SOLARI, Stanislao
SOLARI, Stanislao. – Nacque a Genova il 22 gennaio 1829 da Domenico e da Anna Cambiaso.
Fu avviato alla carriera militare come ufficiale della Marina sabauda ove si distinse per valore nel corso della seconda guerra d’indipendenza guadagnandosi due medaglie d’argento, nel 1860 e nel 1861, nelle operazioni ad Ancona e a Gaeta. Nel 1868 si congedò per dedicarsi all’agricoltura. Acquistò un podere nel Comune di San Lazzaro Parmense e iniziò una nuova vita come agricoltore. L’esperienza in Marina condizionò la sua visione globale dei mercati e lo indusse a difendere il libero scambio come fonte di progresso. Sotto questo profilo lo potremmo definire un cavouriano, anche se aveva una visione molto diversa dell’agricoltura. Infatti, mentre il conte concepiva in chiave sinergica agricoltura e industria, Solari aborriva la crescita dell’industria e tutti i corollari che ne conseguivano: il protezionismo, il conflitto sociale e l’urbanizzazione della popolazione rurale.
Dopo otto anni di esperienza come agricoltore nel podere del Borgasso, pubblicò i suoi primi due scritti: Le idee di un rustico campagnolo parmense (Genova 1879) e Otto anni di agricoltura nel parmigiano (Genova 1879), rielaborazione di due memorie lette a Genova presso la Società di letture e conversazioni scientifiche rispettivamente nel febbraio del 1878 e nel gennaio del 1879. In questi scritti già proponeva alcuni temi di analisi sociale ed economica che sarebbero stati alla base del suo pensiero. Fra questi rientrava la condanna della mezzadria, responsabile di ostacolare il miglioramento della gestione delle colture; dell’assenteismo dei proprietari dalla campagna, che mancavano così alla loro responsabilità sociale di guida dei contadini; della separatezza fra città e campagna, che emarginava i campagnoli dalla vita civile del Paese. Va anche sottolineato che era contrario alla diffusione della piccola proprietà contadina, anche se era per tutti i conservatori d’Europa la soluzione ottimale per la stabilizzazione sociale. Nella sua visione paternalistica e gerarchica dell’organizzazione sociale, voleva che la proprietà tornasse a gestire la campagna in prima persona. In questo condivideva, senza citarla, la visione ricasoliana del ruolo della proprietà fondiaria, anche se il suo modello non era il riformatore illuminato della Destra toscana alla Raffaello Lambruschini, bensì il farmer britannico.
La sua visione della storia dell’agricoltura era, quindi, recessiva. Leggendo quanto aveva scritto Arthur Young della campagna parmense novant’anni prima, registrava che da allora la «coltura vampiro», basata sulla depauperante rotazione del frumento e del maggese, era arrivata alle porte della città ed era diffusa e dominante ovunque. A partire dal 1881, con gli Sproloqui di un villano intorno all’agricoltura italiana (pubblicato quell’anno a Genova) e, soprattutto, con L’azoto nell’economia e nella pratica agricola (Parma 1890) e con Il progresso dell’agricoltura nell’induzione dell’azoto (Parma 1892) avviò la sistematizzazione del suo pensiero agronomico. La sua tesi di fondo era che il declino dell’agricoltura, con tutti gli effetti sociali che comportava, era determinato dal sistematico depauperamento della terra con conseguente calo di produzione. La base agronomica della sua rivoluzione sociale era data dalla possibilità di indurre azoto nel terreno e quindi elevarne la fertilità con piante come il trifoglio, l’erba medica e le baccelline, da introdurre in nuove rotazioni triennali e quadriennali. Il suo sistema rielaborava studi di Camillo Tarello, Jethro Tull, dello stesso Young, di George Ville, di Giusto Liebig, introducendo elementi ideologici che si richiamavano alle tesi di Frédéric Bastiat sull’armonia sociale. Era consapevole che l’alternativa per un progresso più rapido sarebbe stata l’uso dei concimi chimici, ma questo avrebbe aperto uno scenario economico dominato dall’industria chimica e dalla disponibilità di capitali. Solari partiva invece dal presupposto della mancanza di capitali, non solo come constatazione di fatto, ma come riflesso della sua visione del rapporto fra agricoltura e industria. La prima, invertendo il corso del declino della fertilità, doveva divenire trainante, mentre la seconda sarebbe rimasta subordinata alla crescita agricola. Riteneva che il costo di un ettolitro di frumento potesse essere abbattuto e che così il grano di produzione nazionale non avrebbe più avuto necessità di protezione. Quanto alla tutela doganale data ai prodotti manifatturieri, per Solari era una vera perversione dell’ordine sociale.
