CAMBIATORI (Cambiator, de Cambiatoribus), Tommaso
D'antica famiglia reggiana, era figlio di un Guido giureconsulto e nacque a Reggio nella seconda metà del sec. XIV.
Il Tiraboschi (p. 366)fissò congetturalmente la data di nascita intorno al 1380, ma nel testamento dello zio materno Pinoto Pinoti, famoso professore di diritto nello Studio pavese, rogato il 17 ott. 1384, il C. èdesignato erede di codici giuridici e del diritto di riscuotere una somma annua di quaranta fiorini fino al venticinquesimo anno per terminare gli studi (Sabbadini, Le scoperte..., II, p. 126). Dunque la data di nascita sarà da fissare intorno al 1365.
Nel primo semestre del 1396 il C. risulta avvocato del Comune di Reggio (Cremona-Casoli, p. 9); studiò diritto a Pavia sotto la guida del Pinoti, laureandosi nel 1405. Il 13 marzo 1404 tenne un'orazione nel duomo di Parma, per l'insediamento dei nuovi signori della città, Pietro Maria de' Rossi e Ottobono de' Terzi; in un documento dell'ott. 1407 figura "civis Parme" e sposo di Mabilia, figlia dell'umanista Gabrio Zamoreo. Tra il 1407 e il 1408 fu vicario del podestà di Verona Egidio Morosini, e ottenne, dietro sua richiesta, la cittadinanza veronese e l'immatricolazione nel Collegio dei giudici il 9 genn. 1408. Nel settembre 1409 conseguì il dottorato in diritto canonico a Padova, e dall'ottobre di quell'anno lesse il decretum nello Studio patavino, risiedendovi almeno fino al giugno del 1411. Insegnò anche presso l'università di Parma, e nel settembre 1418 fu chiamato lettore "in iure civili et canonico" a Reggio. Il 1º dic. 1420 pronunciò a Parma un'altra orazione, per la restituzione della città a Filippo Maria Visconti (Angeli, p. 280). Nuovamente nel 1421 soggiornò a Verona, in veste di "provisor Communis"; ma nel 1423 era "iudex appellationum" del Comune di Ferrara, confermato in tale ufficio nel dicembre 1424, dopo essersene allontanato per un anno. In data 13 febbr. 1429 risulta stipendiato dal Comune di Reggio, non si sa per quale carica. Tra il gennaio 1430 e il gennaio 1431 fu giudice dei malefici al servizio del podestà di Modena. Il 6 apr. 1432 fu laureato poeta a Parma dall'imperatore Sigismondo, per aver compiuto il volgarizzamento integrale dell'Eneide interza rima. In un carme a Lionello d'Este (ms. 4973 della Comunale di Trento) il C. ricorda che in quell'anno gli nacque il figlio Sigismondo: forse da quell'Antonia Malvezzi citata come vedova di lui in un documento del 1458. A quanto sembra, ebbe altri figli: Cambio e Pinoto (Tiraboschi, p. 371). Almeno nel 1435 risiedette a Ferrara, ma nel marzo 1436 si trasferì a Reggio, trascorrendovi gli ultimi anni tra difficoltà economiche, come risulta da varie petizioni rivolte a quel Comune.
Il C. morì alla fine di novembre dell'anno 1444.
Il C. fu in corrispondenza con i maggiori umanisti del tempo, particolarmente col Guarino, che forse conobbe già al tempo in cui questi teneva scuola a Verona, ma con cui in ogni modo nutrì rapporti di stima a Ferrara. Tra le lettere del Guarino al C. è soprattutto importante quella del 16nov. 1429 (n. 529 dell'ediz. del Sabbadini), che rivela il vivace dissidio tra la cultura umanistica e aperta del Guarino e la formazione giuridica e pedantesca del C.; in essa si accenna, non senza ironia, al "magnum laborem" della versione poetica dell'Eneide. IlGuarino indirizzò al C. anche un'epistola metrica sul tema "cur fugio, quaeris, pharetrate spicula mortis" conservata nel codice 4973 della Biblioteca comunale di Trento (L. Capra, pp. 219-25). Il C. scambiò lettere anche con Pier Candido Decembrio, tra cui una lunga consolatoria in morte del fratello Paolo Valerio; al Decembrio, che sottopose alsuo giudizio "libelli" giovanili, il C. invano si rivolse per ottenere un impiego presso i Visconti. Si conoscono anche una lettera del Panormita al C., e due di Leonardo Bruni (Epist., V, 2; X, 21), a cui il C. s'era raccomandato per ottenere un incarico, amministrativo ("officium Mercatantie") a Firenze.
