Terry e i pirati
Un fumetto che ha fatto molte guerre
Negli anni Trenta del Novecento lo statunitense Milton Caniff ha profondamente innovato lo stile di disegno del fumetto per le strisce d’avventura Terry e i pirati. Nel decennio successivo la serie si è trasformata nel più famoso fumetto di guerra, illustrando l’eroismo e le virtù degli Americani in tutti i conflitti, armati e non, che li hanno visti impegnati
Chi legge un fumetto è ormai abituato a trovarsi di fronte a un gran numero di stili di disegno. Per quanto riguarda i racconti avventurosi, c’è chi usa un tratto sottile particolarmente adatto a essere colorato, la cosiddetta linea chiara; chi disegna in modo molto naturalistico; chi preferisce rendere i disegni in termini impressionistici, cioè con pochi tratti che rendono l’impressione delle immagini rappresentate. Insomma, ogni illustratore adotta uno stile diverso, a seconda dei propri gusti e della propria preparazione artistica.
Una volta, però, non era così. Le serie avventurose tendevano a far uso di due soli stili: il primo vagamente caricaturale, ispirato a quello delle serie umoristiche; il secondo ricco di tratteggi a penna o pennello, ispirato alle illustrazioni delle riviste e dei libri del tempo. Nei tardi anni Trenta del Novecento un disegnatore, Milton Caniff, rivoluzionò questo modo di disegnare. Nel 1934 aveva iniziato una serie intitolata Terry e i pirati adottando il tipico stile semi caricaturale; dopo un paio d’anni, lo aveva modificato drasticamente.
Anziché fare uso di tratteggi e ombreggiature, caratterizzava le sue strisce con grandi masse di bianco e nero, che conferivano alle immagini uno straordinario vigore e un dinamismo mai visto prima. I suoi disegni ricordarono a qualcuno i dipinti di Rembrandt, e Caniff si guadagnò il soprannome di Rembrandt del fumetto. Al suo stile si ispirò una scuola di abili disegnatori, ognuno dei quali lo reinterpretò a suo modo; tra gli ideali allievi di Caniff si annovera anche Hugo Pratt, l’autore di Corto Maltese.
La serie Terry e i pirati era nata come un classico racconto di avventure esotiche: il giovane Terry Lee e il coraggioso avventuriero Pat Ryan partono per la Cina alla ricerca di una miniera ereditata da Terry e, insieme a un manipolo di comprimari (il buffo cuoco George Webster Confucius detto Connie, la graziosa Dale Scott), combattono contro i pirati, i quali tentano a loro volta di impadronirsene. Tra i cattivi si annoveravano personaggi straordinari, soprattutto donne, come la bellissima e diabolica Dragon Lady.
Nel 1938 il Giappone attaccò la Cina, e molti giovani piloti americani si arruolarono come volontari per combattere a fianco dei cinesi in uno squadrone di caccia bombardieri noto come le Tigri volanti comandato dal generale americano Chenault. Nel 1942, dopo l’attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbour, gli Stati Uniti entrarono in guerra (Seconda guerra mondiale). La logica conseguenza fu che Terry – che già si trovava in Oriente e ormai non era più un ragazzo, ma un giovane uomo – si arruolò nell’aviazione degli usa e diventò rapidamente tenente. Da storia avventurosa, la serie – pur non abbandonando mai il sottotitolo e i pirati – si trasformò in un fumetto di guerra, anzi, nel più famoso fumetto di guerra mai pubblicato. Portando con sé tutti i limiti della maggior parte di questo tipo di prodotti, cioè una visione delle cose estremamente di parte.
I nemici di Terry erano sempre caratterizzati come individui dalla natura vile e crudele, quindi non solo avversari, ma anche moralmente cattivi. Terry e i suoi sono invece buoni per definizione, e qualunque intervento militare essi compiano viene descritto come il giusto castigo nei confronti dei malvagi.
Finita la guerra combattuta, iniziò la cosiddetta guerra fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti; i ‘perfidi comunisti’ presero il posto dei ‘perfidi Giapponesi’. Non a caso le vicende di Terry – ormai da tempo non più realizzate da Caniff – si conclusero nel 1973, durante la guerra del Vietnam: un conflitto che, se non altro, aveva avuto il pregio di fare riflettere sul fatto che, in una guerra, buoni e cattivi non si trovano mai da una parte sola, e che aveva decretato la fine dei molti eroi di fumetti che, come Terry, non provavano mai nemmeno un’ombra di dubbio sulla giustezza del proprio operato.