tv digitale
loc. s.le f. Emittenza televisiva che impiega tecniche di trasmissione digitale, servendosi di segnali digitalizzati.
• Immagini a scacchi, voci spezzate, schermi oscurati. Doveva essere la svolta di inizio millennio e invece il passaggio alla tv digitale più che una svolta sembra una lunga strada piena di tornanti, tanti quanti sono stati gli switch-off. (Agnese Ananasso, Repubblica, 28 agosto 2012, p. 19) • Davanti c’è la sfida di internet, un elemento di discontinuità di gran lunga più drammatico per i broadcaster di quello rappresentato dalla tv digitale. La competizione per un editore televisivo, ancor più se di servizio pubblico, è oggi più che mai sui contenuti e sulla loro capacità di essere attraenti, convenienti e accessibili in ogni momento, in ogni luogo e su ogni piattaforma. (Carlo Rognoni, Unità, 10 febbraio 2013, p. 18, Forum) • [Pippo Baudo] non risparmia strali alla tv pubblica attuale: «È omologata, direi schiacciata sulla tv commerciale, un vero e proprio crollo culturale! Mentre invece la Rai dovrebbe proporre un prodotto Rai, il prodotto che vede la gente ‒ dice, calcando il tono su quel “vede la gente” ‒. Perché la tv generalista non è una parolaccia, non deve essere considerata un dispregiativo! La tv digitale? Sembrava chissà che e invece i numeri, quelli dell’auditel, sono irrisori». (Emilia Costantini, Corriere della sera, 2 ottobre 2014, p. 9).
- Composto dalla sigla tv e dall’agg. digitale.
- Già attestato nella Repubblica del 7 maggio 1993, Affari & Finanza, p. 20 (Massimo Miccoli).