FRACASSINI, Umberto
Nacque da Antonio e da Zelinda Puntelli a Mercatale, frazione di Cortona, il 28 genn. 1862. Frequentò le scuole elementari del paese natale e passò poi a Perugia dove, durante l'episcopato di Gioacchino Pecci, il futuro Leone XIII, compì gli studi presso il ginnasio e il liceo del locale seminario diocesano. Nel 1878 si recò a Roma per completare la propria formazione ecclesiastica e frequentò il seminario Pio, dove ebbe come compagni di studio F. Lanzoni, F. Mari e G. Genocchi e conseguì la licenza in teologia e in utroque iure. Ordinato sacerdote, nel 1884 ritornò a Perugia dove l'arcivescovo Federico Foschi gli affidò, in seminario, prima la cattedra di lingua ebraica e successivamente quella di sacra scrittura. Nel 1890 venne nominato anche rettore.
Ben presto si mise in luce come studioso dotato di una solida formazione filologica e sicuro conoscitore delle lingue antiche e moderne, qualificandosi nella difesa e nella pratica del metodo critico-storico applicato ai testi religiosi. Tenne relazioni presso la Società per gli studi biblici, fondata nel 1896 da mons. F. Faberi e nel 1899 visitò a Gerusalemme il p. M.J. Lagrange, ricevendo l'invito a collaborare alla Revue biblique (Piastrelli, pp. 217 s.).
Nel gennaio 1903 Leone XIII lo nominò consultore della Commissione biblica (Turvasi, p. 217). Avendo rivendicato e praticato l'uso del metodo storico nell'esegesi biblica, il F. incontrò presto difficoltà all'interno del mondo ecclesiastico. Criticato duramente dal domenicano A. Lepidi, maestro del Sacro Palazzo, e dal cardinale R. Merry del Val, fu accusato di contestare la storicità di alcuni dati evangelici e di non riconoscere l'autenticità della casa di Loreto e di alcune reliquie.
Certamente il F. era in rapporto coi più noti modernisti italiani: Genocchi, R. Murri, E. Buonaiuti, S. Minocchi, A. Ghignoni e G. Semeria. Faceva parte, cioè, di quel gruppo ristretto di sacerdoti che operavano per la formazione di una cultura critico-religiosa fra il clero italiano. Nel 1901 firmò con Genocchi, Semeria, Ghignoni e Minocchi il programma per la pubblicazione di una rivista e fra il 1900 e il 1903 collaborò a Studi religiosi, tracciando in tre fascicoli (1901) una rapida, ma documentata, storia della critica dei Vangeli lungo tutto il secolo XIX. Nel 1903 affrontò il tema impegnativo della natura del regno di Dio prendendo posizione nella controversia fra A. Loisy e A. Harnack.
Nel 1905 la nuova Rivista storico-critica delle scienze teologiche di G. Bonaccorsi si aprì con un suo lungo articolo sull'ispirazione divina nell'antico Israele. Scrisse poi, per la stessa rivista, una serie di studi sull'origine del canone dell'Antico e del Nuovo Testamento, sull'azione dello Spirito Santo nel cristianesimo primitivo, sul tema dell'ispirazione scritta e della letteratura epistolare del Nuovo Testamento.
Gli anni compresi fra il 1906 e il 1910 furono per il F. particolarmente fecondi. Collaborò con altre riviste, quali Il Bessarione e la Rivista bibliografica, con saggi sui logia di Gesù, i profeti minori e il concilio apostolico di Gerusalemme; qualche suo articolo apparve anche nella Rivista di cultura del Murri. Le ricerche già condotte gli permisero di affrontare con competenza e sicurezza un saggio complessivo sulla Bibbia (Che cos'è la Bibbia?, Roma 1910).
Nell'estate del 1906 per ordine della Curia romana fu inviato nel seminario perugino il visitatore apostolico Pietro Paolo dell'Immacolata.
