pubblico. Traggono dallo slancio delle esili strutture del cemento armato e dagli effetti di luce e di colore dei rivestimenti, l'elemento di rappresentanza e di espressione.
Bibl.: Per la consultazione più rapida di planimetrie, si veda in Handbuch der Architektur, Lipsia, i volumi dedicati ai tipi di edifici. Inoltre, Manuale dell'architetto a cura di D. Donghi, Torino.