Il volgarizzamento dell'Eneide, di cui non si conservanotestimonianze manoscritte, fu compiuto prima del 1432, in dodici libri, suddivisi in un numero disuguale di capitoli in terza rima, da 5 a 12, per un numero complessivo di cento, secondo il modello della Commedia. Fu pubblicato per la prima volta nel 1532 a Venezia, per cura di tal Giovan Paolo Vasio, che scrisse una prefazione in cui afferma d'aver fatto opera di "correttore e non di componitore", indicando, con sufficiente cura, la portata e la qualità dei suoi interventi sul testo. Tenuto conto di tali dichiarazioni, i ritocchi non sembrano esser stati sostanziali e aver sfigurato irreparabilmente la genuinità del testo; ma nel 1538, ristampandosi il volgarizzamento, se ne toglieva la paternità al C., attribuendola, con evidente arbitrio, al Vasio. Il C. è autore anche di un trattato morale De iudicio libero et non libero, dedicato al marchese Lionello, che si conserva inedito nel ms. Estense lat. 224, che è l'esemplare di dedica: tale opera, in forma di disputa tra Aristotele e s. Bernardo, è identificabile, secondo il Tiraboschi, con i "Commentarii" aristotelici attribuiti al C. dal cronista reggiano Pietro de Melli, che ricorda pure del C. un'apologia delle favole di Esopo (inc.: "Ludentes pueri"). Compose anche sonetti, in corrispondenza con Giovanni Nogarola, contenuti nel ms. Estense α.G.5.15
Fonti e Bibl.: Prime documentate notizie sul C. diede G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1781, pp. 366-73, che utilizzò soprattutto le testimonianze di B. Angeli, La Historia della città di Parma, Parma 1591(e in rist. anast., Bologna 1969, pp. 18, 237, 280); G. Guasco, Storia litteraria, Reggio 1711, pp. 13 s., 357 s.; G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza ital., con le annotazioni di A. Zeno, I, Venezia 1753, p. 276; G. Crescimbeni, Istoriadella volgar poesia, V, Venezia 1730, p. 35; G. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1757, I, 2, p. 28; J. M. Paitoni, Biblioteca degli autori antichi... volgarizzati, IV, Venezia 1767, pp. 163-166; F. Argelati, Biblioteca dei volgarizzatori, IV, Milano 1767, p. 120. Altre pregevoli informazioni sono in I. Affò, Mem. degli scrittorie letterati parmigiani, II, Parma 1789, p. 61. Il più notevole contributo moderno sul C. è di R. Sabbadini, nel III volume dell'edizione dell'Epistolario del Guarino da lui curata, Venezia 1919, pp. 22, 264-266, 275; ma si consultano con utilità anche C. De Rosmini, Vita di Guarino, II, Brescia 1806, pp. 24, 163 ss.; R. Sabbadini, Vita di Guarino, Genova 1891, p. 9, superato però dalle notizie raccolte da R. Sabbadini, Lescoperte..., II, Firenze 1914, p. 126; G. Bertoni, LaBiblioteca Estense e la coltura ferrarese ai tempi del ducaErcole I, Torino 1903, pp. 101, 251; M. Vattasso, Del Petrarcae di alcuni suoi amici, Roma 1904, p. 46; G. Pacchioni, Un poeta ed una poetessa petrarchisti del secoloXV, Modena 1907, p. 13; G. Bertoni, Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara, Ginevra1921, pp. 44 s.; A. Cremona-Casoli, T. C. reggiano..., Reggio Emilia 1931 (che ignora però la bibliografia più recente); V. Zaccaria, L'Epistolario di P. C. Decembrio, in Rinascimento, III (1952), pp. 102 s.; G. Resta, L'Epistolario del Panormita, Messina 1954, pp. 154 s. (vi si pubblica un sonetto del C., tratto dall'Est. α. G. 5.15);E. Garin, La cultura filos.del Rinascimento ital., Firenze 1961, pp. 79 s.; L. Capra, Contributo a GuarinoVeronese, in Italia medioevale e umanistica, XIV (1971), pp. 211-20 (edizione di testi ined. e presentazione del pensiero filosofico del Cambiatori). Altri dati si desumono da G. Zonta-G. Brotto, Actagraduum academicorum GynmasiiPatavini..., Patavii 1922, pp. 7 ss.; G. Gualazzini, Corpus statutorum almi Studii Parmensis, Milano1946, p. 12; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I-II, adIndices.