La sua visione neofisiocratica gli faceva coltivare una visione armonica della società che era rotta da interventi esterni ed estranei all’ordine naturale e fra questi la presenza dello Stato che si manifestava in diverse forme, protezionismo compreso; ovvero dell’industria che operava artificiosi interventi nell’ordine naturale. La filosofia della neofisiocrazia aveva, dunque, per Solari, un fondamento tecnico di tipo agronomico, ma sviluppava una visione utopica di società armonica, organica e pacificata grazie al ritorno ai campi divenuti finalmente feraci.
Le sue elaborazioni agronomiche e sociologiche avrebbero avuto scarsa circolazione se nel 1892 non avesse incontrato il salesiano don Carlo Maria Baratta, superiore dell’istituto salesiano di San Benedetto di Parma, che fece proprie le sue tesi impiantando la Scuola agraria parmense e pubblicando la Rivista di agricoltura, che ne divenne organo di diffusione. Ma il seguito alle tesi di Solari non era circoscritto solo ad ambienti cattolici. Anche la cattedra ambulante di Parma, fondata nel 1892 dal radicale Antonio Bizzozero, adottò le sue tesi agronomiche difendendo su quelle basi le tesi del libero scambio. Il mensile della cattedra, L’avvenire agricolo, divenne strumento di diffusione nelle campagne parmensi delle tecniche di restituzione dell’azoto alla terra insegnate da Solari. In ambiente accademico, l’unico seguace, pur eterodosso, delle sue tesi fu lo statistico economico dell’Università di Siena Filippo Virgili, che nel 1895 dichiarava essere il sistema Solari «una delle più originali e benefiche scoperte del secolo» (Rogari, 1984, p. 118) e di avere tenuto un corso ispirato alle sue tesi.
In ambienti cattolici, nel 1895, un altro sacerdote, don Giovanni Bonsignori, formò a Brescia un gruppo di seguaci solariani che applicando il suo metodo gestirono il podere di Remedello di Sopra e almeno per tre anni pubblicarono un foglio ispirato alle sue tesi, La famiglia agricola, per poi convertirsi su posizioni protezioniste. Bonsignori fu anche autore di un romanzo popolare, L’America in Italia (Brescia 1898), che narrava di come l’applicazione del metodo Solari sotto la guida di un illuminato proprietario fondiario avesse dissuaso una coppia di giovani contadini dal prendere la rotta dell’America.
In quello stesso 1895, fu decisivo per la circolazione delle teorie solariane l’incontro con don Luigi Cerutti, organizzatore delle casse rurali. Cerutti si fece promotore a Parma della Cassa centrale fra le casse rurali cattoliche nel 1896, il cui organo, La cooperazione popolare. Rivista cattolica di agricoltura pratica, ebbe un orientamento sincretico. Il suo direttore, il futuro deputato popolare Giuseppe Micheli, che non fu mai solariano, si piegò almeno fino al 1902 ai voleri di don Cerutti che propiziava la convergenza fra le tesi solariane e la cooperazione agricola. Alla fine del secolo, infatti, la gerarchia ecclesiastica e lo stesso movimento cattolico ufficiale andavano cercando un’elaborazione agronomica atta a ‘riempire’ di contenuti tecnici coerenti la sistemazione dottrinaria della questione sociale che papa Leone XIII aveva dato con l’enciclica Rerum novarum. Quindi il ‘solarismo’ raggiunse il suo momento di massima circolazione nel 1896 quando parve divenire dottrina agronomica ufficiale del movimento cattolico in occasione del Congresso di Fiesole dell’Opera dei congressi e del II Congresso cattolico italiano degli studiosi di scienze sociali che si tenne a Padova nello stesso anno; per l’occasione Solari pubblicò un libro che voleva essere la summa del suo pensiero: La fertilizzazione del suolo e la questione sociale. Contributo di studi sull’economia sociale (Parma 1896). Ma si trattò di un momento magico che durò poco. La svolta di Pio X con lo scioglimento dell’Opera dei congressi (1904), l’allontanamento di Baratta da Parma, sempre nel 1904, e lo scioglimento