tempio
La casa degli dei
Il tempio nelle antiche religioni pagane è l’edificio dedicato al culto. Nel mondo greco la struttura dei templi si sviluppò di pari passo con gli ordini architettonici, cioè seguendo lo sviluppo del sistema colonna-capitello-trabeazione, secondo lo stile prima dorico e in seguito ionico. Le caratteristiche dei templi greci vennero in parte adottate dai Romani, che usarono però le colonne e gli ordini principalmente a fini decorativi
Il tempio, che nelle antiche religioni era l’edificio riservato al culto, sorgeva in luoghi ritenuti sacri, situati all’esterno dei centri abitati (architettura). Nell’antico Egitto il tempio era formato da tre parti distinte: l’ingresso con il cortile porticato, la sala ipostila (nella quale, cioè, il tetto era sostenuto da diverse file di colonne) e infine il santuario, dove era collocata la statua della divinità. Alcuni di questi complessi erano colossali, come quelli di Karnak e Luxor. Nelle civiltà mesopotamiche il tempio era collocato in cima a una struttura verticale a gradoni, chiamata ziqqurat: una vera e propria montagna sacra artificiale, come a Uruk. Anche la religione ebraica ebbe come luoghi di culto i templi: il grandioso Tempio di Salomone a Gerusalemme venne distrutto dai Romani, e di esso rimane solo una parte del basamento, il cosiddetto Muro del pianto, luogo ancora oggi sacro.
I primi templi dell’antica Grecia ricalcavano lo schema dei luoghi di culto micenei: erano composti di un vano rettangolare con due bracci di muro esterni coperti da un frontone, che poggiava su colonne, originariamente di legno. Dall’età arcaica a quella classica, per un periodo lunghissimo (oltre tre secoli), i Greci adottarono e portarono a perfezione un unico schema di tempio, con alcune varianti. La pianta si sviluppa attorno a una cella centrale rettangolare (nàos), che nella parte terminale (adito) accoglie la statua della divinità. La cella è preceduta sul lato d’ingresso da un vestibolo (pronao), mentre sul retro vi è un ambiente simmetrico (opistodomo). Attorno alla cella si trovano una o più file di colonne (peristasi), parti principali dell’ordine architettonico, che poggiano su una piattaforma liscia (stilobate) e che sorreggono il tetto a doppia falda, attraverso la trabeazione orizzontale.
Lo schema del tempio dorico che abbiamo descritto venne sviluppato dalla seconda metà del 7° secolo a.C. sino al classicismo dell’età di Pericle: ne abbiamo fulgidi esempi nei templi di Era (Giunone) e Zeus (Giove) a Olimpia, nei templi della Sicilia e della Magna Grecia (Selinunte, Siracusa, Segesta, Agrigento, Paestum), per arrivare al famoso Partenone di Atene, che già anticipa un primo cambiamento, dato dalla presenza dell’ordine ionico all’interno della cella.
Dal 4° secolo, in concomitanza con i regni ellenistici creatisi dopo Alessandro Magno, l’ordine dorico cedette il passo allo ionico. I templi ionici avevano dimensioni monumentali, poggiavano su alti basamenti e presentavano in molti casi un doppio colonnato, come nel tempio di Apollo a Didime (nell’attuale Turchia).
I Romani svilupparono il tipo del tempio etrusco, detto a podio per l’accentuazione della parte basamentale formata da un’alta scalinata, come descritto da Vitruvio. Generalmente nei templi romani il colonnato è presente solo sul lato principale d’accesso: questo tipo di tempio, detto prostilo o pseudoperiptero (se aveva semicolonne inserite nelle pareti esterne della cella), perdeva la simmetria classica dei templi greci. I Romani inoltre, a differenza dei Greci, costruirono i templi negli spazi pubblici delle loro città, rappresentati dai fori (Foro Romano): il tempio era quindi un edificio inserito nella vita quotidiana del cittadino romano.
La maestria costruttiva dei Romani raggiunse l’apogeo nella realizzazione del Pantheon: edificio unico nella sua forma, ottenuta dall’accostamento di un pronao a una cella cilindrica, coperta da un’enorme cupola in calcestruzzo del diametro di 23 metri. Il Pantheon, realizzato sotto l’imperatore Adriano, presenta una semplice ma efficace proporzione: il diametro della cupola è uguale all’altezza dell’edificio, per cui al suo interno può essere perfettamente inscritta una sfera!