VENDITA (XXXV, p. 39; App. II, 11, p. 1095)
Vendita a rate. - La v. a rate dei beni di consumo costituisce la forma più importante di "credito al consumo", espressione che sta ad indicare il complesso di quelle attività creditizie (in senso ampio) che - come primo effetto esteriore, immediato - determinano una anticipazione dell'acquisto di beni o servizî rispetto al momento in cui normalmente l'acquisto avverrebbe con l'accumulazione di risparmio. (Le altre forme di credito al consumo sono: il rimborso rateale di prestiti concessi direttamente al consumatore da un'azienda di credito o da un istituto specializzato; la concessione di una dilazione al pagamento - non rateale - del prezzo del bene acquistato; la concessione di prestiti diretti al consumatore, da rimborsare in unica soluzione).
I contratti adoperati per le v. rateali assumono prevalentemente due forme: la forma inglese dell'hire-purchase agreement (contratto di locazione-vendita) e quella, americana, del credit sale agreement. Il primo è un contratto speciale di locazione che prevede il trasferimento della proprietà della cosa locata dal locatore-venditore al locatario-compratore all'atto del pagamento dell'ultima rata. Tale contratto, che corrisponde all'italiana "v. con riserva della proprietà" regolata dagli artt. 1523 e segg. del cod. civ. del 1942, presenta evidentemente una forte garanzia reale contro eventuali inadempienze o frodi; il secondo contratto consiste in una vera e propria v. a credito con pagamento rateale, senza patti o condizioni che ne ritardino l'effetto traslativo.
I principali fattori che agiscono sulla domanda di credito rateale sono: il livello del reddito (risultano indebitati in misura maggiore i gruppi aventi redditi medî) e la sua distribuzione (ogni variazione in questa provoca variazioni nella domanda di beni di consumo e quindi di credito rateale); le disponibilità liquide dei singoli; i prezzi dei beni di consumo durevoli; il costo del credito rateale (differenza tra il prezzo del bene a contanti e il prezzo che esso viene complessivamente ad avere se è pagato a rate); e soprattutto i "termini" del contratto di v. rateale (pagamento iniziale e lunghezza del contratto).
Il fenomeno delle v. a rate può avere effetti sullo sviluppo economico e sulle fluttuazioni economiche, in quanto influisce sulla struttura e sulla entità della domanda. Se infatti il credito rateale non provocasse mutamenti nella domanda dei consumatori, ma si limitasse a determinare uno spostamento in avanti nel tempo di una domanda rimasta invariata nella sua struttura ed entità, gli effetti mediati non sarebbero di grande rilievo. Si determinerebbe solo la necessità di qualche "aggiustamento" del sistema economico nel periodo in cui si verifica l'"anticipazione". In realtà però il credito rateale provoca sia mutamenti nella struttura della domanda dei consumatori (favorendo spostamenti verso acquisti di beni di consumo durevole), sia notevoli aumenti della entità della domanda complessiva (probabilmente più elevati dell'aumento del credito rateale stesso); quindi può causare una corrispondente diminuzione del risparmio, effettivo o potenziale. Varie sono le ragioni di questo secondo fenomeno. Il complesso degli accantonamenti effettuati per i pagamenti iniziali di acquisti rateali è inferiore al volume degli accantonamenti compiuti per pagare l'intera somma in contanti senza il credito rateale; il credito al consumo determina una spinta a spese aggiuntive, collegate con i beni acquistati a rate (per es., benzina rispetto alle automobili) e crea la possibilità di reagire prontamente a fattori stagionali, agendo da catalizzatore degli impulsi ad acquistare; un'altra causa infine può essere la mancanza di precisione nella previsione dell'andamento delle spese future (cioè imprecisione sulla possibilità di ridurre le proprie spese dopo un grosso acquisto compiuto a rate).
Tuttavia, circa l'effetto negativo di lungo periodo sul risparmio, l'opinione non è del tutto pacifica: alcuni sostengono che il credito rateale non si ripercuote sfavorevolmente sulla accumulazione di disponibilità; altri affermano il contrario. A seconda che si accetti l'una o l'altra tesi si traggono conclusioni molto diverse riguardo allo sviluppo economico. In realtà si possono individuare due correnti teoriche. La prima (E. Miller, M. Abramovitz, R. F. Henderson, ecc.) considera il credito al consumo come un elemento fondamentale per lo sviluppo economico. Partendo dalla considerazione che in un lungo periodo il risparmio non è influenzato e che le industrie produttrici di beni durevoli venduti a rate aumentano la loro attività, gli economisti di questa corrente sostengono che (data anche la eventualità che gli individui tendano a lavorare di più) lo sviluppo economico è favorito. La seconda corrente (specialmente F. A. Lutz) sostiene che il credito rateale provoca una diminuzione del risparmio e, di conseguenza, degli investimenti cosiddetti produttivi: lo sviluppo economico dato che - come si afferma - il credito alla produzione è più "produttivo" del credito al consumo, ne risulta ritardato.
In realtà la previsione (che sembra accettabile) di una diminuzione del risparmio non è sufficiente per condurre alla conclusione negativa della seconda corrente: occorrerebbe distinguere tra economie cosiddette sviluppate ed economie cosiddette sottosviluppate, e studiare quali sono - nelle varie situazioni - gli effetti di lungo periodo di una espansione delle industrie produttrici di beni durevoli (ai quali - si può dire - è limitato il fenomeno del credito rateale).
Gli effetti sullo sviluppo economico vanno poi studiati in connessione con gli effetti del credito rateale sulle fluttuazioni economiche, dato che queste non sono altro che un modus operandi del trend di sviluppo. È opinione accettata dalla prevalente dottrina in materia che il credito al consumo costituisce un fattore di instabilità, che tende ad aggravare i movimenti ciclici, sia nella fase di ascesa sia nella fase di depressione. Sorge quindi il problema di controllare il credito rateale per imprimere ad esso una funzione anticiclica (le misure più efficaci sono quelle che agiscono sui "termini" del contratto di vendita rateale: pagamento iniziale e lunghezza del contratto). Ma tali controlli debbono essere attuati nel quadro di una organica politica "stabilizzatrice" in tutti i settori del credito, come pure nel quadro più ampio di una politica "di sviluppo".
Bibl.: E. R. A. Seligman, The economics of instalment selling, New York 1927; R. Nugent, Consumer credit and economic stability, ivi 1939; G. Haberler, Consumer credit and economic fluctuations, New York 1942; Federal Reserve System, Consumer instalment credit, voll. I-VI, 1957; G. Caravale, Il credito al consumo, Torino 1960.