RONCHI, Vasco.
– Nacque a Firenze il 19 dicembre 1897 da Giorgio e da Maria Bartoli.
Ben poco si conosce dei suoi primi anni. Entrato alla classe di scienze della Scuola normale superiore di Pisa per studiare fisica, partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale del genio e fu insignito di una medaglia al valor militare. Nel 1919 si laureò in fisica con Antonio Garbasso e all’inizio degli anni Venti divenne suo assistente presso l’istituto di fisica dell’Università di Firenze, dove sviluppò un forte interesse per l’ottica; già nel 1922 ideò una disposizione sperimentale conosciuta come test di Ronchi.
Più semplice di quello di Jean Bernard Léon Foucault, questo test permette di controllare la qualità di elementi ottici e in particolar modo degli specchi concavi. Un fascio di luce emesso da una fenditura viene riflesso dallo specchio in esame e attraversa un ‘reticolo di Ronchi’ (composto da una serie di linee opache equidistanti e parallele aventi una frequenza di 4-8 linee al mm) per venire osservato tramite un oculare. Sulla superficie dello specchio appaiono delle frange oscure la cui forma indica la qualità della curvatura della superficie ottica. Ancora oggi il test di Ronchi è molto utilizzato per controllare la qualità di telescopi a riflessione e altri strumenti, ed è particolarmente apprezzato dai costruttori di telescopi amatoriali.
Durante la prima guerra mondiale le forze alleate si erano trovate in netta inferiorità rispetto alla Germania nella produzione di vetro ottico e di strumenti ottici (teodoliti, telemetri, binocoli, periscopi ecc.) assolutamente necessari per la conduzione delle operazioni belliche. Ronchi si era reso conto dell’inefficienza dell’industria italiana e dell’inadeguatezza dei suoi strumenti e per anni si adoperò per migliorare la produzione ottica in Italia.
Già verso il 1918 Luigi Pasqualini (direttore delle Officine Galileo), il generale Eugenio Righi (direttore del laboratorio di precisione del Regio Esercito) e lo stesso Garbasso fondarono il Laboratorio di ottica e di meccanica di precisione a Firenze e la Vetreria del R. Esercito a Roma. Il primo avrebbe dovuto stimolare studi e sperimentazioni nel campo dell’ottica, la seconda occuparsi delle ricerche e della produzione di vetro ottico. Con la fine del conflitto, venuta meno la situazione d’urgenza, tali istituti, dotati di pochi mezzi, dovettero affrontare anni di crisi. Soltanto negli anni Venti, grazie anche grazie alla fondazione dell’Associazione ottica italiana (AOI) di cui Ronchi fu nominato segretario, le cose cominciarono a cambiare. L’Associazione pubblicò due riviste, prima il Bollettino dell’Associazione ottica italiana e in seguito, a partire dal 1934, Ottica, sulle quali apparvero anche numerosi articoli di Ronchi.
Verso il 1926 il Laboratorio di ottica fu trasformato in Istituto nazionale di ottica. Ronchi ne assunse la presidenza che mantenne sino al 1978.
Convinto assertore della politica autarchica e con l’appoggio del regime fascista, fece grandi sforzi per superare le non poche difficoltà iniziali incontrate dall’Istituto, quali la mancanza di spazi adatti per i laboratori, di strumentazione adeguata, di testi scientifici specializzati, come pure le incomprensioni di parte degli industriali dell’epoca. Ma la difficoltà maggiore fu quella di reperire il personale altamente specializzato. Per ovviare a questo inconveniente e per dare nuovo slancio all’industria ottica italiana, l’Istituto istituì sin dal 1928 dei corsi per tecnici specializzati in ottica che facevano largo uso di tecnologie allora in pieno sviluppo, quali l’interferometria.
Nei cinquant’anni di presidenza Ronchi, l’Istituto nazionale di ottica divenne un centro di eccellenza nel quale vennero formati ricercatori e scienziati di prima grandezza e tecnici altamente specializzati, avvalendosi anche della collaborazione di numerosissime personalità di livello internazionale nel campo dell’ottica. Nel 1934, Ronchi organizzò per AOI l’Esposizione nazionale di strumenti ottici, in occasione della quale fu nominato commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia. Fra le realizzazioni più spettacolari dell’Istituto, basti ricordare il progetto del grande telescopio a riflessione Galileo, con uno specchio da 122 cm, costruito negli anni Quaranta dalle Officine Galileo per l’osservatorio astronomico di Asiago.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia fu costretta ad abbandonare la produzione di strumenti ottici per usi militari e l’Istituto smise i corsi per ingegneri e tecnici, ormai meno richiesti; rivolse allora le proprie attività alla formazione di ottici e optometristi. Alla fine degli anni Sessanta, grazie a Ronchi, fu istituita a Vinci una scuola di optometria, emanazione dell’istituto nazionale di ottica, che a partire dal 1971 prese il nome ufficiale di Istituto superiore di optometria Vasco Ronchi.
Per sopperire almeno in parte al bisogno di buoni testi di ottica, nel 1967 venne creata la Fondazione Ignazio Porro (in memoria del celebre ottico piemontese del XIX secolo) e Ronchi ne divenne presidente. La Fondazione pubblicò nove volumi e cessò la sua attività nel 1971. L’instancabile Ronchi, dal canto suo, accanto ai numerosi impegni istituzionali e alle attività scientifiche, si adoperò per migliorare e incrementare la produzione di strumenti ottici grazie alla collaborazione di ditte italiane e straniere.
