GAR, Tommaso Angelo
Nacque a Trento il 22 febbr. 1808 da Martino e da Domenica Rubini. La famiglia, assai modesta, provvide con fatica alla sua istruzione, consentendogli, dopo gli studi presso il liceo cittadino, di laurearsi in filosofia a Padova nel 1831.
Dedicatosi molto presto alla poesia e agli esercizi letterari, vide pubblicate in quello stesso anno dall'Indicatore milanese due sue traduzioni di A. Lamartine (L'isolement e À Elvire, t. VIII, pp. 362-367), favorevolmente recensite da N. Tommaseo sull'Antologia (1831, n. 129, p. 131), ed entrò così per la prima volta in contatto con quegli ambienti culturali lombardi e fiorentini che tanto peso avrebbero avuto più tardi nelle sue scelte politiche. Le precarie condizioni economiche lo indussero, per il momento, a ricercare la protezione delle famiglie aristocratiche trentine meglio inserite negli apparati amministrativi imperiali (i conti Thunn e Sizzo, i baroni Cloz e Mazzetti) e lo sospinsero nel 1832 a Vienna, in cerca di un impiego nella burocrazia imperiale. Nella capitale austriaca il G. restò dieci anni, sostentandosi con lezioni d'italiano e con traduzioni (genere in cui eccellerà sempre), o compiendo talora ricerche storiche per conto di eruditi trentini, veneti e lombardi, finché nel 1838 divenne segretario del conte Moritz von Dietrichstein, gran maggiordomo dell'imperatrice Maria Anna di Savoia e prefetto della Biblioteca di corte.
Il soggiorno viennese fu decisivo per la sua formazione. Oltre a perfezionare lo studio del tedesco, il G. imparò lo spagnolo e l'inglese; seguì inoltre corsi di filosofia, antiquaria, numismatica, biblioteconomia, medicina e scienze, stringendo amicizie preziose nella cerchia degli storici, degli eruditi e dei bibliotecari austro-germanici e maturando un'esperienza della società e della cultura tedesche assolutamente unica nel nostro Ottocento ("Non ho mai incontrato un italiano che avesse un giudizio così chiaro e una conoscenza così profonda intorno ai problemi tedeschi", scrisse del G. Ferdinand Gregorovius nel necrologio apparso sulla Augsburger Allgemeine Zeitung in data 14 ag. 1871).
Incaricato di sbrigare la corrispondenza dell'imperatrice per gli affari italiani, il G. ebbe libero accesso all'archivio di corte, dove poté condurre indagini di prima mano sui ricchissimi fondi italiani (in particolare sui manoscritti della collezione Foscarini), diventando in breve il referente dei ricercatori lombardi e toscani di memorie patrie (fra i tanti C. Cantù e G. Capponi). I suoi interessi presero così a trasferirsi dal campo letterario a quello storico-erudito, anche se per qualche tempo ancora continuò la sua attività poetica, soprattutto di traduttore, bene accolto nella cerchia di F. Halm, A. Grün e F. Grillparzer. Fu, infatti, collaboratore della Rivista viennese (1838-40) di G.B. Bolza, insieme con altri trentini (I. Puecher-Passavalli, A. Perini, A. Gazzoletti, A. Maffei, F.A. Marsilli e N. Negrelli) e con il gruppo lombardo dei fratelli Cantù (D. Sacchi, A. Mauri, L.A. Parravicini), cui rimarrà sempre molto legato: al periodico italo-austriaco il G. contribuì con un assiduo lavoro redazionale e con qualche componimento poetico, ma soprattutto con alcune apprezzate versioni da F. Grillparzer (I, 1, pp. 80-84; I, 6, pp. 437-443), L. Tieck (I, 6, pp. 319-357), F. Schiller (I, 7, pp. 70-77), F. Halm (I, 1, pp. 25-38; I, 2, pp. 180-191) e da H. Heine (II, 9, pp. 359 s.), del quale fu il primo traduttore italiano.
Le sue vaste relazioni col mondo tedesco e la sua dimestichezza con biblioteche e istituzioni culturali d'Oltralpe non erano intanto sfuggite agli studiosi che stavano elaborando il progetto dell'Archiviostorico italiano. Grazie alle mediazioni di C. Cantù e di G. Capponi, il G. si convinse a trasferirsi, nell'agosto 1842, a Firenze.
