DELLA PORTA, Teodoro (Mirone Teodoro)
Quarto figlio dello scultore Guglielmo, nacque a Roma il 24 marzo 1567 (Gramberg, 1964, p. 19). La madre, Panfilia Guazzaroni, ebbe da Guglielmo, che non sposò mai, anche un altro figlio, Mirone, fratello maggiore del D., vivente nel 1558 e morto prima del 1577, dal quale il D. prese probabilmente il nome di Mirone Teodoro con cui è indicato nel suo atto di morte (ibid.). Al momento della morte di Guglielmo, nel gennaio 1577, nella sua casa di via Giulia il D. viveva con il fratellastro Fidia, suo tutore; nel luglio 1577 la madre Panfilia fece nominare invece tutore il proprio marito Sebastiano Torrigiani, detto il Bologna, scultore e fonditore (Masetti Zannini, 1972, p. 301) e nell'ottobre 1578 fu redatto un secondo inventario dei beni di Guglielmo ad istanza del Torrigiani tutore del D. (Bertolotti, 1881, I, pp. 142 s.).
Nel testamento di Guglielmo il D. era indicato come erede universale e vi era anche detto (Gualandi, 1845, p. 123) che i Farnese gli dovevano ancora "quattro o cinque mila scudi" per la tomba di Paolo III; il Bologna (ibid., p. 124), per evitare di vendere altre proprietà, aveva chiesto al cardinale Alessandro Farnese di saldare questo debito, ma senza risultato: la casa fu venduta (Bertolotti, 1881, I, p. 143). Nel 1586, mentre il D. viveva in Borgo col Torrigiani, nella casa di via Giulia furono rubati, molto probabilmente ad opera di Fidia, numerosi disegni, forme per statue e bassorilievi (ibid., I, pp. 143 s.; II, pp. 126-30), di cui venti anni dopo il D. avrebbe cercato di tornare in possesso. Raggiunta la maggiore età, nel gennaio 1589, il D. fece i conti con il suo tutore, permettendo a lui e a suo figlio Michelangelo di usare le forme, che restavano proprietà del D., della Deposizione della Croce,di sedici Storie dalle Metamorfosi di Ovidio e di varie Crocefissioni (Masetti Zannini, 1972, p. 301). Sempre intorno al 1589 il D., con la "corte di Campidoglio", andò nella casa dell'orafo Antonio Gentili da Faenza, con un.aiuto di Guglielmo, per reclamare la forma di una Crocefissione,e gli pagò 50 scudi, prezzo che Gentili aveva pagato a Fidia (Bertolotti, 1881, II, pp. 122, 154).
Nel 1589 il D. iniziò un'altra lunga e complessa pratica per entrare nel pieno possesso dell'eredità paterna scrivendo a Papirio Picedi, agente dei Farnese, per ricordargli che, essendo morto il cardinale Alessandro, la famiglia Farnese doveva pagarne i debiti per la tomba di Paolo III eseguita da Guglielmo. È documentato nell'aprile 1593 un pagamento al D. di 50 scudi per la "veste di metallo" che copriva le nudità della statua della Giustizia di Guglielmo (che aveva accettato tale rivestimento anni prima), ma nel settembre 1604 il D. compose un lungo memoriale per ottenere giustizia e ricompensa per le "tante fatiche" di suo padre (e quindi i 50 scudi del 1593 erano solo per il metallo; per tutti i docc. cfr. Cadier, 1889, pp. 73-92; Gramberg, 1984, pp. 329-355). Non ci sono noti i risultati economici di queste dispute per la Tomba Farnese opera di Guglielmo, certo è che il D. continuò ad occuparsi dell'eredità paterna.
Nella primavera del 1609 il D. fece causa ad Antonio Gentili e a Sebastiano Marchini per aver usato illegalmente, e con suo danno, forme e modelli di Guglielmo, presumibilmente rubati da Fidia nel 1586 e acquistati da altri (Bertolotti, 1881, II, pp. 120-161). Il 18 marzo, nella sua deposizione (pp. 126-131), il D. affermava che mentre trattava di gettare una Discesa dalla Croce "d'argento a requisizione di un principe e cavarne molto utile ... mi vien oggi a restare in mano infruttuosa" perché il Gentili ne aveva già fatto numerose copie e venduto a privati per molto meno. Seguivano le testimonianze di vari artigiani che avevano visto usare forme e disegni di Guglielmo per la Discesa dalla Croce,per le "Historie d'Ovidio" per "Historia circolare di tutti gli dei" e per varie Crocefissioni;ma tutti negavano di essere mai stati a conoscenza delle liti tra il Torrigiani (ormai morto) e il D. da una parte e Fidia Della Porta, anch'egli morto, dall'altra, e tanto meno del furto. Non sappiamo come sia finito questo processo che costituisce una miniera di informazioni per la comprensione dell'origine e autenticità di piccole sculture e dell'organizzazione delle botteghe di scultura alla fine del Cinquecento.
Dalla testimonianza del D. già citata risulta che almeno una volta egli usò, o intese usare, il "modello originale" di Guglielmo; per altro sono pochissime le opere del D. a noi note: il drappeggio in metallo per la statua della Giustizia di Guglielmo nella Tomba di Paolo III (1593 o poco dopo); il modello in cera della medaglia annuale (pagato 30 scudi nel 1611, cfr. Orbaan, 1920, p. 307), considerata dal Middeldorf (1977, p. 77) di non grande pregio artistico. Il Baglione (1642) attribuisce al D. il progetto della Tomba di Lucrezia Tomacelli,nella cappella Colonna in S. Giovanni in Laterano, che fu modellata e gettata in bronzo da G. Laurenziano (1625): in uno spazio architettonicamente costruito il busto in bronzo di Lucrezia in preghiera è sopra un epitaffio sostenuto da angeli in marmo.
