timo Organo
ghiandolare impari e mediano, situato dietro lo sterno, nel mediastino anteriore, in rapporto con il pericardio e i grossi vasi. Si divide in due lobi, e ciascuno di questi in numerosi lobuli del diametro di 0,5÷2 mm, nei quali, tramite le tecniche di colorazione istologica, si possono distinguere una zona centrale (midollare) chiara, composta quasi esclusivamente da cellule del reticolo con scarsi linfociti, e una zona periferica (corticale), scura, con scarse cellule reticolari e numerose cellule di altro tipo (timociti).
Nella sostanza midollare del t. si trovano particolari formazioni microscopiche (corpi di Hassall) di forma rotondeggiante, del diametro di 30÷100 μm, costituite da un ammasso concentrico di cellule; per degenerazione della parte centrale possono trasformarsi in piccole cisti. Il t., alla nascita, ha massa di 12÷15 g; alla pubertà aumenta fino a 30÷40 g; successivamente l’organo presenta un’involuzione fisiologica, con riduzione a 10÷15 g intorno ai 60 anni. Il t., come organo linfopoietico centrale, dà luogo alla formazione di linfociti particolari (cellule T, linfociti T o linfociti timo-dipendenti) che migrano nei tessuti linfatici periferici, a livello dei quali acquistano una spiccata reattività nei confronti degli antigeni e agiscono come effettori dell’immunità cellulare. Tale funzione presuppone che i linfociti T maturi siano in grado di discriminare i propri antigeni (self) da tutte le forme antigeniche estranee (non self). L’apprendimento di ciò che è self avviene nel t., e tale processo è stato oggetto di indagini approfondite tese alla conoscenza dei meccanismi biomolecolari che ne stanno alla base. Il marchio del self è rappresentato dalle molecole del sistema Major Histocompatibility Complex (MHC) di classe I (A, B e C) o di classe II (DR, DP, DQ). Le prime sono presenti nella quasi totalità delle cellule dell’organismo, mentre le seconde sono presenti di preferenza nelle cellule del sistema immunocompetente.
La molteplicità dei cloni cellulari che compongono la popolazione dei linfociti T assicura al sistema immunitario un repertorio di recettori TCR (T Cell Receptor) almeno equivalente alla molteplicità delle forme antigeniche. La formazione e l’addestramento funzionale, o educazione, del repertorio cellulare recettoriale dei linfociti T e delle cellule NK, avvengono nel microambiente timico, quale risultato delle interazioni molecolari fra le strutture di superficie espresse dalla componente linfoide (TCR, CD4, CD8) e dalla componente non linfoide (MHC di classe I e II), rappresentata essenzialmente da cellule epiteliali e, in misura inferiore, da macrofagi e da cellule dendritiche. Altrettanto importante per la funzionalità di tale microambiente è la presenza di fattori solubili quali le citochine e i neuropeptidi. Durante la permanenza nel t. i precursori linfoidi subiscono profonde modificazioni che coinvolgono: il riarrangiamento dei geni che codificano le catene αβ o γδ della porzione clonotipica del TCR; la progressiva acquisizione e/o la perdita di marcatori di superficie; la progressiva espressione sulla membrana di uno dei dimeri αβ o γδ, legato alla porzione costante CD3; la coespressione di recettori CD4 e CD8 e la scelta dell’espressione di uno dei due come molecola accessoria alla funzionalità del TCR. L’educazione della linea linfoide T avviene tramite la molteplicità delle interazioni cellulari che si stabiliscono fra la componente linfoide e non linfoide nei diversi compartimenti anatomo-funzionali del lobulo timico e dei rapporti che le singole componenti cellulari contraggono con la matrice extracellulare e con i gradienti di citochine presenti. Alla corretta operatività di questo sistema multifattoriale è affidato il successo di tale educazione, che rappresenta il nodo centrale del funzionamento del sistema immunocompetente.