Più d'una le ragioni di questa scelta: oltre a un'incostanza caratteriale che lo porterà spesso a mutar sede e occupazione, vanno considerati anche il pervicace anticlericalismo, mortificato nella cattolicissima corte asburgica, e la crescente insofferenza verso la società viennese, che - rigidamente stratificata per ranghi nobiliari - urtava i suoi sentimenti segretamente repubblicani. Nell'Archivio, lavorando accanto a G. Capponi, G.P. Vieusseux, G. Canestrini, F.L. Polidori e C. Milanesi, il G. diede un contributo prezioso al buon avvio dell'opera. Oltre a curare indici, bibliografie e rassegne, pubblicò infatti, nella prima serie del periodico, parecchi documenti, alcuni dei quali rinvenuti durante le sue incursioni viennesi e tedesche: in particolare la Storia arcana… ed altri scritti inediti di Marco Foscarini (in Arch. stor. italiano, s. 1, t. V [1843], pp. IX-XLI, 1-507); gli Annali veneti dall'anno 1457 al 1500… di Domenico Malipiero (t. VII [1843-44], pp. 1-587); i Dispacci al Senato veneto di Francesco Foscari e di altri oratori all'imperatore Massimiliano I (1496) e la Storia veneta dettata da Daniel Barbaro e completata con la Storia segreta di Luigi Borghi dall'anno 1512 al 1515 (ibid. pp. 721-948 e 949-1112 rispettivamente); Di un codice inedito dell'Archivio di Coblenza risguardante l'imperatore Enrico VII (Appendice, t. II [1845], pp. 326-334); Di un frammento inedito di Marco Foscarini intorno ai viaggiatori veneziani e di una nuova traduzione in tedesco dei Viaggi di Marco Polo (t. IV [1847], pp. 89-125). Nella raccolta delle Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, curata da E. Alberi (I-XV, Firenze 1839-63) il G. pubblicò il primo volume delle Relazioni dalla corte di Romanel secolo XVI (1510-1558) (s. 2, II, ibid. 1846), senza peraltro riuscire a concludere il secondo, portato a termine da E.A. Cicogna nel 1857 (t. IV).
Numerose furono anche le sue missioni, in Italia e all'estero, per conto dell'Archivio: notevole, soprattutto, il viaggio in Germania (Berlino, Dresda, Halle, Monaco, Francoforte) dell'aprile-maggio 1845, nel corso del quale prese contatto con W. Giesebrecht, K. Witte, F. Dahn, A. von Reumont, A. Schultz, J.F. Böhmer e K. Mittermaier. Ai contributi storico-eruditi si aggiunsero in questi anni le traduzioni del Cola di Rienzo e il suo secolo (Torino 1844) di F. Papencordt, spia dei suoi sentimenti repubblicani e antipapali, e della Vita domestica dei Fiamminghi di H. Conscience (Firenze 1846), tesa a valorizzare le culture cosiddette minori e a ridestare il senso dell'identità nazionale.
Conteso da numerosi periodici non soltanto italiani (Il Mondo illustrato, la Gazzetta di Firenze, Il Monitore toscano, Il Caffè Pedrocchi, l'Augsburger Allgemeine Zeitung), e membro di varie accademie nazionali e tedesche, il G. si risolse infine a concorrere, nel 1847, alla direzione della Biblioteca universitaria di Padova, dove si insediò agli inizi dell'estate con precisi compiti di riorganizzazione dell'istituto. Qui lo sorpresero le vicende rivoluzionarie del 1848, che lo orientarono in senso decisamente antiaustriaco. Su proposta di N. Tommaseo il governo provvisorio veneto lo inviò a Parigi (15 maggio - 9 agosto) insieme con A. Aleardi per guadagnare la Francia e la Germania alla causa dell'indipendenza veneziana. Dopo l'armistizio, egli continuò a operare da Firenze per la difesa della città assediata, impegnandosi da ultimo in una disperata missione presso il governo ungherese di L. Kossuth, interrotta a Malta nell'agosto 1849 dalla fine delle ostilità. Al rientro a Padova gli vennero notificate l'interdizione da ogni ufficio e la residenza obbligata nella patria d'origine. Lo soccorse, nel momento di peggiore sfortuna, la generosità del conte G. Sizzo, il quale lo stipendiò per alcuni anni con l'incarico, tuttavia mai portato a termine, di scrivere una storia di Trento. Le sue traversie politiche ed economiche si protrassero fino al settembre 1853, quando il G. fu nominato direttore della nascente Biblioteca cittadina, che resse fino al giugno 1862: nove anni in cui alternò al saltuario impegno di giornalista (collaborazioni al Giornale del Trentino, al Crepuscolo di C. Tenca e ad almanacchi popolari locali) e di traduttore (Della diplomazia italiana dal secolo XIII al XVI di A. von Reumont, Firenze 1857), i consueti studi storico-eruditi (Patto tra il Comune di Pergine e il Municipio di Vicenza l'anno 1166, in Arch. stor. italiano, n.s., t. III [1856], 2, pp. 67-90; L'Archivio del Castello di Thun, Trento 1857), culminati nel 1858 nel progetto della Biblioteca trentina, inizialmente prevista in dodici volumi, ma interrotta al sesto tomo.
