VAMPIRO
. Nome dato a diverse specie di Pipistrelli cui si attribuì il costume di aggredire durante il sonno uomini e animali per succhiarne il sangue.
Le prime notizie di pipistrelli sanguivori si hanno nelle relazioni dei viaggi nell'America intertropicale di Ch.-M. de La Condamine, P. Martyr, del Padre Jumelle e degli Ulloa verso la metà del sec. XVIII.
Il primo naturalista che usò la voce vampyrus fu Linneo, ma erroneamente, malgrado la frase "noctu haurit sanguinem dormientium" per vespertilio spectrum L. che in seguito fu incluso nel genere Vampyrus Leach, che è frugivoro e insettivoro; Spix chiama la Glossophaga soricina (Pall.) "sanguisuga crudelissima" e Waterton "vampire" l'Artibeus planirostris Pet., entrambe specie frugivore (v. fillostomatidi). È ora assodato che le specie veramente sanguivore sono il Desmodo, come per primo poté accertare C. Darwin, il Diaemus Youngi Jent. e Diphylla ecaudata Spix, che appartengono alla fam. Desmodontidae.
Folklore.
La superstizione popolare chiama vampiro l'essere umano che dopo la morte continua a vivere nella sepoltura, donde esce per succhiare il sangue ai dormienti.
Fra i rimedî, uno dei più comuni è quello di mangiare la terra che ricopre il cadavere vampiro; ma con ciò l'individuo si sottrae alla morte immediata, non al contagio, per cui è destinato a diventare a sua volta vampiro, appena morto. Contro ciò non vi è che una prova orribile: dissotterrare il cadavere sospetto, forarlo con un palo tagliato da un albero verde, troncarne il capo e arderne il cuore. Un tempo si fantasticò di vampiri volanti appena nati, e tuttavia si dicono morsi dai vampiri i bambini che uscendo dall'alvo materno, portano sul corpo delle lividure. In passato la superstizione era molto diffusa nell'Europa centrale, specie nella Serbia, nella Valacchia, nell'Ungheria, dove fece molte vittime; né è del tutto scomparsa ancor oggi.
Bibl.: F. von Scherz, In magia postuma, Olmütz 1705; G. Davanzati, Dissertazione sopra i vampiri, 2ª ed., Napoli 1789; Z. Zanetti, La medicina delle nostre donne, Città di Castello 1892; G. Strafforello, Errori e pregiudizi volgari, 2ª ed., Milano 1901.