AUBIGNÉ, Théodore-Agrippa d'
Nato a Saint-Maury, presso Pons (Saintonge), l'8 febbraio 1552, morto a Ginevra il 9 maggio 1630; campione tenace del protestantesimo in Francia; ad esso dedicò tutta la sua vita e un insigne poema, Les tragiques, a cui resta affidato il suo nome e la memoria commossa degli eventi più funesti della guerra di religione combattuta nella seconda metà del sec. XVI fra cattolici e riformati. D'ingegno assai precoce; studiò ancor fanciullo le lingue classiche e l'ebraico; dinnanzi alle teste recise delle vittime d'Amboise, il padre gli fece giurare odio ai cattolici; e fanciullo ancora, mentre studiava sotto la guida del Beroaldo, rifiutò di convertirsi e fu sottratto alla morte da un gentiluomo che lo condusse a Montargis presso Renata di Ferrara; si trovò all'assedio d'Orléans, indi riparò a Ginevra e proseguì gli studî sotto la guida di Teodoro di Bèze. Militò al seguito del Condé e del re di Navarra; sfuggì alla strage di S. Bartolomeo (1572) perché aveva lasciato Parigi tre giorni prima, in seguito ad una rissa in cui aveva ferito un sergente. Seguendo le sorti del suo signore (il re di Navarra, poi Enrico IV), fu per lui, nei giorni di tregua, poeta di corte (e compose rime varie, mascherate, e una festa mitologica su Circe, recitata per le nozze del duca di Joyeuse nel 1582 e stampata l'anno stesso con il titolo Ballet comique de la Reine); scrisse anche satire ed epigrammi, senza risparmiare il re stesso, a cui dimostrò più volte la sua franchezza affettuosa e bisbetica; fu al suo fianco a Coutras nel 1585, ad Arques nel 1589, agli assedî di Parigi e di Rouen. Governatore di Maillezais, da lui ritolta ai cattolici nel 1588, vice-ammiraglio delle coste del Poitou e Saintonge, s'afflisse e si sdegnò della conversione di Enrico IV, e si ridusse nel suo paese a scrivere l'Histoire universelle: storia del suo tempo, dal 1550 al 1601, dedicata "non ad altri che alla posterità". Dopo l'assassinio di Enrico IV, s'oppose alla reggenza di Maria de' Medici; perdette i suoi uffici e riprese la lotta; l'Histoire universelle cominciò a pubblicarsi nel 1616 a Saint-Jean-d'-Angely, ma il libro fu condannato dal Parlamento (1620) e il III volume apparve nel 1626 a Ginevra (nominalmente, ad Amsterdam), dove l'autore si era rifugiato, mentre a Parigi era stato condannato a morte in contumacia per la quarta volta (1623). A Ginevra sposò in seconde nozze Renata Burlamacchi; dalla prima moglie, Suzanne de Lezay, sposata nel 1583 (e morta il 1596 circa), aveva avuto cinque figli, dei quali Constant, che solo fra i maschi sopravvisse, abiurò più tardi il protestantesimo e fu il padre della signora di Maintenon. Egli stesso scrisse Sa vie, à ses enfants, memorie vivaci e sentite, pubblicate nel 1731. Delle sue Opere (edizione completa a cura di Réaume, Caussade et Legouez, Parigi 1873-1892, in 6 voll.), le principali sono: in prosa, l'Histoire universelle (la migliore edizione, per cura di A. de Ruble, nella collezione della Societé de l'Histoire de France Parigi 1886-1897, 9 voll. con un supplemento inedito a cura di J. Plattard, 1925, contenente le parti nuove preparate dall'autore per il 4° tomo); in poesia, Les tragiques, donnéś au public par le larcin de Prométhéé (1ª ed., 1616). Il poema è diviso in sette libri: Misères (di cui si ha un'edizione critica, 1896, dovuta ad H. Bourgin, Foulet e ad altri eruditi), Princes, La chambre dorée, Les feux, Les fers, Vengeances, Jugement. Ispirato dalla strage di San Bartolomeo, l'autore incominciò a scriverlo nel 1577, mentr'era ammalato, per ferite in battaglia, a Castel-Jaloux e si credeva prossimo a morte; lo proseguì poi, a varie riprese, con l'intento di rappresentare in un sol quadro, in un polittico fiammeggiante, l'infelicità dei popoli, la corruzione della corte, le colpe dei giudici regi, le stragi dei protestanti e la collera divina, vera giustiziera e vendicatrice dei martiri. Opera disuguale, talora prolissa ed insistente, scritta su un tono d'esaltazione e d'eloquenza che non si concede riposo, ha tratti di evocazione terribile e grandiosa e un accento di poesia quasi biblico e profetico, che troverà riscontro - non senza un influsso diretto dell'A. - nei canti politici di Victor Hugo: gli Châtiments e la Légende des siècles. I Tragiques per il loro carattere letterario si collegano alla scuola del Ronsard: i Discours sur les misères de ce temps del Ronsard (1562) e i cori delle Juives di Robert Garnier (1583) lamentano anch'essi gli strazî della guerra civile e religiosa.
Inedito rimase (fino al 1874) un altro poema in 15 canti, di minor pregio, La création, ad imitazione della Sepmaine del Du Bartas. Le printemps du sieur d'Aubigné è una raccolta di odi, canzoni e sonetti composti nella sua giovinezza mentr'era innamorato di Diana Salviati; altre liriche, di cui alcune in vers mesurés (cioè secondo la metrica classica), hanno carattere religioso e commemorativo (Tombeaux, Vers funèbres sur la mort d'Etienne Jodelle). Oltre a un libello in prosa su La confession catholique du sieur De Sancy, resta a notare il romanzo, pubblicato dall'autore nel 1617, col titolo Les aventures du baron de Foeneste: la vena satirica e pittoresca dell'autore si sbriglia nella descrizione d'un tipo di guascone vantatore, e tutto apparenza: anzi, il contrasto fra il "parere" (espresso nel nome grecizzante di Foeneste, ϕαίνεσϑαι) e l'"essere" (rappresentato dal personaggio di Enay, dal greco εἶναι) è il tema fondamentale del libro, attraverso gli episodî burleschi e rabelesiani della narrazione, da cui non escono indenni né la corte di Francia né i nemici dell'autore.
Bibl.: S. Rocheblave, Agrippa d'Aubigné, Parigi 1910 (coll. Les Grands écrivains français); id., La vie d'un héros, Parigi 1912; A. Garnier, Agrippa d'Aubigné et le parti protestant, 3 voll., Parigi 1928.