Questi nella sua relazione espresse giudizi positivi sul F., definito "uomo colto, di costumi integerrimi ed assai esemplare nella condotta" (Bedeschi, 1970, pp. 235-237), ma gli imputava di avere permesso ai seminaristi di leggere le opere del Loisy e di essersi dedicato allo studio "di libri razionalisti della Germania" usando "i testi ebraico e greco di edizioni protestanti della Bibbia". Era inoltre in relazione con P. Sabatier e B. Croce ed esponeva nel suo insegnamento "tutte le idee anche le più spinte" (ibid., pp. 248 s.). Nel suo seminario poi si discutevano temi di attualità, circolavano libri e opuscoli di Murri, Semeria e G. Bonomelli, si leggevano giornali e riviste quali gli Studi religiosi del Minocchi, la Cultura sociale e il Giornale d'Italia, che venivano preferiti alla stampa cattolica tradizionale (ibid., pp. 241-245). L'indirizzo presente nel seminario di Perugia era dunque prettamente modernista e provocava vivaci tensioni nel clero perugino.
Per questi motivi e nonostante il parere contrario dell'arcivescovo, D. Mattei Gentili, nel luglio 1907 il F. venne destituito sia dall'incarico di rettore sia da quello di professore di sacra scrittura e fu costretto a ritirarsi, con la madre e la sorella, a Prepo, una frazione di Perugia, ove era parroco un suo fratello. Nonostante tale provvedimento, egli continuò a dedicarsi agli studi storici e biblici intensificando anche i rapporti coi vari esponenti del movimento modernista. Nei giorni 27-30 ag. 1907 partecipò al convegno di Molveno - promosso già nel maggio da lui, dal Buonaiuti e da L. Piastrelli - al quale intervennero anche F. von Hügel, A. Fogazzaro, F. Mari, il Murri, B. Casciola, A. Casati e T. Gallarati Scotti (Raponi, p. 390). L'intento dell'incontro era quello di confrontare le varie posizioni che via via affioravano nel movimento modernista, nella speranza di poter giungere a una sintesi comune di intenti e prospettive.
Dopo il convegno il F. si recò in Francia per fare visita al Sabatier e, mentre si trovava a Lione, seppe della pubblicazione dell'enciclica Pascendi (ibid., pp. 348-408). Cooperò con altri modernisti italiani per redigere la risposta all'enciclica, apparsa il 28 ottobre col titolo Il programma dei modernisti. Risposta all'enciclica di Pio X "Pascendi dominici gregis" (Scoppola, 1961, pp. 269-273). Egli si impegnò a redigere la prima sezione del volume attinente i problemi biblico-esegetici. Questa parte però venne successivamente rivista e rimaneggiata dal Buonaiuti e per questo motivo il F. non ne volle poi riconoscere la paternità. Le sue posizioni infatti si differenziavano sempre più da quelle del Buonaiuti, anche per i dissensi intervenuti rispetto alle posizioni espresse nella rivista Nova et vetera e alla ipotesi della formazione di un possibile movimento socialista e cristiano.
Conseguita la libera docenza, il F. dal 1911 cominciò a tenere corsi all'università di Roma e, dopo la morte di B. Labanca, avvenuta nel gennaio 1913, ottenne per incarico la cattedra di storia del cristianesimo.
Questo nuovo impegno didattico contribuì a spostare l'asse dei suoi interessi in un campo più specificamente storico. Nel 1913 pubblicò a Perugia L'Impero e il cristianesimo da Nerone a Costantino, in cui cercava di individuare le ragioni in base alle quali il cristianesimo, nella lotta con lo Stato romano, aveva trionfato conquistando la sua libertà politica. In quegli anni collaborò alla Rivista degli studi orientali e a Logos. Rivista internazionale di filosofia con saggi sulla religione dei Mandei e sul problema cruciale dell'escatologia cristiana e delle sue fonti.
Nella primavera del 1915 risultò terzo - dopo il Buonaiuti e L. Salvatorelli - nel concorso per la successione sulla cattedra del Labanca. Amareggiato, preferì trasferire la libera docenza all'università di Firenze, dove ebbe l'incarico di storia delle religioni presso l'Istituto di studi superiori.
