TETTO
Chiusura superiore di un edificio, che esso protegge dalla pioggia e dal sole. Esso deve quindi avere una copertura esterna corrispondente alle esigenze del clima e sostenuta da appropriate costruzioni sui vani da ricoprire. Il t. può semplicemente identificarsi col soffitto superiore dell'edificio, oppure rappresentare una parte indipendente. In quest'ultimo caso la costruzione di esso diventa uno speciale compito architettonico, in cui affiorano problemi tecnici ed estetici (v. in seguito tutti i passi che vi si riferiscono, anche sotto la voce soffitto).
I. Egitto. - I t. derivanti dall'architettura a capanna dell'alto Egitto ci sono noti anzitutto da raffigurazioni o da imitazioni nelle tombe. Essi sono sempre a curva verso l'alto e presentano spesso, nelle raffigurazioni, profili particolari e caratteristici. Il confronto con antichissime figure su cilindri sigillari rivela che queste curve riproducono in maniera stilizzata le linee del t. delle capanne riservate ai capi; tali costruzioni raffiguravano degli animali e il profilo del loro dorso delineava quello del tetto. Nell'architettura quelle curve si trasformano in regolari segmenti di cerchio. Questi t. consistono di materiale leggero: l'armatura è di legno, con travicelli nel senso longitudinale e su queste assicelle, probabilmente disposte in croce, e ancora al disopra, stuoie intrecciate. Questo procedimento è sufficiente per proteggere dal sole, mentre la impermeabilità della copertura di stuoie fu ottenuta mediante l'argilla. T. più solidi, di questa stessa specie, hanno una copertura di panconi di legno segati. Essi si riscontrano, fino all'epoca tarda, nei cosiddetti chioschi, costruzioni speciali accanto ai grandi templi; poggiano su travicelli e ai bordi, sulla trabeazione di pietra, su di una corona di robuste assi di legno. Ma il t. normale, nell'architettura monumentale egiziana è la terrazza piana, formata di travi di pietra collocate addossate l'una all'altra, oppure di lastre molto spesse. Questi t. a terrazza sono quasi invariabilmente circondati di bordi più alti che facilitavano una gettata di sabbia o una applicazione di argilla o di cemento, allo scopo di consolidare le commessure. In alcuni edifici (ad esempio: il tempio funerario di Ramesses II a Tebe) nei bordi superiori delle travi formanti la superficie del t., cioè lungo le commessure, sono praticate delle scanalature atte a ricevere uno strato, presumibilmente di cemento, per consolidare le giunture. Se questa sorta di t. è circondata dai muri esterni più alti, lo scolo dell'acqua avviene mediante grandi gocciolatoi, e non necessariamente verso l'esterno, anzi, secondo la disponibilità di spazio, anche in cortili interni o in atri. Per illuminare i vani all'interno si riscontrano feritoie circondate da un bordo rialzato o alte finestre laterali poste a diversa distanza dal tetto. Raffigurazioni provenienti dal Tell el-῾Amārnah rivelano la presenza, sui t. delle grandi case di abitazione, di pozzi di ventilazione obliqui rivolti verso il vento, praticati sulle camere da letto.
II. Vicino Oriente, Creta e Micene. - A Babilonia, nell'Assiria, nell'Anatolia e nella Siria è usato in gran prevalenza il t. a terrazza (v. soffitto). Nelle regioni ricche di legname dell'Asia Minore si trovano inoltre anche t. a due spioventi con frontoni. Ne conosciamo di tale specie da facciate di tombe rupestri e da monumenti sepolcrali all'aperto, soprattutto nella Licia, nell'Asia Minore sudoccidentale. Si tratta qui della riproduzione in pietra di costruzioni puramente lignee, i cui particolari sono descritti nella voce soffitto. La sezione dei t. ripidi è in massima parte a vòlta. La superficie del t. parte dalle pareti laterali e sale fortemente inclinata fino al pinnacolo; essa è accompagnata però, nel suo bordo inferiore, da una banda orizzontale sporgente sulle pareti laterali. Il profilo del frontone risulta così, alla sua base, fortemente spigoloso, e la costruzione presenta sui lati una specie di poderosa cornice. Sul frontone sono chiaramente rappresentate le testate delle travi sotto il t., che sono dei travicelli, perchè disposti nel senso longitudinale. La copertura di tali t. sarà difficilmente costituita di tegole, ma piuttosto di materiale leggero, o di tavole segate.
