Tommaso da Faenza (Bucciola)
Giudice faentino citato, insieme col suo concittadino Ugolino de' Manfredi (v.), in VE I XIV 3-4 per essersi allontanato, nelle sue composizioni, dall'uso del vernacolo romagnolo.
Fu creduto fratello di Ugolino, ma il Torraca ha dimostrato che fu figlio di un Lorenzo anch'egli giudice in Faenza e che non appartenne alla famiglia dei Manfredi. Nel 1267 fu assessore del podestà Giovanni Dandolo a Bologna dove, probabilmente, conobbe Monte Andrea (che in questa città soggiornò fra il 1267 e il 1274 esercitando l'arte del cambio), col quale ebbe una tenzone poetica (cfr. Contini, Poeti I 449-459); un'altra canzone scambiò con Giovanni dall'Orto, del quale sappiamo solo che era vivente all'inizio del 1289. Prima del 1274 T. compose dei versi latini in onore di avvocati e giudici faentini (v. Torraca, Per la storia, p. 23).
Oltre alle due canzoni di risposta vengono attribuite a T. altre due canzoni e tre sonetti. In tali composizioni, nelle quali è seguita la maniera guittoniana, appare, insieme con l'uso residuo di forme emiliane, lo sforzo di esprimersi in lingua toscana, in misura particolare nella tenzone con Monte Andrea.
La citazione di T. nel De vulg. Eloq. non ci mostra un particolare intento elogiativo da parte di D. il quale, alla sua osservazione, non aggiunge nessuno degli attributi con cui è solito lodare i doctores toscani o siciliani.
Bibl. - F. Zambrini, Rime antiche edite ed inedite d'autori faentini, Imola 1846; G. Zaccagnini, Per la storia letteraria del Duecento, notizie biografiche ed appunti dagli archivi bolognesi, in " Il Libro e la Stampa " VI (1912) fasc. IV-VI; VII (1913) fasc. III e VI; C. Rivalta, I faentini in D., Ravenna 1920; F. Torraca, Studi di storia letteraria, Firenze 1923, 49-50; G. Zaccagnini, Due rimatori faentini del secolo XIII, Il: T. da F., in " Archivum Romanicum " XIX (1936) 85-106.