TYPOS (τύπος)
Nella originale accezione della parola t. - da τύπτω- indica l'atto dello scolpire e quindi la scultura stessa. In questo senso la espressione è stata riferita da Erodoto nel ripetere un antico vaticinio relativo ad Oreste (i, 67), o da Platone che pone un'antitesi tra le opere d'arte dipinte e quelle scolpite, usando per queste ultime la parola t. (Soph., 239 d). Sembra tuttavia che ben presto il termine si sia ristretto ad indicare la sola plastica in rilievo, come in Menandro (Ath., xi, 484, d. Fr. 24 k). Da questo significato derivano quindi le espressioni usate da Plinio (Nat. hist., xxxv, 152) e da alcune iscrizioni greche (ad esempio, I.G., xi, 2, B 76) che indicano le matrici e i positivi da essi ricavati con le parole ectypa e apòtypa. Si tratta però di espressioni entrate nell'uso abbastanza tardi e che quindi non possono essere addotte per interpretare con il significato di modello- che ne sarebbe del resto una ulteriore estensione- la parola t. usata per l'Aslkepieion di Epidauro a proposito della collaborazione di Timotheos (I. G., iv, 102, II, 36-37), ove invece la parola t. va presa nella più antica accezione di scultura (v. modello).
Bibl.: A. v. Blumenthal, in Hermes, XLIII, 1928, p. 391; C. Blümel, in Arch. Anz., LIV, 1939, p. 302 ss.; J. F. Crome, Die Skulpturen des Asklepiostempels von Epidauros, Berlino 1951; K. Schefold, in Gnomon, XXV, 1953, p. 311; G. Leoncini, in Aevum, XXX, 1956, p. 20 ss.; G. Roux, in Bull. Corr. Hell., LXXX, 1956, p. 518 ss.; A. M. Tamassia, in Arch. Class., XIII, 1961, p. 124 ss.; B. Schlörb, Timotheos, Berlino 1965.