Nel 1944 lo aveva colpito una grave sciagura: il suo unico figlio maschio, Giorgio, nato nel 1931 dopo due femmine, Lucia (nata nel 1927) e Laura (nata nel 1929), dal matrimonio con Edda Suckert (sorella di Curzio Malaparte), era stato ucciso da una bomba a Firenze. In sua memoria Ronchi istituì la Fondazione Giorgio Ronchi, la quale dal 1946 pubblica gli Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, rivista bimensile dedicata alla scienza e alla tecnologia con particolare predilezione per tutti gli aspetti dell’ottica e della sua storia. La Fondazione, di cui Ronchi fu presidente a vita, ha inoltre pubblicato oltre ottanta monografie e ha organizzato numerosi workshops e convegni.
Ronchi fu un autore estremamente prolifico, pubblicò una trentina di libri e circa novecento articoli, che toccano praticamente tutti gli aspetti dell’ottica nonché della sua storia. Da questi scritti appare che la sua attività scientifica può essere suddivisa in tre filoni principali. Il primo comprende le ricerche di ottica teorica e sperimentale, gli articoli relativi alla costruzione degli strumenti, all’optometria e all’occhialeria, alle tecniche fotografiche, all’illuminazione, alle più svariate applicazioni dell’ottica in campo sia civile sia militare, ai problemi industriali concernenti la produzione di apparecchiature e di vetro ottico e all’insegnamento e alla formazione di personale specializzato. Il secondo, che rappresenta una mole molto importante delle sue ricerche, è dedicato alla storia della scienza e, in particolare, a quella dell’ottica, dall’antichità fino al XIX secolo. Ronchi scrisse molto su Galileo e i suoi telescopi; studiò inoltre le opere concernenti l’ottica di, tra gli altri, Leonardo da Vinci, Giovanni Keplero, Evangelista Torricelli, Francesco Maria Grimaldi, Robert Hooke, Isaak Newton, Ruggero Giuseppe Boscovich, Johann Wolfgang Goethe, Giovanni Battista Amici. Nel 1939 pubblicò a Bologna la sua Storia della luce; una seconda edizione notevolmente ampliata apparve nel 1952, e pochi anni dopo il volume fu tradotto in francese (1956) e infine in inglese (1970). Un’ultima versione italiana apparve nel 1983 (Roma-Bari).
Il libro riscosse un notevole successo e suscitò non pochi dibattiti e anche aspre critiche. Oggi, alla luce delle ricerche degli ultimi decenni, gli studi galileiani di Ronchi sono considerati l’opera più di un ammiratore che di un commentatore spassionato, mentre la sua Storia della luce appartiene a una storiografia ormai largamente superata.
Le ricerche storiche di Ronchi contribuirono non poco allo sviluppo della storia dell’ottica sia in Italia sia all’estero. Per questi suoi studi, nel 1953 fu eletto presidente della Union internationale d’histoire des sciences, carica che rivestì sino al 1970. Inoltre, nel 1959 fu tra i fondatori e primo direttore della rivista di storia della scienza e della tecnologia Physis, che intendeva riprendere l’opera di Aldo Mieli.
Negli ultimi anni di vita, Ronchi, sempre molto attivo, fu impegnato in una serie di speculazioni scientifiche e filosofiche mirate a ridefinire la natura e il concetto di ottica, speculazioni che rappresentano essenzialmente il terzo filone delle sue ricerche. Tali riflessioni, che appaiono già in parte nella sua Storia della luce, rappresentano il tema principale del suo ultimo e ambizioso libro, La genesi del mondo apparente (Firenze 1985).
Per Ronchi la rivoluzione kepleriana aveva ridotto l’ottica a una branca della fisica (che diventerà nell’Ottocento una parte dell’elettromagnetismo) e della matematica (ottica geometrica). Per lui l’ottica è una scienza complessa ed estremamente articolata, che deve riconoscere la posizione centrale dell’osservatore per divenire la scienza della visione: non confinabile pertanto al solo elettromagnetismo, e impegnata nello studio dei meccanismi fisiologici e psicologici che la influenzano. Anche quest’opera, ampiamente dibattuta, non mancò di suscitare critiche e controversie.
Ronchi, che fu anche presidente del Gruppo italiano di storia della scienza, fondato nel 1948, fu membro di varie accademie e associazioni, divenne cittadino onorario di Vinci e fu insignito di numerose onorificenze italiane e straniere, tra le quali della Legion d’onore francese. Nel 1975 fu nominato cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Fu fellow e in seguito emeritus fellow della Optical Society of America.
Le attività di Vasco Ronchi contribuirono grandemente allo sviluppo di tutte le branche dell’ottica moderna in Italia. Il suo ruolo in campo sia scientifico sia industriale e istituzionale è stato certamente importante e ha profondamente marcato l’evoluzione di tutte le discipline relative all’ottica del Novecento. Se le sue ricerche storiche ed epistemologiche sono oggi in gran parte superate, così come le controversie che le accompagnarono, bisogna riconoscere che in questi ambiti la sua opera contribuì allo sviluppo e al rinnovamento della storia della scienza nell’Italia del secondo dopoguerra.
Morì a Firenze il 31 ottobre 1988.
Fonti e Bibl.: V. Ronchi, L’Istituto Nazionale di Ottica, Roma 1941, pp. 3-27; Id., My life, in Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, XLIII (1988), 6, pp. 668-677; L’ottica in Italia tra Otto e Novecento. Un contributo alla storia della scienza e della tecnica. Atti del Convegno... 1999, a cura di E. Capannelli - E. Insabato, ibid., LV (2000), 4-5, passim; L.R. Ronchi - L. Ronchi, In memory of V. R. (1897-1988) 25 years after his death, ibid., LXVIII (2013), 6, pp. 731-772 (con bibliografia completa delle opere di Vasco Ronchi).