Uruguay
La pampa orientale
Piccolo e poco popolato rispetto ai suoi vicini, l’Uruguay faticò a lungo a restare indipendente, ma fra la metà del 19° e la metà del 20° secolo ebbe un periodo di rapida crescita e di prosperità, attirando centinaia di migliaia di immigrati, soprattutto italiani. La dipendenza dall’allevamento, praticato sui vasti pascoli delle pampas, rende l’Uruguay economicamente fragile, come tutti i paesi che vivono dell’esportazione di materie prime e prodotti agricoli
Quasi pianeggiante (l’altitudine massima è 514 m), il territorio dell’Uruguay è delimitato a ovest dal fiume da cui prende il nome e a sud-ovest dall’estuario del Rio de la Plata. Presso l’Oceano Atlantico si aprono ampie lagune; altri laghi si trovano al centro del paese. Il suolo è fertile e il clima temperato e abbastanza umido da consentire la coltivazione di cereali e la crescita di vaste praterie naturali, che sono la principale risorsa del paese.
Gli abitanti sono quasi tutti di origine europea – discendenti di immigrati spagnoli e italiani che arrivarono fra la metà del 19° e la metà del 20° secolo – e si concentrarono nella capitale Montevideo (1.379.000 abitanti) e in una serie di centri minori lungo il fiume Uruguay e lungo le coste. La capitale, con un buon porto, è anche il solo centro industriale. Un tempo molto ricco grazie ai prodotti dell’allevamento ovino e bovino, negli ultimi decenni del secolo scorso l’Uruguay ha conosciuto un periodo di grave crisi socioeconomica, da cui sta uscendo anche grazie alla cooperazione con i paesi vicini.
Il territorio dell’odierno Uruguay fu raggiunto nel 1516 da Juan Díaz de Solís. Gli Spagnoli iniziarono a insediarvisi a partire dai primi decenni del Seicento. Colonizzato in parte dai Portoghesi nel tardo 17° secolo, nel 1776 il paese entrò a far parte dei possedimenti della Corona spagnola. Poco dopo ebbe inizio la lotta per l’indipendenza, che l’Uruguay raggiunse in modo definitivo nel 1828, dopo essersi sottratto alla dominazione spagnola e poi al controllo di Argentina e Brasile. Al raggiungimento dell’indipendenza fecero seguito un’aspra guerra civile (1839-52) e quindi, in alleanza con Argentina e Brasile, una lunga guerra con il Paraguay (1864-70). Dopo la guerra salirono al potere i liberali (i colorados), ma in un quadro di forti contrapposizioni con i conservatori (i blancos). Nel 1903 andò al governo José Battle y Ordóñez, liberale, che introdusse importanti riforme, promuovendo la crescita e la stabilità del paese. La crisi del 1929 fece precipitare l’Uruguay in una grave recessione economica, che ebbe anche importanti riflessi politici negli anni Trenta.
Dopo la Seconda guerra mondiale il paese conobbe una fase di sviluppo e di stabilità. Nella seconda metà degli anni Cinquanta, tuttavia, subentrò un nuovo periodo di crisi. Nel 1958 andarono al governo i conservatori e, di fronte al perdurare della crisi, dilagarono gli scioperi che continuarono anche dopo il ritorno dei liberali al governo nel 1966. Si affermò inoltre il movimento rivoluzionario dei Tupamaros, che sviluppò azioni terroristiche e di guerriglia. Nel 1973 fu instaurata nel paese una dittatura sostenuta dai militari. Il ritorno alla democrazia si ebbe con le elezioni del 1984, vinte dai liberali. Da allora la scena politica è stata dominata da un’alternanza al governo di liberali e conservatori e dall’opposizione di un ampio fronte di forze della sinistra, che per la prima volta sono andate al governo nel 2005 con la vittoria alle elezioni di Tabaré Vázquez.