BAREZZI, Stefano
Nato a Busseto il 16 nov. 1789 da Giovanni e da Giuseppina Carrara, ebbe i primi insegnamenti di pittura dal conterraneo Giuseppe Cavalli, altrimenti ignoto, per compiere poi, dal 1804 al 1808, studi più regolari a Cremona, allievo di Giovanni Motta e di S. Legnani. E a Cremona, a diciotto anni circa, prese moglie. Passò poi nel 1812 a Milano dove studiò all'Accademia di Brera; l'anno dopo, era disegnatore topografo al deposito di guerra di Milano e contemporaneamente studiava alla scuola speciale di G - Bossi. Con la Restaurazione, rifiutò l'impiego governativo alle dipendenze dell'Austria. Non una sola opera originale di pittura del B. ci è nota; egli acquistò larga fama come restauratore di dipinti e soprattutto di affreschi. Nonostante precedenti tentativi, limitati e solo in parte riusciti, della prima metà del Settecento - si ricorda per questo il ferrarese Antonio Contri - fu il primo ad applicare allo stacco degli affreschi la tecnica dello strappo e del successivo trasporto su tavola. Il suo biografo, E. Seletti, ha parlato di un adesivo del quale inzuppava una tela da applicarsi al muro per procedere allo strappo e di una patina mediante la quale la pellicola strappata era fatta aderire a una tavola preparata prima con l'imprimitura normale. Adesivo e patina erano un suo segreto mai rivelato. La verità, provata da L. Beltrami, è che il B. tra la tavola e la pellicola dell'affresco interponeva una sottilissima tela. Comunque i suoi strappi e trasporti riuscirono per la maggior parte esemplari, e il metodo dello strappo è ora quello più comunemente usato per simili operazioni. Si ricordano di lui lo strappo di affreschi di Marco d'Oggiono dalla chiesa di S. Maria della Pace a Milano, altri dalla chiesa di S. Vincenzino, ma, soprattutto, quelli di tutta la serie, ancora superstite (Brera), dei cicli di Bemardino Luini alla Pelucca. La fama acquistata lo indusse a proporre lo strappo dello stesso Cenacolo di Leonardo, che poi gli fu affidato per saldarne il colore nel 1854. Cosa che egl i fece sotto il controllo di una commissione, senza usare pennelli e colori e in modo egregio, talché fu nominato conservatore del dipinto e in tale carica promosse sia il risanamento del refettorio sia i primi tentativi di isolare il muro dall'umido e dalle formazioni di salnitro.
Morì a Milano il 4 genn. 1859.
Fonti e Bibl.: Milano, Cast. Sforzesco, Racc. Vinciana,Carteggi Barezzi (donati dall'avvocato Emilio Seletti); [E. Seletti], Commemorazione del pittore S. B. da Busseto, Milano 1859; E. Seletti, Appendice documentata alla commemorazione del pittore S. B.,Milano 1859; L. Beltrami, Luini, Milano 1911, pp. 199, 272, passim; U.Thieme F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 494 (ove si avanza l'ipotesi, senza per altro alcun fondamento, che il B. sia da identificare con un Barozzi, pittore di decorazioni, operoso a Sempach, Lucema, nel 1825).