Le case e i palazzi dell'architettura cretese hanno sicuramente avuto t. piani, che si identificavano con i soffitti dei piani superiori (v. soffitto). Ciò valeva anche probabilmente, per le costruzioni delle rocche micenee, benché per questo tipo- il mègaron- fosse appropriato anche un t. a due spioventi con frontone. La disposizione dei sostegni dei propilei e dei vani interni escluderebbe però la presenza di una trave per il pinnacolo. I quattro sostegni rinvenuti nel vano principale dei grandi mègara disposti intorno al focolare rotondo centrale lasciano supporre che il t. fosse innalzato sul focolare e munito inoltre di un lucernario e di un tiraggio per il fumo.
III. Grecia. - Il t. greco si è sviluppato in forma di t. a tegole con moderata inclinazione. I sostegni principali dell'intelaiatura del tetto sono grosse travi disposte secondo l'asse maggiore del tetto e a maggiore distanza l'una dall'altra. Nel tempio periptero la loro distribuzione corrisponde alla pianta; esse poggiano cioè sulle pareti e sopra alle colonne interne della cella, quando queste esistono. Se la cella, come in alcuni templi arcaici, è divisa in due navate da una fila mediana di colonne, il trave centrale, che forma il culmine del t. poggia ugualmente a piombo sopra i sostegni. Una simile disposizione rimane, peraltro, eccezionale, e viene ben presto abbandonata. Allora debbono intervenire strutture orizzontali a ricevere il peso della trave centrale: in generale forti travi orizzontali, che coprono la distanza fra i sostegni interni e che portano la trave del cunnine mediante verticali. Quando la distanza tra gli appoggi si fa più ampia, specialmente nel caso di architetture profane dell'età ellenistica, si debbono supporre travature più complesse con congiunzioni triangolari, che rendono la disposizione delle travi maestre indipendenti dalla pianta dell'edificio. Sopra alle travi maestre posano orizzontalmente travicelli meno robusti. Questi sorreggono le grandi tegole del t. direttamente oppure uno strato di sottili tavole (correntaiola) poste per lungo, sulle quali le tegole possono esser posate meglio e con più sicurezza. Invece della correntaiola può essere impiegato uno spesso rivestimento di tavole, sulle quali un sottile strato di argilla viene a costituire un ricco piano di posa per la copertura a tegole. La copertura è di tegole di determinata forma disposte in un determinato modo. Grandi tegole piatte sono ordinate parallelamente alla gronda e al pinnacolo, in maniera che l'ordine superiore ricopra sempre alquanto l'ordine inferiore. Queste tegole piatte o embrici hanno nei loro bordi laterali un risalto e la commessura di ogni coppia di tali bordi rialzati viene coperta da tegole strette con sezione a forma di t., di lunghezza corrispondente a quella degli embrici, sì che ugualmente i superiori ricoprano alquanto gli inferiori. Le tegole di copertura (coppi) corrono dal pinnacolo fin giù alla grondaia e dividono la superficie del t. come costoloni fortemente marcati. Il materiale è, nel periodo primitivo, esclusivamente l'argilla cotta, che prevale anche più tardi; nelle costruzioni più costose, in periodi di maggiore evoluzione, viene adoperato anche il marmo. Per gli ordini di tegole esterne e quindi maggiormente visibili sul lato della gronda e del frontone, viene adoperato, nei t. di argilla, anche materiale più nobile, marmo o arenaria. Il t. nella regione ionica è in origine il soffitto orizzontale rafforzato da uno strato di argilla, mentre, come indicano gli esemplari di terracotta del periodo dello stile geometrico, i Greci del nord immigrati nella madre patria costruirono subito t. ripidi, con copertura presumibilmente costituita da materiale leggero- paglia o erba. Il perfezionamento del regolare t. a tegole della specie più sopra descritta- t. a due spioventi con frontone- si compie nel Peloponneso, s'impone come la forma monumentale più convincente e si estende a tutte le regioni della Grecia. Il t. piano a terrazza ha, in confronto, un'applicazione così subordinata, che non può essere qui descritta dettagliatamente.