Al D. è stata attribuita (Middeldorf, 1977, p. 77) anche una plapca in terracotta dorata con la Deposizione oggi nella Galleria Spada a Roma, molto vicina, come composizione, a disegni di Guglielmo, datata 1602 con un monogramma che può essere interpretato come Teodoro Porta, cavaliere (dopo il 1604 il D. si definisce "cavaliere" nei documenti). Il Torrigiani morì poco dopo aver testato, nell'anno 1596 (Bertolotti, 1886): "confidando assai nell'amorevolezza" del D. gli raccomandava i nipoti della moglie. Ma nell'aprile 1601 troviamo il D. in prigione, con un Paolo Della Porta "per sospetto" (Bertolotti, 1881, II, p. 110), e Tommaso Della Porta il Giovane come loro fideiussore.
Trascorse piacevolmente i suoi ultimi anni di amatore d'arte benestante; nel 1618 esortava il duca di Mantova ad acquistare piccoli marmi di un artista francese (Bertolotti, 1885); era membro della Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon nel 1633 e almeno nel 1634 dell'Accademia di S. Luca.
Sono probabilmente del D. alcuni scritti che costituiscono l'ultima parte della raccolta di schizzi e scritti di Guglielmo Della Porta, messi insieme da un discendente nel XVIII secolo e conservati oggi nel Museo di Düsseldorf (Gramberg, 1964, pp. 136-42).
Negli anni 1624-1633 il D. svolse la funzione di consigliere artistico della Fabbrica di S. Pietro e come tale ebbe discussioni con la congregazione in merito alle opere del padre che ancora si trovavano nella casa di famiglia (Gramberg, 1964, p. 154). In una lettera non datata, probabilmente del 1628, chiedeva di sostituire il curatore dell'Acqua Paola, ammalato, pagato 25 scudi al mese (ibid., p. 138). Nel 1616 il D. aveva ancora proprietà in via Giulia (Via Giulia,Roma 1973, p. 430). Morì a Roma, in via S. Caterina della Rota, il 23 marzo 1638 (Gramberg, 1964, p. 19); non risulta avesse moglie né figli.
Fonti e Bibl.: G. Baglione, Le vite...,Roma 1642, p. 325; F. Titi, Descrizione delle pitture...,Roma 1763, I, p. 214; M. Missirini, Mem. per servire... Accad. di S. Luca,Roma 1823, pp. 465 s.; M. Gualandi, Mem. originali...,VI,Bologna 1845, pp. 123-135; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma...,Milano 1881, I, pp. 132, 143 s.; II, pp. 110, 120-162; Id., Artisti in relaz. coi Gonzaga...,in Atti e mem. delle R. Deput. di st. patria per le prov. modenesi e parmensi, s. 3, III (1885), I, pp. 86 s.; Id., Artisti bolognesi... in Roma,Bologna 1886, pp. 83 s.; L. Cadier, Le tombeau du pape Paul III..., in Mélanges d'archéol. et d'histoire ... Rome, IX (1889), pp. 56, 62, 66-86; E. Steinmann, Das Grabmal Pauls III.,Roma-Leipzig 1912, pp. II, 20 n. 2 (confonde Teodoro con Tommaso); J. Orbaan, Docum. sul barocco in Roma, Roma 1920, p. 307; A. Borzelli, Il capolavoro di Guglielmo Della Porta...,Napoli 1920, pp. 20 ss.; A. Muñoz, Alcuni ritratti a busto del Seicento romano,in Dedalo,III (1923), p. 686; O. Pollak, Die Kunsttätigkeit unter Urban VIII., II,Wien 1928-31, p. 6; A. Grisebach, Römische Porträtbüsten der Gegenreformation,Leipzig 1936, p. 167; A. Venturi, Storia dell'arte ital.,X,3, Milano 1937, tav. 465; L. Bruhns, Das Motiv der ewigen Anbetung...,in Römisches Jahrb. für Kunstgesch., IV(1940), p. 314; W. Gramberg, Die düsseldorfer Skizzenbücher des Guglielmo Della Porta,Berlin 1964, pp. 19, 23, 26, 54, 106, 121, 136, 138 ss., 154; D. Kaczmarzyk, Deux sculptures de Guglielmo ... et un dessin de son fils T...., in Bull. du Musée national de Varsovie, V (1964), pp. 98-103; F. Bartolotti, La medaglia annuale dei romani pontefici,Rimini 1967, p. 8; G. Masetti Zannini, Notizie biogr. di Guglielmo Della Porta in documenti notarili romani,in Commentari,XXIII (1972), pp. 301-305; U. Middeldorf, In the wake of Guglielmo Della Porta,in Connoisseur,CXCIV (1977), pp. 76-80, 84; C. Kirwin, Bernini's baldacchino reconsidered,in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XIX(1981), p. 162; W. Gramberg, Guglielmo Della Porta. Grabmal für Paul III. Farnese,in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XXI(1984), pp. 291 s., 348-355, 359 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon,XXVII, p. 284 (sub voce Porta, Teodoro della).