Frutto principale del suo insegnamento a Firenze è Il misticismo greco e il cristianesimo (Città di Castello 1922), un testo che, rifacendosi alla Religionsgeschichtliche Schule, assumeva il metodo comparativo quale strumento conoscitivo capace di gettare nuova luce nello studio della storia delle religioni. Partendo dal misticismo greco e dal ruolo in esso avuto dai misteri, il F. sostiene che le relazioni di somiglianza e origine del cristianesimo non vanno individuate solo nel giudaismo ma anche nelle correnti mistiche tanto del mondo greco quanto di tutto il mondo orientale.
Nel 1923 tentò invano di vincere il concorso per la cattedra di storia della Chiesa all'università di Napoli. In questi anni collaborò anche alla Rivista trimestrale di studi filosofici e religiosi con uno studio avente per oggetto la personalità storica di Gesù e, nel 1929, intervenne nel dibattito sulle conseguenze del concordato (Il cattolicismo dello Stato italiano secondo il concordato, in Nuova Antologia, 1° giugno 1929). Collaborò inoltre all'Enciclopedia Italiana con varie voci sulla storia delle religioni e del primo cristianesimo.
Il F. morì a Perugia il 30 luglio 1950.
Oltre agli scritti già citati vanno ricordati i seguenti lavori: Il prologo e l'introduzione al secondo libro "Ad Theofilum". Note critiche ed esegetiche, Roma 1910; L'escatologia cristiana e le sue fonti, Perugia 1914. Un elenco, peraltro non completo, dei suoi scritti è in F. Borghetto, La biblioteca di F. nell'abbazia di Praglia, in Fonti e documenti, XVIII-XIX (1989-90), pp. 311-318.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Perugia, Fondo Canzio Pizzoni, serie Carteggi; Archivio segr. Vaticano, Fondo Luigi Piastrelli, serie Carteggi.; L. Piastrelli, Mons. prof. U. F., in Boll. della Deputaz. di storia patria per l'Umbria, XLVIII (1951), pp. 217-227; P. Scoppola, L'opera di U. F. e di G. Genocchi per il rinnovamento della cultura biblica in alcune lettere inedite, in Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII, Roma 1961, pp. 667-684; Id., Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961, ad Indicem; C. Pizzoni, Vangelo, Chiesa e civiltà nel pensiero di mons. U. F., Perugia 1963, p. 87; L. Bedeschi, La Curia romana durante la crisi modernista…, Parma 1968, ad Indicem; Id., Lineamenti dell'antimodernismo (Il caso Lanzoni), Parma 1970, ad Indicem; M. Guasco, F. U., in Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XVII, Paris 1971, coll. 1367-1369; F. Turvasi, G. Genocchi e la controversia modernista, Roma 1974, ad Indicem; F. Di Pilla, P. Sabatier e la guerra, Perugia 1979, ad Indicem; Per il rinnovamento cattolico. La testimonianza di L. Piastrelli, Brescia 1981, pp. 17-71; L. Bedeschi, Le correnti cattoliche novatrici, culturali e sociali nell'Umbria all'inizio del secolo, in Cattolici e società in Umbria tra Otto e Novecento, Roma 1984, pp. 51-79; A. Zussini, Towianski in Umbria, in Fonti e documenti, XVI-XVII (1987-88), pp. 139-193; N. Raponi, I veri promotori del convegno di Molveno, ibid., pp. 348-449; L. Bedeschi, Il murrismo come rinnovamento culturale e religioso, ibid., XVIII-XIX (1989-90), pp. 7-79, 293-309; L'amaro dramma di F. attraverso un'amicizia intellettuale, a cura di G. Pellegrini, ibid., XX-XXI (1991-92), pp. 7-128; E. Ciocca, Sei documenti segreti sulla polemica modernista, ibid., pp. 129-273; L. Bedeschi, Spionaggio antimodernista a Perugia e in Umbria, ibid., pp. 297-342; Id., Radiografie nelle relazioni dei visitatori apostolici, ibid., pp. 343-385; F. Iozzelli, Modernismo e antimodernismo a Perugia: il caso F., in Riv. di storia e letteratura religiosa, XXX (1994), pp. 299-345.