Sorgono in un primo tempo due tipi strutturali fondamentalmente diversi, anche per quel che riguarda la forma e il colore della decorazione. Il t. laconico ha embrici curvati a doccia verso l'alto e tegole a sezione alquanto semicircolare. Il pinnacolo è coperto da una tegola, simile, ma più grande. Il t. corinzio è più rilevante e, nel corso del VI sec., sostituisce il laconico. Esso corrisponde alla descrizione generale fatta più sopra. Qui il pinnacolo viene coperto con embrici e tegole piegati agli orli. La combinazione di tegole piane con tegole a embrice (coppi) usate alternativamente e sul culmine del t. viene preferita nelle colonie occidentali ed è designata quale t. alla siciliana.
Su questi t. l'acqua piovana si raccoglie sugli embrici e scorre verso il basso. Nella forma semplice e, per ambo i tipi di t., originaria, l'acqua scorre nel bordo inferiore del t., ciò che spiega la presenza di gocciolatoi nell'ordine inferiore di tegole o nel cornicione sottostante (v. trabeazione). Le tegole inferiori vengono chiuse nella loro parte terminale e assumono una forma particolare mediante le cosiddette antefisse, semicircolari nel t. laconico mentre nel corinzio esse sono, in un primo tempo, corrispondenti alla sezione delle tegole e, più tardi, con palmette erette, ripetute poi sulle parti del pinnacolo in posizione parallela alle antefisse. Anche sulle tegole del pinnacolo dei t. laconici si riscontrano palmette, disposte naturalmente con la loro superficie nella direzione longitudinale del tetto.
Nell'Asia Minore, definita ionica, la terrazza originaria del t. viene recinta, cioè circondata da una lastra che sporge oltre la sua superficie. L'acqua deve scorrere qui mediante aperture praticate in questa lastra; da questa costruzione originaria deriva poi la sima ionica (v. trabeazione), con i gocciolatoi. Con l'adozione, nelle costruzioni ioniche, del t. di tegole, il t. corinzio si unisce alla sima. Tale combinazione viene spesso utilizzata anche in costruzioni doriche, dopo essere stata convenientemente perfezionata, soprattutto nelle colonie doriche della Sicilia.
Se all'inizio la grondaia aperta con le tegole munite di antefisse e la gronda chiusa con la sima e i gocciolatoi erano due tipi fondamentalmente differenti contrapposti l'uno all'altro, nel processo evolutivo dell'architettura essi furono talvolta felicemente combinati. In tali casi le tegole vengono portate dal lato posteriore della sima fino al bordo superiore di questa, così che le antefisse si ergano sulla sima stessa. Tali bordi del t. si riscontrano già nel periodo arcaico, ma sono specialmente usati nel periodo tardo-classico del IV sec. e riccamente decorati (esempio Asidepieion a Epidauro). Sembra, in un primo tempo, che essi siano sorti per il piacere di arricchire al massimo la decorazione, e quindi per un impulso artistico, ma dopo aver conosciuto la trabeazione del tempio di Hera alla Foce del Sele, si può dimostrare- se pure finora soltanto mediante una semplice congettura- che anche questa combinazione di tipi è nata da una urgenza puramente costruttiva (v. trabeazione).
Al t. a due spioventi con superfici piane corrisponde un frontone di semplice forma triangolare. Ma attraverso ritrovamenti e ricostruzioni si è potuto constatare sempre più spesso come nel periodo arcaico vi siano anche t. la cui superficie inclinata termina sopra la trabeazione esterna o il muro dell'edificio e si piega continuando poi in direzione orizzontale nella parte soprastante. Il profilo del frontone mostra l'angolo accentuato di tale superficie. È essenziale che in tutti i casi finora noti la banda esterna del t. sia precisamente orizzontale.
I punti angolari dei t. nei templi greci sono particolarmente segnati e decorati (si tratta dei quattro angoli esterni e delle due cime del pinnacolo). Questi ornamenti sovrapposti, gli acroteri, hanno una grandezza considerevole e hanno forma di figure, di foglie o di tralci. Essi terminano le serie di palmette del pinnacolo e delle antefisse della gronda e, nel t. laconico hanno, in corrispondenza della tegola semicircolare del pinnacolo, la forma di un grande disco riccamente decorato.
