vergogna
Sentimento di umiliante mortificazione per un comportamento, proprio o altrui, percepito come inopportuno, riprovevole, irriguardoso.
L’esperienza emotiva della v. è di tipo cosciente, poiché coinvolge i processi cognitivi superiori (valutazioni) che organizzano le diverse risposte comportamentali e neurovegetative a seconda della situazione in cui si trova l’organismo. Tale processo emotivo viene innescato da stimoli esterni che vengono elaborati in diversi sistemi specializzati (come quelli sensoriali, spaziali o del linguaggio). Essi possono essere trattenuti simultaneamente nelle ‘memorie tampone’, che inviano segnali, sotto forma di potenziali, alla memoria di lavoro, situata nel lobo frontale. Quest’area invia i segnali all’amigdala che, a sua volta, invia fibre nervose alla corteccia prefrontale, all’ippocampo (memoria esplicita a lungo termine) e alle aree corticali a esso connesse. In questo modo l’amigdala può influire sulle percezioni correnti, sulle immagini mentali, sulla memoria di lavoro, sulla memoria a lungo termine e sui processi di pensiero di ordine superiore. Le risposte somatiche e viscerali ritornano verso l’amigdala e verso le aree corticali coinvolte nell’espressione fisica dell’emozione. La specifica situazione di v. può rievocare, infine, analoghe esperienze già vissute, riattivando ricordi e stimolando le medesime risposte comportamentali avute in passato.
A livello fisiologico, il sistema nervoso autonomo provoca un rossore facciale ben visibile e acutamente avvertito dalla persona stessa, che in alcuni casi può sfociare nel sintomo della paura di arrossire (ereutofobia). È tuttavia possibile provare v. senza arrossire o, perfino, presentando un certo pallore. Le risposte comportamentali caratteristiche della v. consistono sostanzialmente nel chinare il capo, nel curvarsi, nell’abbassare gli occhi evitando di osservare gli oggetti circostanti: l’interpretazione più diffusa è che la persona voglia ‘farsi piccola’, tanto da passare inosservata sottraendosi all’esposizione e allo sguardo altrui.
La v. si origina nello sviluppo infantile in concomitanza con l’emergere della consapevolezza di sé come oggetto di osservazione da parte degli altri. Verso il 7°÷8° mese di vita, il comportamento intrusivo di una persona può trasmettere al bambino un senso di disagio, inducendolo ad assumere gli atteggiamenti tipici della v.: abbassare gli occhi, coprirsi il viso, oppure piangere. Il Sé è il prodotto delle relazioni interpersonali sorte nel corso dell’esistenza: il sentimento della v. contribuisce a strutturarlo e a mantenerlo integro. Secondo le teorie dell’attaccamento, il sentimento di v. si origina nelle specifiche modalità di accudimento genitoriale. Uno stile genitoriale autoritario e punitivo può infatti segnalare un giudizio negativo verso il bambino, un’attribuzione globale in grado di elicitare sentimenti di v. senza consentire la riflessione sul contenuto del rimprovero; ripetute esperienze umilianti e fallimentari fanno maturare un sentimento di inadeguatezza. Di fronte a una relazione disturbata (per es., con madri depresse o manchevoli), il bambino manifesta maggiori difficoltà nell’accettare la propria persona e nel gestire gli affetti; ciò si riflette in maniera incisiva sullo sviluppo dell’autostima e dell’identità.
Le persone che sperimentano il senso di inadeguatezza o indegnità di essere amati vivono con profondo dolore il rapporto con gli altri. Questa sofferenza induce il soggetto a orientarsi verso stili di vita caratterizzati da eccessiva meticolosità nelle attività intraprese (perfezionismo), timidezza e distacco dalla società (Gershen Kaufman). In casi estremi l’individuo diviene affetto dalla cosiddetta ‘fobia sociale’. Il fobico sociale è animato da un grande desiderio di trasmettere una buona impressione agli altri, unitamente all’insicurezza e all’incertezza sul raggiungimento di tale obiettivo. L’imbarazzo e la v. sono stati emotivi che caratterizzano anche il disturbo evitante di personalità e sono presenti anche nel disturbo borderline di personalità. Allorché una persona sperimenta frequentemente la v. in situazioni di intensa umiliazione e non riesce a difendersi dall’irrompere dell’angoscia e della colpa, sorgono i presupposti emotivi della depressione.
Considerata prima da Sigmund Freud (1896) come sintomo traumatico, ignorata da Melanie Klein, considerata alle volte come indistinguibile dalla colpa (➔), la v. diventa oggetto di interesse specifico negli anni Cinquanta del secolo scorso. Essa comincia ad apparire nella prima infanzia e si rafforza durante la fase edipica e la fase di latenza. Nel sentimento di v. vi è la componente ideale del Sé, ossia il Sé ideale – costituito dalle identificazioni con aspetti delle persone amate, ammirate e temute –, e parti del Sé reale, allorquando le aspettative altrui non vengono realizzate secondo i criteri consci stabiliti dall’Io, o secondo i criteri inconsci stabiliti dall’ideale dell’Io. Nell’evoluzione del pensiero psicoanalitico, l’emergere di una prospettiva centrata sulla v. è stato favorito dall’elaborazione della teoria del narcisismo (➔); questa, a sua volta, rappresenta la naturale conseguenza dell’affermarsi di una concezione relazionale, e non più pulsionale, dello sviluppo umano, in base alla quale le vicende pulsionali vanno comprese mediante le relazioni affettive operanti fin dalla nascita. Le teorie cognitivosociali ravvisano nella v. la risposta alla compromissione dello scopo di presentare una buona immagine di sé agli altri o a sé stessi. Secondo Cristiano Castelfranchi, infatti, la v. è il timore di non riuscire a conservare la propria buona immagine agli occhi degli altri. Alla necessità di avere una valutazione positiva di sé che si realizza in un buon livello di autostima, si aggiunge la necessità di percepire la stima altrui; ossia, si cerca nella considerazione degli altri una conferma o un supporto alla propria stima. Affinché ci si vergogni di fronte agli altri, è necessaria dunque la condivisione dei criteri di valutazione ed è fondamentale che il soggetto abbia una buona considerazione di tali persone.