Martin, Steve
Attore e sceneggiatore cinematografico e televisivo statunitense, nato a Waco (Texas) il 14 agosto 1945. La sua comicità, vicina alle forme del cinema demenziale, appare per lo più basata su una sfrenata fisicità e sulla deformazione del linguaggio verbale. Caratterizzato dai capelli grigi, dal naso pronunciato e dai movimenti da clown volutamente scomposti, ha costruito personaggi esuberanti e folli, ma anche romantici, a tratti venati di malinconia.
Studiò filosofia e poi discipline teatrali alla UCLA (University of California Los Angeles), iniziando, dalla fine degli anni Sessanta, a scrivere testi per la CBS TV. Trasferitosi in Canada, divenne ospite fisso dello show Half the George Kirby comedy hour, conquistando una crescente popolarità televisiva, tanto da essere anche protagonista, verso la metà degli anni Settanta, di numerose puntate del Saturday night live. Il suo primo film importante, che lo ha visto impegnato anche come sceneggiatore, è stato The jerk (1979; Lo straccione) di Carl Reiner, in cui è lo sprovveduto figlio adottivo di due contadini di colore. Ma l'attore ha rivelato pienamente le sue potenzialità comiche nel ruolo di un idealista e sfortunato agente musicale nella Chicago degli anni Trenta in Pennies from heaven (1981) di Herbert Ross, in cui canta e balla il tip-tap. Ha poi sceneggiato e interpretato Dead men don't wear plaid (1982; Il mistero del cadavere scomparso) di Reiner dove, in un'atmosfera da noir statunitense degli anni Quaranta, è un detective privato maldestro e seduttore che, grazie al montaggio di fotogrammi di film dell'epoca classica, si trova a dialogare con attori come Humphrey Bogart, Barbara Stanwyck e Bette Davis. Per lo stesso regista è stato anche protagonista di The man with two brains (1983; Ho perso la testa per un cervello) e All of me (1984; Ho sposato un fantasma). Maggiori affermazioni sono giunte a partire dalla prima metà degli anni Ottanta. In particolare ha delineato, mediante una comicità più controllata, la figura dell'impiegato di una casa editrice in The lonely guy (1984; Anime gemelle) di Arthur Hiller. Nel 1986 ha partecipato alla parodia western di Three amigos! (I tre amigos) di John Landis e a quella musical-horror Little shop of horrors (La piccola bottega degli orrori) di Frank Oz, regista con cui ha lavorato ancora in Dirty rotten scoundrels (1988; Due figli di…). Le sue migliori interpretazioni del periodo sono quelle offerte in Roxanne (1987) di Fred Schepisi, trasposizione moderna del Cyrano de Bergerac di E. Rostand e in Parenthood (1989; Parenti, amici e tanti guai) di Ron Howard. Negli anni Novanta ha continuato a misurarsi con ruoli comici, come il mafioso italoamericano di My blue heaven (1990; Il testimone più pazzo del mondo) di Ross e il predicatore truffatore di Leap of faith (1992; Vendesi miracolo) di Richard Pearce. Questi film però non gli hanno permesso di rivelare il suo talento, così come è apparsa incolore la sua interpretazione, soprattutto nel confronto con Spencer Tracy, in Father of the bride (1991; Il padre della sposa) di Charles Shyer, remake dell'omonimo film del 1950 di Vincente Minnelli. L'occasione migliore gli è stata invece offerta da Lawrence Kasdan in Grand Canyon (1991; Grand Canyon ‒ Il cuore della città), dove è un produttore senza scrupoli che ha una crisi di coscienza dopo essere stato gravemente ferito da un rapinatore. Soltanto il ruolo del misterioso miliardario di The Spanish prisoner (1997; La formula) diretto da David Mamet, gli ha consentito di misurarsi con un personaggio venato di tratti ambigui. Sulla linea dei numerosi ruoli comici che lo hanno portato al successo, ha interpretato un regista spiantato in Bowfinger (1999) di Oz, un avvocato in Bringing down the house (2003; Un ciclone in casa) di Adam Shankman e il malvagio presidente della Acme Corporation in Looney tunes ‒ Back in action (2003) di Joe Dante. M., che ha spesso collaborato con "The New York Times" e "The New Yorker", è anche autore di alcuni romanzi, tra cui Shopgirl (2000; trad. it. 2001).