IV. Roma. - I t. corrispondono perfettamente a quelli greci con le gronde (sime), più sopra descritti. Anche in questa regione si nota una limitazione alle semplici necessità della costruzione, per gli edifici più modesti. Nella edilizia romana per le case di abitazione, accanto ai t. a uno o più spioventi delle case isolate e singole, e i t. forse prevalentemente a forma di terrazza delle case cittadine a molti piani, va menzionato il t. che ricopre l'atrio (v.). È questa una parte caratteristica della casa antica italica. Il t. dell'atrio lascia libera una apertura corrispondente alla sua pianta, ma essenzialmente minore, il compluvium, e consiste di quattro t. a un solo spiovente, inclinati verso l'interno. Gli orli del compluvium sono i bordi della grondaia di questi t. e formano una cornice quadrangolare. Nell'atrium tuscanicum si riscontrano due grandi travi collocate di traverso nell'atrio, che sostengono l'intera costruzione e sono, nella loro parte mediana, lo zoccolo immediato di una delle due coppie di bordi della grondaia. Per l'altra coppia situata nel senso longitudinale, in queste travi grandi sono incastrati dei travicelli. Tutto il rimanente, le traversine, la rivestitura del t., la copertura di tegole appartiene al genere comunemente usato. L'atrium tuscanicum è la forma originaria e più semplice, ma è limitato nella sua grandezza. In costruzioni di proporzioni maggiori il compluvium viene sorretto da colonne, quattro nell'atrium tetrastylum e più ancora nell'atrium corinthium. Queste denominazioni rivelano già come tali forme fossero ispirate dall'influsso greco, attraverso il quale, nel periodo di evoluzione imperiale, l'atrium sparisce addirittura. Vitruvio cita altre due specie di atri. Nell'atrium displuviatum le superfici del t. sono inclinate verso l'esterno. Questa è una forma di t. per case isolate. L'atrium testudinatum ha un compluvium coperto da un t. speciale; esso è buio e può essere adoperato soltanto ricevendo aria e luce attraverso le porte della casa e eventualmente dalle finestre, se ve ne sono. Anche quest'atrio richiede una casa isolata e quindi è una forma adottata principalmente per le case di campagna. Non deve quindi sorprendere se atrî di tale specie non siano stati rinvenuti a Pompei.
V. Etruria. - Quanto è stato detto per l'architettura delle case romane vale anche per le case etrusche. Da tombe a camera tagliate nella roccia e da urne cinerarie sappiamo che questo popolo conosceva l'atrium displuviatum e, siamo autorizzati a supporlo, anche l'atrium tuscanicum. Ugualmente su tombe a camera, urne e sarcofagi si riscontrano raffigurazioni di edifici che mostrano t. a due spioventi, con angoli di inclinazione più o meno acuti, o anche t. a punta. Questi ultimi hanno a volte i travicelli collocati a raggio, indicando così l'origine della chiusura absidale semicircolare di tipi di case più antichi. I t. a due spioventi hanno i frontoni con travicelli assai spesso molto evidenti. Molto frequentemente il cornicione orizzontale del frontone (v. trabeazione), è rappresentato completamente ricoperto di tegole, con gronda aperta e antefisse. Le sime del frontone appaiono quali incorniciature specialmente larghe.
Gli avanzi di t. di templi, che si sono conservati, dimostrano che questa parte, nelle raffigurazioni, corrisponde alla realtà. I t. erano ricoperti con tegole di terracotta e corrispondono, nella struttura, ai t. greci descritti. Gli embrici sono piatti, ma le tegole hanno sezione semicircolare. Esse portano antefisse molto grandi e spesso a forma di figure. La grondaia aperta prevale. Anche i t. dei templi etruschi, come quelli greci e romani, hanno le sime nei lati obliqui del frontone. Questi sono alti e riccamente decorati e portano generalmente, inserita in una scanalatura sul lato superiore, una fascia decorativa traforata, di terracotta come tutte le altre parti.
Il coronamento dell'edificio viene completato mediante grandi acroteri, per lo più in forma di figure, cui corrispondono talvolta altre figure sugli spioventi del frontone e sul pinnacolo (v. anche terracotta).
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