STAGNO (fr. étang, marais; sp. pantano, estero; ted. Moor, Sumpf, Teich; ingl. marsh, moor)
F. A. Forel ha dato dello stagno una definizione che può essere considerata classica: "Uno stagno è un lago senza zone di notevole profondità; esso può esser invaso per tutta la sua superficie dalla flora litoranea". Di contro a questa definizione sta quella di E. Naumann, per il quale "lo stagno è propriamente uno specchio d'acqua, più piccolo di un lago. Ma praticamente uno stagno, a parte la superficie, è uno specchio d'acqua non permanente". I concetti sui quali ci si può basare per dichiarare se uno specchio d'acqua va considerato come "stagno" possono essere quindi di carattere vario e completarsi a vicenda, come risulta dalle due definizioni riportate. Conviene tuttavia tener presente che nell'accettare la definizione data dal Naumann bisogna fare una riserva per un gruppo di laghi, quelli intermittenti, i quali, pure non avendo sempre il loro alveo invaso dalle acque, devono tuttavia essere considerati come veri e proprî bacini lacustri. Conviene perciò completare la definizione, abbinando il concetto di breve durata con quello di piccola profondità ed estensione.
Le cause che possono dare origine a tali piccole raccolte d'acqua sono molteplici e perciò si potrebbero distinguere a seconda della loro origine: stagni occupanti delle criptodepressioni del suolo che si possono classificare a seconda dell'origine delle conche che essi occupano: stagni formatisi in terreni alluvionali in via di assestamento; in conche dovute a fratture di piccola entità, ecc.; stagni che costituiscono l'ultimo residuo di laghi in via di estinzione o prodotti da meandri morti abbandonati dal corso di un fiume; stagni costieri formatisi per azione delle acque marine, che abbiano compiuto un'improvvisa invasione entro terra, seguita da un subitaneo ritiro. Data dunque la possibilità di origine tanto diversa, si potrebbe proporre una classificazione degli stagni a seconda del loro modo di formazione. Dagli autori della scuola limnologica tedesca agli stagni sono stati applicati i concetti di classificazione secondo le proprietà chimico-fisiche e l'aspetto biologico della vita delle acque e dei fondi: stagni della zona artica, stagni della zona temperata, stagni della zona tropicale.
Anche negli stagni, parallelamente a quanto si ha nei laghi veri e proprî, vi è una variabilità assai notevole delle proprietà fisico-chimiche. Anzitutto, per quanto riguarda la salinità delle acque, essa può variare da valori assai forti ad altri piccolissimi o nulli, non conservando neppure costante la costituzione del residuo salino, come avviene per le acque marine, né i rapporti tra i gruppi di ioni più caratteristici, né la concentrazione idrogenionica, ecc. Per la temperatura, si può avvertire che, trattandosi di raccolte d'acqua di profondità media ridottissima, essa ha una distribuzione quasi omogenea tra la superficie e il fondo e che tanto le variazioni giornaliere quanto quelle stagionali seguono assai da vicino quelle dell'atmosfera immediatamente sovrastante, con un ritardo minore di quello che si riscontra nei laghi e, più ancora, nel mare. La penetrazione delle radiazioni luminose e calorifiche, che tanta importanza hanno per la vita, avviene fino al fondo in maniera molto più intensa che non nei laghi. I fenomeni cinematici invece sono assai ridotti e si ha soltanto un eventuale accenno di moti ondosi, mentre non si osservano né movimenti interni (sesse), né maree e difficilmente si riscontrano correnti.
Date dunque queste particolari condizioni di origine e di caratteri chimico-fisici, anche il quadro della vita cambia totalmente, rispetto a quello di ambienti in cui tali fattori abbiano maggiore stabilità. Generalmente si osserva maggiore sviluppo della flora litoranea, che può invadere anche tutta la superficie; dal punto di vista faunistico vi è sviluppo di forme capaci di resistere a notevoli mutamenti e modificazioni dell'ambiente. Naturalmente, essendo tali specchi acquei di superficie generalmente piccola e di durata piuttosto ridotta, non possono costituire di solito un vero e proprio elemento geografico caratteristico del paesaggio, e solo in casi ben determinati essi contribuscono a dare alla superficie terrestre una fisionomia caratteristica.