Scultore greco (prima metà sec. 4º a. C.), figlio di Arignoto, da Paro. Il suo nome è legato all'esecuzione del colosso crisoelefantino di Asclepio per il tempio di Epidauro, descritto da Pausania: era alto metà dello Zeus olimpico dedicato da Adriano in Atene, cioè forse circa cinque metri. L'Asclepio di T. è riprodotto su monete di Epidauro e più liberamente su due rilievi (oggi ad Atene), provenienti da Epidauro. Il trono era decorato con rilievi raffiguranti la lotta di Bellerofonte con la Chimera e Perseo che uccide la Medusa. Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, avrebbe fatto togliere la barba aurea alla statua, col pretesto che il dio figlio di Apollo era imberbe. Da documenti epigrafici pare che T. avesse eseguito anche la decorazione del soffitto e della porta del tempio. Eseguì un ex voto di Carmantide a Epidauro, di cui si è trovata la base firmata.