Il G. vi pubblicò con grande cura, spesso in collaborazione con S. Cresseri e riordinando o annotando precedenti studi di altri autori, la Vita di Alessandro Vittoria (1858, t. I), le Ricerche storiche riguardanti l'autorità e giurisdizione del magistrato consolare di Trento (1858, t. II), e, soprattutto, gli Statuti delle città di Trento (1858, t. III), Rovereto (1859, t. IV) e Riva (1861, t. VI), intervallati dagli Annali del Principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540 (1860, t. V).
Alla vigilia dell'unificazione tornò a collaborare con l'emigrazione trentina in Piemonte e in Lombardia, in vista dell'annessione del Trentino al nuovo Regno. Fallito il progetto, il G., ormai vicino alle posizioni dei liberali moderati, chiese e ottenne nel 1862 lo svincolo dalla cittadinanza austriaca e riparò a Milano, dove fu nominato direttore del Convitto nazionale Longone (giugno 1862 - luglio 1863). La consolidata esperienza di bibliotecario gli valse nel 1863 la direzione della Biblioteca universitaria di Napoli, alla cui guida restò fino al marzo 1867, dotando l'istituto "della suppellettile filosofica, filologica e scientifica moderna" (B. Croce, La letteratura della nuova Italia, 3ª ed. riv. dall'autore, IV, Bari 1929, p. 299) e di un fondo librario tedesco di ben tremila volumi. Nel frattempo, sempre a Napoli, riorganizzava anche il Gabinetto di lettura, da lui fornito di ottanta nuovi giornali, e dava alle stampe, oltre alla traduzione della Storia del Reame di Napoli dal 1414 al 1443 di A. von Platen (Napoli 1864), un volumetto di Letture di bibliologia (Torino 1868; recentemente riproposto, Roma 1995) tenute presso l'Università partenopea, che - pur redatto con carattere non rigorosamente scientifico - rappresenta il primo contributo alla nascente biblioteconomia postunitaria: la biblioteca e l'archivio, più che contenitori passivi di grandezze trascorse, dovevano, secondo il G., fungere da volano di una solida e diffusa presenza statale nel campo dell'educazione e della cultura, soli potenziali fattori di una rinascita civile italiana.
Nel marzo 1867 ottenne la direzione dell'Archivio generale veneziano, cui aspirava da molto tempo, e in quella veste fu inviato l'anno successivo a Vienna per trattare la restituzione dei documenti trafugati dagli Austriaci a Venezia nel 1866: ne diede egli stesso notizia nelle Memorie dell'Istituto veneto di scienze lettere ed arti (s. 3, XIV [1868], 1, pp. 190-197), e di quello stesso istituto, nel maggio 1870, fu insignito della carica di presidente. Gli ultimi anni furono spesi dal G. per favorire l'incontro e la conoscenza tra mondo italiano e mondo tedesco: ne è significativa testimonianza il suo Quadro storico-critico della letteratura germanica del nostro secolo (Venezia 1868), che rappresenta il ragguaglio più meticoloso sulla cultura tedesca, non solo letteraria, di tutto l'Ottocento italiano. Profondamente ammirato dei progressi della società tedesca, il G. fu tra quanti, nell'Italia postunitaria, più si adoperarono perché il nuovo Stato aderisse al modello organizzativo scientifico, culturale e politico che, nel frattempo, andava imponendosi in Germania.
Il G. morì a Desenzano, sul lago di Garda, il 27 luglio 1871.
Fonti e Bibl.: Lettere del G., per lo più ancora inedite, sono corservate in numerose biblioteche italiane e tedesche; lettere al G., di provenienza anche tedesca, anch'esse in larga parte inedite, sono altresì conservate presso la Biblioteca comunale di Trento (alcune migliaia), e un po' ovunque in altre biblioteche della regione. Cfr. inoltre: P. Ciureanu, Le lettere di T. G. della Bibl. nazionale centr. di Firenze e della Bibl. universitaria di Genova, in Atti del I Convegno stor. trentino, Rovereto 1955, pp. 95-110; S. Benvenuti, Le lettere di T. G. negli archivi e nelle biblioteche del Trentino, Rovereto 1963; Lettere di T. G., a cura di M. Cessi Drudi, Rovereto 1966; Carteggio N. Tommaseo - T. G. (1840-1871), a cura di M. Allegri, Trento 1987; Id., Il carteggio tra C. Tenca e T. G. nell'occasione del "Crepuscolo", in Studi di storia per L. Ambrosoli, Verona 1993, pp. 221-251. Si vedano anche: L. Oberziner, T. G. commemorato da N. Tommaseo, in Riv. tridentina, VIII (1908), 2, pp. 129-170; P. Pedrotti, La missione politica di T. G. nel biennio 1848-49, in Arch. veneto, s. 5, XLVIII-XLIX (1951), pp. 87-123; A. Cetto, La Bibl. comunale di Trento nel centenario della sua apertura, Firenze 1956, pp. 81-95; I. Porciani, L'Archivio storico italiano. Organizzazione della ricerca ed egemonia moderata nel Risorgimento, Firenze 1979, passim.