TENZONE
. Nella lirica trovatorica si designò col nome di tenzone (tenso, tençon) uno scambio di poesie (canzoni, sirventesi), e di strofi alternate che due poeti s'indirizzavano in forma polemica: a volte con il tono di elegante e dotta discussione, spesso con la violenza e l'acredine delle invettive personali. La consuetudine è sorta negli ambienti trovatorici e aristocratici della Provenza; e riesce perciò più naturale spiegare questo genere lirico con un'origine spontanea dovuta al tipo stesso della società e della sensibilità trovatorica, anziché ricorrendo a illusorie derivazioni dall'egloga classica o dai contrasti dialogati (conflictus) della cultura carolingia (v. contrasto: Letteratura; pastorella).
Probabilmente si dovette iniziare con uno scambio di poesie, ciascuna per sé stessa conchiusa e autonoma, quasi un carteggio poetico (per es., quelle tra Marcabruno e Audric, tra Peire Roger e Rambaldo di Vaqueiras, fra il genovese Bonifazio Calvo e il veneziano Bartolomeo Zorzi), sebbene assai per tempo si dovesse preferire una specie di dialogo a couplets alternati (strofi amebee che costituivano una canzone intera, come un unico componimento risultante dalla collaborazione di due artisti, o che rimanevano staccate nella brevità di esili coblas, cobbole): forma diventata la più regolare specie dopo la metà del sec. XII (tenzoni tipiche sono quelle di Cercamon-Guilhelmi, Marcabruno-Catola, B. di Ventadorn-Peire d'Alvernia, Miraval-Mataplana, Rambaldo di Vaqueiras-Alberto Malaspina, ecc.), con una varietà di argomenti, da quelli privati e individuali ai temi sentimentali, morali, politici, e con una mobilità di toni, dal satirico, ironico, maldicente a quello serio e pensoso (Blacas-Peire Vidal, Jacme Grill-Simon Doria, e altri di Giraut de Borneill, di Lanfranco Cigala, del Monaco di Montaudon, ecc.), fino ad assumere la struttura di tenzoni fittizie, immaginarie, dialogate tra il poeta e Amore o Madonna (se ne hanno di Aimeric de Pegulhan, Elias Cairel, Peirol, ecc.). Verso la fine del sec. XII, la tenzone si arricchì d'una varietà, che assunse il nome specifieo di joc partit o paartimen (partir tun joc "proporre una questione"): il poeta proponeva una questione che veniva raccolta e discussa da più d'uno, in modo che si potessero avere parecchie risposte; e spesso i contendenti si rimettevano a un giudice autorevole (un poeta celebre o un principe), che il più delle volte presentava una soluzione personale, in contrasto con quelle date. Si pensi al contemporaneo Liber de Amore di Andrea Cappellano (v. Corte: Le corti d'amore), che attesterebbe una simile consuetudine nella Francia del Nord: si tratta comunque di una piacevole, sottile, per lo più saccente e sofistica discussione su temi che interessavano la vita sentimentale della società aristocratica.
Probabilmente, almeno in molti casi, l'intera tenzone (il dialogo, la domanda e la risposta, la proposta e la soluzione, lo stesso scambio di invettive) doveva essere opera di un solo poeta, che si fingeva in polemica con altri ed elaborava egli stesso le risposte, specie se la corrispondenza si svolgeva con rimatori o principi assai lontani: di solito si tratta di canzoni dialogate, mimate dallo stesso trovatore, che per lo più è d'origine giullaresca e si compiace della simulazione e della contraffazione. Così in seno alla lirica trovatorica, tanto raffinata e squisita, risuonava attraverso alla violenza di molte tenzoni, un linguaggio volgare, realistico, spesso gergale, che svela atteggiamenti e voci singolari. I jeux-parlis francesi (se ne hanno circa 180) risultano generalmente di sei strofi (nella prima si pone una questione dilemmatica, quasi sempre di casistica amorosa) e di due "invii" (in cui ciascun contendente nomina un giudice). L'esempio più antico sembra di Geoffroi, conte di Bretagna (1169-1186), ma i- componimenti migliori sono di Thibaut de Champagne (1201-1253) e i più numerosi di Jehan Bretel, che corrispondeva con circa venti rimatori.
In Italia il tipo f0ndamentale della collaborazione di due o più poeti si smarrisce, e mediante l'unitaria e autonoma brevità del sonetto si risolve di volta in volta in una posizione lirica indipendente e sufficiente, per cui i singoli rimatori conservano la loro distinta individualità. Fra i meridionali (il Notaro, Iacopo Mostacci, l'abate di Tivoli, ecc.), fra i toscani e gli stilnovisti non difetta, sebbene non sia d'uso frequente, lo scambio di sonetti e di discussioni, per lo più in funzione didattica e programmatica (qualche esempio di Guittone, di Cavalcanti, di Cino da Pistoia, ecc.); ma fra tutte le tenzoni, la più vigorosa e cruda, in cui ritornano con estrema e originale asprezza i motivi satirici, realistici, caricaturali e gergali, è quella di Dante e Forese, la cui autenticità sembra ormai accertata, nonostante vecchi e recenti dubbî.
Bibl.: R. Zenker, Die provenzalische Tenzone, Lipsia 1888; J. D. Jones, La tenson provençale, Parigi 1934 (con la lista di tutte le tenzoni occitaniche); A. Jeanroy, La poésie lyrique des troubadours, ivi 1934, II, pp. 247-181; F. Fiset, Das altfranzösische Jeu-Parti, in Romania, XIX (1905), pp. 407-544; A. Langfors, A. Jeanroy, L. Brandin, Recueil général des jeux-partis français, Parigi 1926, voll. 2; H. Stiefel, Die italienische Tenzone des XIII. Jahrh. und ihr Verhältnis zur provenz. Tenzone, Halle 1914; S. Santangelo, Le tenzoni poetiche nella letteratura italiana delle origini, Ginevra 1928.