FELIS, Stefano
L'atto di battesimo (conservato nell'Archivio del Capitolo metropolitano di Bari) certifica la nascita avvenuta a Bari il 20 genn. 1538 di Stefano Gatto poi latinizzato in Felis. È questo l'unico documento originale pervenutoci su di lui (per il resto ricostruibile soltanto su testimonianze indirette). Il F. viene considerato l'esponente di maggior spicco dei musicisti dell'area meridionale italiana, ed il più prolifico della cosiddetta scuola barese come risulta dalla sua vasta produzione conservata solo in parte (almeno nove libri di madrigali, due di messe e quattro di mottetti). Già Luigi Contarino nel suo trattato La nobiltà di Napoli in dialogo (Napoli 1569) lo menziona in un elenco di musicisti definiti "molti et eccellenti musici" attivi a Napoli.
Allievo del leccese Francesco Antonio Baseo, a sua volta fu maestro dei concittadini Giovanni Battista Pace e Giovanni Donato Vopa. Ma la sua attività didattica, come risulta da molte testimonianze, fu certamente più ampia.
Sacerdote, fu nominato nel 1579 maestro di cappella dell'arcivescovado di Bari, nel cui duomo ricopri lo stesso ruolo presumibilmente dal 1583 al 1585. Dopo il maggio 1585 si recò a Praga, dove entrò al servizio di Antonio Puteo, arcivescovo di Bari, nominato da poco nunzio apostolico presso l'imperatore Rodolfo II; rimase nella stessa città fino al 1589 dove un anno prima aveva pubblicato il suo primo libro di messe: Missarum 6 voci liber I. L'incontro con il compositore fiammingo Filippo de Monte, avvenuto in quel periodo a Praga, influenzò il F. in particolare per quanto riguarda la raffinata tecnica polifonica e la notevole padronanza di scrittura, tanto che il suo stile viene spesso paragonato a quello dei compositori fiamminghi suoi contemporanei.
Il F. tornò definitivamente in Italia alla fine del 1590 e un anno dopo fu nominato maestro di cappella del duomo di Napoli. Qui, secondo Einstein, avrebbe già in precedenza collaborato alle attività musicali dell'Accademia di Carlo Gesualdo principe di Venosa, come risulta dalla dedica del Quarto libro di madrigali.
Secondo un'ipotesi avanzata da vari critici (C. Piccardi e A. Pompilio) fu probabilmente il maestro del principe, del quale il compositore barese patrocinò la prima composizione resa pubblica. Ma né l'intestazione né la prefazione del Secondo libro di mottetti a cinque, sei e otto voci dello stesso F. suffragano tale ipotesi. Rientrò nella città natale nel 1596 e ricopri la carica di canonico della chiesa di S. Nicola, presumibilmente fino alla sua morte, avvenuta il 25 sett. 1603.
Il F. occupa un posto di rilievo nella costellazione dei musicisti della scuola meridionale italiana con numerosi riferimenti ai compositori contemporanei dell'area napoletana, ed in particolare al più anziano Rocco Rodio, soprattutto per l'uso personale della triade eccedente e di alcune soluzioni ritmiche, pur sempre rimanendo nell'ambito del sistema modale.
Il suo nome appare ripetutamente in molte antologie dei tempo, tanto che dal 1574 al 1605 alcune sue composizioni sono segnalate in almeno nove raccolte di musicisti contemporanei, quali Muzio Effrem, Pomponio Nenna, Giovanni Macque e Giovanni De Antiquis.
Punto di partenza del suo linguaggio è l'adozione di un contrappunto che il F. esprime in armonie limpide e forme luminose. Nella sua produzione la polifonia mira ad una forma serrata e compatta dove l'ornoritinia cede spesso all'intreccio contrappuntistico. L'essere venuto a contatto con ambienti e circoli musicali di tradizioni diverse gli conferisce uno stile incisivo unito ad una grande padronanza della scrittura musicale.
Tra le composizioni (pubblicate a Venezia salvo diversa indicazione) si ricordano: Primo libro de madrigali a 6 voci (A. Gardano; 1579); Secondo libro de madrigali a 5 voci (ristampa, Id.; 1583); Quinto libro de madrigali a 5 voci (Id.; 1583); Primo libro de madrigali a 5 voci (ristampa, Id.; 1585); Quarto libro de madrigali a 5 voci con alcuni a 6 et uno echo a 8 (G. Vincenzi-R. Amadino; 1585); Liber secundus motectorum 5, 6, 8 voci (A. Gardano; 1585); Missarum liber primus, 6 voci (Praga 1588); Sesto libro de madrigali a 5voci, con alcuni a 6 et un dialogo a 7 (Erede di G. Scotto; 1591); Liber tertius motectorum 5 voci (Id.; 1591); Liber quartus motectorum ... 5, 6 e 8 voci (G. Vincenti;1596); Nono libro di madrigali a 5voci (Id.; 1602); Missarum quae 6, una excepta quae 8 canuntur vocibus liber secundus (Id.; 1603).
Fonti e Bibl.: Bari, Archivio del Capitolo metropolitano, Libro dei battezzati nel sacro fonte di questa cattedrale chiesa dal 1538 al 1548, c.39; A. Einstein, The Elizabethan madrigal and musica Transalpina, in Music and letters, XXV (1944), pp. 66-77; Id., The Italian madrigal, II, Princeton 1949, pp. 689, 829 s.; S. A. Luciani, Imusicisti pugliesi dei secoli XVI-XVII, in Japigia, II (1931), pp. 402-421; J. Kerman, Elisabethan anthologies of Italian madrigals, in Journal of the American musicological society, IV (1951), pp. 122-138; C. Sartori, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, IV, Kassel 1955, col. 14; J. Terman, The Elisabethan madrigal: a corporative study, New York 1962, pp. 52, 54; B. D. Hoagland. A study of selected motets of S. F. diss., University of Missouri, 1967; C. Piccardi, Carlo Gesualdo l'aristocrazia come elezione, in Riv. ital. della musica, IX (1974), pp. 90-93; Bibliogr. della musica ital. vocale profana..., I, Pomezia 1977, pp. 606-610; P. Ann Myers, in The New Grove Dictionary of music and musicians, VI, London 1980, pp. 457 s.; A. Pompilio, Imadrigali a 4 voci di Pomponio Nenna, Firenze 1983, pp. 5-15; O. Mischiati, Indici cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, pp. 103, 116, 251.