del cenacolo solariano di San Benedetto coincisero con il declino della scuola e soprattutto con la rottura con il movimento cattolico. Tuttavia, per almeno due anni, quando un allievo di Baratta, Jacopo Bocchialini, diresse Il Momento, quotidiano cattolico torinese, dal 1906 al 1908, le sue idee continuarono a circolare. In realtà, se sotto il profilo tecnico le idee di Solari potevano trovare una perfetta conciliazione con gli ambienti cattolici tradizionalisti che si riconoscevano nelle posizioni d’intransigenza dell’Opera dei congressi, gli aspetti sociali del progresso agronomico come lo intendeva Solari contrastavano con la sociologia rurale dominante nella cultura cattolica, che faceva perno sulla piccola proprietà contadina. Inoltre, la sua radicale avversione verso l’industria lo mise in conflitto con gli ambienti cattolici che si riconoscevano nelle posizioni di Romolo Murri, non ostile in via di principio al processo di industrializzazione. Quando a Roma, nel 1905, fu fondato l’Istituto internazionale di agricoltura e fu reso omaggio a David Lubin e al suo romanzo Fiat lux che prefigurava un’internazionale dell’agricoltura governata da armonie capaci di redimere il mondo, il nome di Solari non venne neppure ricordato. Egli aveva interpretato, da utopista, l’inversione del corso della storia sviluppando una teoria che da essa astraeva nell’età in cui l’industrialismo dilagava.
Morì a Parma, il 23 novembre 1906.
Opere. Il progresso agrario nell’azoto d’induzione, Parma 1885; La natura e gli effetti dell’errore agricolo nella odierna questione sociale, Parma 1894; Economisti e sociologi di fronte all’agricoltura. Studi e letture, Parma 1898; Nuova fisiocrazia. Studi e note, Parma 1901; Il diritto di proprietà, Treviso 1902; Agricoltura vecchia. Agricoltura nuova. Conseguenze, Parma 1906.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio salesiano centrale, b. 275, Baratta C., Accatino A.; Parma, Biblioteca Palatina, Carte Giuseppe Micheli. L’avvenire agricolo, Parma 1893-1906, passim; La cooperazione popolare. Rivista cattolica di agricoltura pratica, Parma 1894-1902, passim; Deliberazioni, proposte e voti del XIV Congresso cattolico italiano, Fiesole 1896, passim; La fertilizzazione del suolo e la questione sociale, Parma 1896, passim; Atti e documenti del secondo Congresso cattolico italiano degli studiosi di scienze sociali, Padova 1897, passim; La famiglia agricola, Bergamo 1897-1906, passim; Rivista di agricoltura, Parma 1902-1906, passim; Il Momento, Torino 1902-1908, passim; C. Pelosi, Dall’intransigenza al governo. Carteggi di Giuseppe Micheli (1891-1926), Brescia 1978, passim.
F. Boasso, La coltura dei terreni mediante il sistema Solari, Ceva 1892, passim; E. Pecchioni, Agricoltura a base di azoto, Parma 1892, passim; E. Blanchini, Il metodo di agricoltura Solari e la questione agraria nell’economia pubblica e rurale in Italia, Torino 1897, passim; F. Virgili, Il problema agricolo e l’avvenire sociale, Milano-Palermo 1900, passim; A. Bellini, L’Istituto internazionale di agricoltura. Con una lettera di Vilfredo Pareto, Torino 1906, passim; C.M. Baratta, Il pensiero e la vita di S. S. Ricordi personali, Parma 1909, passim; P. Guerrini, Remedello Sopra e la sua colonia agricola, in Cinquant’anni dell’Istituto Bonsignori di Remedello Sopra (1896-1946), Brescia 1947, passim; C. Pelosi, Note e appunti sul movimento cattolico a Parma, Parma 1962, passim; A. Fappani, Un neofisiocratico cattolico, Giovanni Bonsignori, Brescia 1965, passim; F. Pasetto, Le scoperte agrarie di S. S., in Rivista di storia dell’agricoltura, X (1970), 4, pp. 342-358; F. Canali, S. S. e il movimento neofisiocratico cattolico, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XXVII (1973), 1, pp. 28-78; S. Rogari, Ruralismo e anti industrialismo di fine secolo. Neofisiocrazia e movimento cooperativo cattolico, Firenze 1984, ad indicem.