Stagno
Nel secondo sonetto dantesco della ‛ tenzone ', Forese viene accusato dal suo antagonista di essere un ladro (secondo il Torraca; per altri: un truffatore, o un falsario), e gli si preconizza di essere colto sul fatto e di finir male come i figli di S.: ma ben ne colse male a' fi' di Stagno (Rime LXXV 14). Non si ha alcuna notizia di S. e dei suoi figli, ma dal contesto si evince esser stati pubblici ladroni (ossia imbroglioni o falsatori), giustiziati per i loro delitti (Barbi-Maggini, Rime 321; Contini, Rime 88).
E ammissibile anche l'ipotesi (Manti, Poeti 784) che gli Stagnesi potessero essere cittadini incensurati, vittime delle frodi di Forese.