GRADI, Stefano
Erudito, poeta, diplomatico. Di famiglia patrizia che già aveva dato un monaco Basilio (morto nel 1595), teologo e grecista, nacque nel 1613 a Ragusa di Dalmazia, ove fece i primi studî. Dallo zio Pietro Benessa, altro illustre raguseo, segretario d'Urbano VIII, venne chiamato a Roma ove compì gli studî di teologia, mentre a Padova finì quelli di diritto. Ricevuti gli ordini sacri, ritornò in patria, ma solo per breve tempo, poiché, ancora giovane, dovette sostituire a Roma lo zio come tutore degli affari della repubblica alla corte pontificia, carica che conservò fino alla morte, distinguendosi quale abile diplomatico e figlio devoto della sua patria, specie dopo il disastroso terremoto del 1667, per cui a buon diritto fu chiamato "restauratore di Ragusa". Da Alessandro VII fu inviato in Francia come segretario del card. Chigi; a Roma fu consultore della Congregazione dell'Indice, revisore dei libri, per più di venti anni custode e infine prefetto della Vaticana. Morì nel 1683.
D'ingegno forte e versatile e di vastissima cultura, brillò nelle dotte riunioni di Alessandro VII e di Cristina di Svezia, specie come ottimo improvvisatore latino.
Delle sue composizioni poetiche, per sincerità di sentimento la migliore è il poemetto di oltre trecento esametri, De laudibus serenissimae reipublicae Venetae et cladibus patriae suae carmen (Venezia 1675), dedicato al procuratore Nani. Si occupò e scrisse in italiano e in latino di storia, di politica, di diritto, di filosofia, di teologia, di morale e anche di geometria. Fu pure oratore efficace, e come tale nel 1667 venne scelto a tenere l'Oratio de eligendo Summo Pontefice. Alla Vaticana, alla quale dedicò ventidue anni di lavoro indefesso, lasciò oltre un centinaio di importanti manoscritti; nell'archivio di Ragusa si conserva un vasto e interessante suo epistolario.
Bibl.: F.M. Appendini, Notizie istorico-critiche sulle antichità, storia e letteratura dei Ragusei, Ragusa 1803, II, pp. 138-44; S. Gliubich, Dizionario biografico degli uomini illustri della Dalmazia, Vienna 1856; G. Körbler, in Monumenta spect. historiam Slavorum Meridionalium, XXXVII (1915); A. Tamaro, La Vénétie Julienne et la Dalmatie, III, Roma 1919, pp. 256-59.